Varese non concede la moschea, i musulmani bloccano i progetti sociali. Da anni la comunità islamica chiede un luogo di culto, ma all’ennesimo “no” da parte del Comune hanno deciso di protestare. I fedeli di Allah parlano di “ostracismo” da parte dell’amministrazione della città, roccaforte leghista, e ritengono che le motivazioni di carattere urbanistico nascondano in realtà una precisa “volontà politica“. Così i muslmani lanciano la loro provocazione: chi era pronto a spalare la neve gratuitamente e a diventare donatore di sangue non lo farà più.

L’ultimo stop all’idea di una moschea a Varese è arrivato dalla commissione urbanistica. La comunità aveva fatto richiesta di potere utilizzare come luogo di culto un capannone in via Pisacane: si tratta di un ex calzaturificio nei pressi dell’autostrada A8. L’idea era di allestire un centro culturale con annesso locale di preghiera. In realtà, i musulmani hanno già un luogo di ritrovo, ma non lo ritengono più adeguato per le loro esigenze. “I frequentatori del centro sono circa trecento”, spiega al quotidiano La Prealpina Giorgio Stabilini, portavoce della comunità islamica. “Ma in città vivono 5-6mila musulmani. Vogliamo essere protagonisti sul territorio”. Eppure, il progetto della moschea ha trovato le porte chiuse da parte dell’assessore all’urbanistica Fabio Binelli, in quota Lega Nord: “Sono 79 i luoghi di culto già esistenti e riteniamo che tale dotazione sia sufficiente alle esigenze di Varese”.

Ma il Comune ha fatto sapere che, secondo l’attuale Piano regolatore generale, la struttura ha vocazione residenziale, quindi non è possibile soddisfare la richiesta. Una soluzione poteva essere quella di modificare la destinazione dello stabile nel futuro Piano di governo del territorio. Ma, anche in questo caso, l’assessore ha detto no. “La libertà di culto è un diritto garantito dalla Costituzione”, ha spiegato Fabio Binelli. “Ma non esiste alcun obbligo a carico del Comune di trovare le aree per l’esercizio di tale diritto”. Di opposto avviso, ovviamente, la comunità musulmana. Giorgio Stabilini parla di “motivazioni capziose” addotte dall’assessore per giustificare una scelta di natura politica. E rivendica il diritto a potere “contare su una sede adeguata”, come le altre comunità religiose.

Da qui, la decisione di dare vita a un anomalo “sciopero” dell’impegno sociale. “Eravamo già pronti a coinvolgere studenti e volontari per spalare la neve gratuitamente: progetto bloccato”, ha spiegato al quotidiano varesino il portavoce dei musulmani della città. E ancora, “una cinquantina di ragazzi avevano dato la loro adesione per diventare donatori di sangue“. Anche in questo caso, non se ne farà più nulla. A quanto riferisce Stabilini, anche un commerciante legato alla comunità islamica ha deciso di fermare i suoi acquisti alla centrale del latte cittadina. Presidente della cooperativa è lo stesso assessore Binelli, ma Stabilini precisa che il fatto “è del tutto casuale”. La comunità islamica fa sapere di non volere ricorrere, per adesso, a manifestazioni di piazza o ad azioni legali. “Preferiamo il confronto”, è la posizione dei musulmani di Varese.

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