Sul Pdl soffiano venti di scissione, diviso com’è tra lealisti e filo governativi. Ma il segretario nonché ministro degli Interni Angelino Alfano gioca a sopire tutte le tensioni e in particolare le polemiche sulla legge di stabilità. Almeno a parole. Così il giorno dopo la lettera dei 24 senatori del suo partito che dicono “basta agli attacchi a manovra e governo”, interviene per attenuare lo scontro: ”La legge di stabilità non è il quinto Vangelo e ci sono grandi margini in Parlamento per intervenire”. E sul Pdl: “Mai parlato di scissione”.

“Nella legge di stabilità – sostiene Alfano – ci sono luci ed ombre, ma serve un approccio costruttivo perché chi dice solo che non va bene vuol dire che intende far cadere il governo”. Secondo il vice di Letta, l’esecutivo ha agito “per difendere il potere d’acquisto del ceto medio e per realizzare una manovra che non gravasse di più sulle tasche dei cittadini”. Alfano interviene anche sulle beghe tutte interne al Pdl. Di scissione ”finora hanno parlato solo i giornali e io non ho mai pronunciato questa parola. Il documento dei 24 è un appassionato appello a non usare toni distruttivi della legge finanziaria ed è altrettanto chiaro da parte mia che lavorerò per l’unità e tutti noi saremo attorno al nostro leader che è Berlusconi”. Del resto, per il segretario ”il ‘ventennio’ di Berlusconi non è affatto finito perché sono gli elettori a dover stabilire se questo ciclo è finito. Silvio Berlusconi è ancora il leader più votato nel nostro Paese”.

Parole, quelle di Alfano, ben più pacate di quanto dichiarato in un’intervista a Repubblica da Roberto Formigoni , uno dei 24 senatori firmatari: “Purtroppo constato che il comportamento di esponenti autorevoli del Pdl ci sta dicendo che il loro voto di fiducia è stato un gesto di ipocrisia. Abbiamo avuto pazienza perché per noi l’unità rappresenta un valore, ma sono questi colleghi che con le loro dichiarazioni minano l’unità del Pdl e la credibilità del Pdl. Entro questa settimana deve essere fatta chiarezza”. E annuncia: “Nei prossimi giorni daremo un contributo chiaro e definito con un documento che è la nostra piattaforma politica”. Per poi ribadire quanto sul fronte filo governativo del Pdl è già chiaro da giorni: se arriverà la decadenza del Cavaliere, “non faremo gesti contro l’esecutivo”.

I lealisti si dividono tra chi come Raffaele Fitto cerca di attenuare le divisioni: “Non abbiamo una posizione preconcetta: siamo convinti che il Parlamento debba lavorare in modo propositivo, ma non ci possono chiedere di contraddire totalmente quello che sosteniamo da tempo. Se l’Imu dovesse ritornare sotto falso nome, immagino che anche i 24 senatori non difenderanno a prescindere questa parte di legge si stabilità, ma si porranno il problema di una loro coerenza con quanto detto fino a ieri”. E chi come Sandro Bondi gioca a tenere viva la polemica (“con il culto della stabilità l’Italia sparisce”).

Intanto alcuni dei senatori Pdl che sono stati dati tra i firmatari del documento delle 24 ‘colombe’ smentiscono. “Non ho mai deciso di aderire ad una ‘lista’ di colleghi parlamentari”, dice Riccardo Conti. Mentre per Claudio Fazzone parla Francesco Giro: “Il mio collega Fazzone non ha firmato alcuna lettera dei 24. Dopo aver letto il giornali l’ho chiamato al telefono questa mattina ed è cascato dalle nuvole. Semplicemente non ne sapeva nulla e mi ha pregato di precisarlo alle agenzie di stampa essendo in viaggio”.

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