“Ho il diritto di essere un essere umano”. Si è chiuso con queste parole – e senza nessun accenno diretto alla vicenda che la vede coinvolta – l’intervento di Anna Maria Cancellieri al congresso nazionale dei Radicali. Poi, giù dal palco, alle domande dei giornalisti che le chiedevano se si fosse pentita della telefonata con la compagna di Salvatore Ligresti, la riposta netta: “Lo rifarei, certo che lo rifarei”. Perché? “Io ho la responsabilità delle carceri e sono intervenuta con il Dap dicendo attenzione che Giulia Ligresti potrebbe compiere gesti inconsulti. State attenti”.
“Diritto a essere un essere umano”
Una sicurezza, quella del ministro della Giustizia in conferenza stampa a margine del congresso radicale, dimostrata anche sul palco, quando si è trattato di parlare, seppur indirettamente, della polemica di questi giorni. “Un ministro della Repubblica – ha detto il Guardasigilli – ha il dovere di osservare le leggi dello Stato senza cedimenti e tentennamenti, ma credo che abbia anche il diritto di essere un essere umano”. Della questione Fonsai e del caso delle sue telefonate, invece, il ministro non ha parlato, spiegando i motivi del suo silenzio: “Non vi racconto della mia questione perché la spiegherò davanti al Parlamento”; per poi aggiungere: “Vi dico solo che voglio vivere in un paese libero, voglio vivere in un paese che sia libero, dove l’onesta personale sia un patrimonio condiviso”. Di dimissioni neanche a parlarne. “Ho la coscienza assolutamente limpida e tranquilla – ha detto il Guardasigilli – Poi se dovessi essere un peso, se il Paese non avesse più bisogno di me, allora me ne andrei”.
“Altri 110 interventi simili”
All’agenzia di stampa TmNews, però, la Cancellieri ha raccontato altri particolari interessanti. “Sono intervenuta in almeno 110 casi, segnalando al Dipartimento di amministrazione penitenziaria casi analoghi a quello di Giulia Ligresti, cioè casi di detenuti per i quali c’erano questioni particolarmente delicate di salute o motivi umanitari” ha detto il ministro della Giustizia, specificando di essere intervenuta presso il Dap anche con “note scritte di mio pugno per segnalare situazioni particolarmente delicate dal punto di vista sanitario o umanitario”. Quello di Giulia Ligresti, arrestata nell’ambito dell’inchiesta Fonsai e poi passata ai domiciliari, quindi, per il titolare della Giustizia non è un caso eccezionale, e il ministro Cancellieri è più che “serena”. Martedì il ministro riferirà in Senato, “pronta a rispondere a ogni domanda”. E, a quanto si apprende da via Arenula, al ministero stanno raccogliendo un dossier che documenta le segnalazioni fatte dal ministro al Dap in altri casi di detenuti che si trovavano appunto in condizioni delicate, per motivi di salute o umanitarie.
“Se Giulia Ligresti si fosse uccisa la responsabile sarei stata io”
Anche da questo elemento passerà la difesa del ministro. Che durante la conferenza stampa ha respinto al mittente le accuse di favoritismo nei confronti della figlia di don Salvatore Ligresti. “Vi ricordate il caso di Marco Biagi? Se Giulia Ligresti – ha detto il ministro – si fosse uccisa, e io ero al corrente delle sue condizioni, non sarei stata responsabile della sua morte, della morte di una madre con dei bambini?”. Ecco perché il Guardasigilli ha definito il suo intervento “un dovere, un dovere d’ufficio. Dicono: ma Ligresti era un’amica… E chi se ne frega” ha continuato il Guardasigilli, che ha replicato negativamente a chi le chiedeva se avesse avuto un contatto con il Capo dello Stato in merito a questi ultimi sviluppi.
“Mio intervento solo nell’ambito del Dap. Caso Ruby è tutta un’altra storia”
La titolare di via Arenula, poi, ha spiegato i particolari della sua azione e negato categoricamente ogni parallelismo tra la vicenda che la vede coinvolta e la telefonata di Berlusconi in questura nell’ambito del caso Ruby. “Il mio intervento è stato solo ed esclusivamente all’interno del Dap. Non sono andata al di là dei miei compiti, lo rifarei” ha detto il ministro, precisando che “se qualcuno ha detto che io sono intervenuta per la scarcerazione ha detto il falso”. Nel sottolineare che il suo è stato un dovere d’ufficio, la Guardasigilli ha detto anche che “ogni detenuto che si suicida va considerato una sconfitta”. E non sta in piedi il paragone con la telefonata dell’allora premier Silvio Berlusconi in questura per il caso Ruby perché “quella è un’altra storia, mentre qui ho fatto il mio dovere: sono il ministro della Giustizia e avevo la responsabilità delle detenute”.
“Mio figlio ragazzo serio, mai intervenuto nel suo lavoro”
Durante la conferenza stampa, inoltre, è stata tirata in ballo anche la figura del figlio del ministro, Piergiorgio Peluso. Anche in questo caso, la Cancellieri ha tenuto a spiegare la sua totale estraneità nelle polemiche di questi giorni. “Vorrei che leggeste le carte del processo di Torino. Mio figlio è un ragazzo molto serio. Ha fatto un contratto privato in cui era previsto che alla scadenza ci sarebbe stata una liquidazione” ha detto il ministro della Giustizia, rispondendo a chi le faceva notare la liquidazione percepita dal figlio dalla società del gruppo Ligresti. ”Io non sono mai entrata nella professione e nella professionalità di mio figlio, che nel suo lavoro è bravissimo”. “Chi lo ha detto… Giulia Ligresti…” ha poi aggiunto a chi la interpellava sui commenti alla professionalità del figlio. Infine, a proposito della buonuscita da lui presa da Fonsai, ha aggiunto: “Se a lei facessero firmare un contratto che le dà diritto ad una buonuscita qualora dovesse andarsene, lei lo firmerebbe?” ha detto rivolgendosi a un giornalista.
“Io raccomandata? Ho fatto tutto grazie alle mie forze”
Infine, tornando alla sua personale situazione, il Guardasigilli ha respinto con sdegno le accuse di esser stata raccomandata nel corso della sua carriera, elemento che emergerebbe dalle intercettazioni telefoniche della compagna di Salvatore Ligresti con la figlia. “Ho fatto la strada che ho fatto solo grazie alle mie forze” ha detto la Cancellieri, che ha ricordato di essere stata nominata prefetto da Mancino, mentre Maroni la mandò a Vicenza e Pisanu a Bergamo mentre a Brescia la inviò Bianco e a Genova Giuliano Amato.