“Senza di me in campo, non vale nemmeno la pena di vedere le partite del prossimo Mondiale: parole e musica di un sobrio Zlatan Ibrahimovic, pronunciate subito dopo l’eliminazione della Svezia da parte del Portogallo negli spareggi di qualificazione ai Mondiali di Brasile 2014. Dopo l’1-0 dell’andata con gol di Ronaldo, anche nel ritorno i gialloblù si sono dovuti arrendere allo strapotere del talento lusitano, fresco favorito per il Pallone d’oro, autore di una tripletta per il 3-2 finale. Gli altri due gol di Ibra, ovviamente. Nella sera in cui si qualificano anche Francia, Croazia e Grecia, a Stoccolma va in scena uno splendido duello dentro o fuori tra due talenti assoluti, che vede l’attaccante del Real Madrid guadagnarsi un posto al sole di Copacabana, e impone al centravanti del PSG di guardarsi le partite in televisione. O forse non le guarderà nemmeno, visto che lui non lo gioca.

Ma il Mondiale, la storia insegna, ha mietuto vittime ben più eccellenti. Negli ultimi anni è capitato anche agli olandesi del Milan – il trio delle meraviglie Gullit, Rijkaard e Van Basten – che non giocano a Messico ’86 perché l’Olanda non si qualifica. Al Pallone d’oro Jean Pierre Papin, e a suoi compagni come Ginola, con la Francia già assente a Italia ’90 che non parte neppure per Usa ’94, dove non arrivano nemmeno l’Inghilterra di Alan Shearer e la meravigliosa Jugoslavia di Savicevic martoriata dalla guerra. A Francia ’98 poi, manca il Portogallo di Figo e Rui Costa, mentre in Giappone e Corea nel 2002 non va l’Olanda di Seedorf, Davids e Van Nisterlooy. E l’anno dopo il Pallone d’oro lo vince Pavel Nedved, nemmeno lui qualificato per gli ultimi due mondiali.

Nel 2006 in Germania mancano la Russia di Arshavin e, a sorpresa dopo tre qualificazioni consecutive, la Nigeria di Kanu e Okocha. In Sudafrica 2010 manca Ibra – che aveva giocato una manciata di minuti al Mondiale di Giappone e Corea nel 2002, e tre partite a quello di Germania 2006 senza mai segnare un solo gol – perché la Svezia arriva terza nel girone dietro Danimarca e Portogallo. Così come mancherà a Brasile 2014, dove non vedremo non vedremo neppure Lewandowski (Polonia), Hamsik (Slovacchia) e Bale (Galles). Mentre per un soffio avremo Ribery e Benzema. Per il secondo quadriennio consecutivo infatti, la Francia riesce a guadagnarsi la qualificazione all’ultimo respiro e grazie a un gol irregolare. L’altra volta Gallas dopo un evidente tocco di mano di Henry contro l’Irlanda del Trap, ieri Benzema in fuorigioco per l’incredibile ribaltone contro l’Ucraina: 3-0 dopo il 2-0 all’andata. Per la felicità di Platini e di un paese intero che, evidentemente non abbastanza stremato, nella notte ha mandato in tilt per i troppi accessi un sito porno che aveva promesso film gratis in caso di qualificazione.

Poi ci sono quelli che non sono mai riusciti a giocare nemmeno un minuto in una Coppa del Mondo, com’è successo a campioni assoluti quali Giggs (Galles), Litmanen (Finlandia), Weah (Liberia) e George Best (Irlanda del Nord), che hanno pagato lo scotto di giocare in piccole realtà. O a fenomeni in perenne conflitto con le loro federazioni, come il tedesco Bernd Schuster o il francese Eric Cantona, che si ritira a soli 31 anni nel 1997, l’anno prima che la Francia giochi e addirittura vinca la Coppa del Mondo. Più indietro nel tempo la leggendaria saeta rubia del Real Madrid Alfredo Di Stefano, che a inizio degli anni ’50 nel passaggio di nazionalità da argentino a spagnolo ci perde, come il suo rivale dell’epoca al Barcellona Laszlo Kubala, che di nazionalità ne prende addirittura tre senza mai giocare un Mondiale. Su tutti il ricordo dei giocatori del Grande Torino degli anni ’40, fermati prima dalla Seconda Guerra Mondiale e poi dalla nebbia della collina di Superga.

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