È una storia vecchia quanto il mondo: ci sarebbero donne meno donne delle altre, alle quali assegnare gli ultimi posti in società in quanto olgettinamente portate, mentre altre, le diversamente virtuose, le quali in passato non avrebbero offerto un’unghia di solidarietà alle colleghe più vilipese e strapazzate (anzi), che ora si indignano per la minestrina di ritorno, sotto forma di allenamento sexual pre-parlamentare (come da invettiva di messer De Rosa).

Era inevitabile che la denuncia delle parlamentari del Partito Democratico nei confronti del bifolco grillino che le ha apostrofate sessualmente producesse, dalle parti del Foglio di Giuliano Ferrara, l’opposto dello scandalo, usando al meglio il registro benaltrista per sostenere che in fondo molto da lamentarsi poi non ci sarebbe, se è vero che in passato l’indice di tutte le mani carnefici e femminili di sinistra si è soffermato allegramente sulle lapidazioni varie di Carfagna and friends.

Una teoria suggestiva per la penna acuta e scostumata di Pietrangelo Buttafuoco, che mette a disposizione lo scrittore migliore che è in lui per sostenere il peggiore istinto del direttore fogliante Giuliano. Come dire: ragazze, ve la siete cercata. Ma anche una giornalista attenta come Paola Tavella punzecchia amaramente su Fb: «Ehi ragazze, ma vi ricordate gli insulti a Carfagna, Santanchè, eccetera? Ora vi tocca mangiare la minestra che avete preparato. Fa schifo vero?» Se poi ci aggiungete Pigi Battista che racconta dell’eroe Dambruoso che ha fermato l’arrembaggio terrorista della grillina Lupo, il quadro comico è sufficientemente completo.

C’è un’operazione in questo Paese che non riesce più a nessuno: dire una cosa per quello che è. Fermarsi al fatto in sé, vedere semplicemente quello, perché quello sta accadendo e di quello dobbiamo parlare. Invece no: quel fatto è solo un pretesto per analizzare i tuoi comportamenti passati, ravanare nella tua coerenza, scovare la magagna, e poi dirti in faccia che se ti lamenti perché qualcuno dice che sei andata in Parlamento a furia di spompinare qua e là, non ti lamentare, baby, perché quel giorno di qualche anno fa sulla Carfagna ti eri fatta un sorrisino acido.

No, non gira così. Nel mondo di quelli che ogni mattina tirano di lima, come si diceva un tempo, una porcata è una porcata da subito, senza mediazioni e retropensieri. (le orrende volgarità contro la Boldrini, in qualche modo ispirate da Grillo, sono una porcata e basta). 

Ma naturalmente, tanto per non esser scambiati per anime belle, facciamo pure le differenze del caso, caro Elefantino: erano sicuramente una porcata anche quelle ironie sessuali di un tempo nei confronti della Carfagna, quel chiacchiericcio ignobile su presunte sue rivelazioni telefoniche e fin qui viaggiamo di conserva, ma poi qualche malizia, un sospettuccio, due conticini li possiamo fare o no, se una igienista-ballerina di fila a Colorado si è trasformata da zucca in consigliera regionale o la medesima Mara è passata dai «Fatti Vostri» ai fatti nostri addirittura come ministro?

Si cammina sempre sulle uova quando si parla delle donne, dei diritti delle donne, delle sensibilità che appartengono alle donne. E lo si fa da maschi. Ma perdiana, tra le olgettinamente portate e le diversamente virtuose, ci sono un sacco di donne che si smazzano ogni giorni bimbi, lavori, pannolini sporchi di cacca, mariti sulla luna, capiufficio stronzi. E che forse ridono di noi.

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