LA GIORNATA
Filtrante di Insigne, tacco di Dzemaili, colpo da biliardo di Callejon. Il tutto alla velocità della luce. La cartolina della terza giornata di campionato arriva al 36° del secondo tempo dallo stadio San Paolo di Napoli. Un gol bello. Soprattutto un gol pesante, perché porta con sè un messaggio non banale: la truppa di Don Raffaè Benitez vince e dà spettacolo anche quando non gioca al solito livello. E sì, perché anche se il tecnico spagnolo opta per un massiccio turnover in vista Champions (sei titolari fuori in vista dell’esordio di mercoledì con il Borussia Dortmund), il risultato è lo stesso. Certo, la musica non è quella delle precedenti uscite, ma a Benitez basta un cambio: a metà ripresa fuori Pandev e dentro Hamsik. Ed è rumba. Sei minuti dopo i tre punti sono in cassaforte (idem la mini fuga sulle altre nobili). A dieci dal termine c’è anche lo show. Quello che è mancato a San Siro, da dove, tuttavia, è arrivata la seconda cartolina di giornata, a tinte nerazzurre. L’Inter c’è, eccome se c’è. Non diverte, per carità, ma è in grado di tener testa ai pluri incensati campioni d’Italia della Juventus. Con l’organizzazione, con la grinta, con un modulo che ha l’odore inconfondibile del catenaccio. Per la bellezza, ripassare più in là. Forse.

Fatto sta che il punto, ad Appiano Gentile, fa morale. A Firenze no. E non tanto perché il pari interno contro il Cagliari ha il sapore di un brodino (con la viola costretta a inseguire il Napoli), bensì per la dote maledetta a corredo del punticino: Mario Gomez infortunato al ginocchio (lesione parziale ai legamenti), Cuadrado alla spalla, Pizarro espulso. E l’areoplanino di Montella è costretto all’atterraggio di emergenza. Chi invece ha evitato di un soffio il deragliamento è il Milan. Surclassato dal Torino per almeno 80 minuti, meritatamente sotto di due gol e con un Kakà in stile Real (quindi un mezzo giocatore), il Diavolo è quello dell’esordio a Verona: molle, svogliato, infantile. Ma nella Torino granata gli psicodrammi sono di casa e i compagni di Ventura riescono nell’impresa di gettare alle ortiche una vittoria che sarebbe stata strameritata. Neanche il profumo di rimonta, invece, all’Olimpico di Roma. La Lazio, tornata sulla terra dopo la scoppola di Torino contro la Juve, impiega 42 minuti per asfaltare un Chievo Verona mai in partita. Nella città scaligera, tuttavia, è festa grande. Perché l’Hellas, complice il fortino Bentegodi, supera il Sassuolo dopo enormi sofferenze e conquista tre punti dal peso specifico assai importante in ottica salvezza. Stesso, identico discorso per l’altra neopromossa Livorno. La doppietta di Paulinho schianta il Catania e la classifica amaranto sorride al pari di quella del Verona: toscani e veneti a 6 punti, Sassuolo e Catania ferme al palo (di Bergessio).

Gli emiliani pagano il noviziato in massima serie e una campagna di rafforzamento che ha stravolto l’impianto della squadra capace di vincere la scorsa Serie B. Gli etnei, invece, sono in assoluta crisi d’identità: non basta la sfortuna, del resto, per giustificare l’involuzione di una rosa che fino a qualche mese fa ha fatto faville. Pulvirenti ha tempo per rimediare agli errori commessi. Il peggiore? Scegliere un procuratore di calciatori come vicepresidente con delega sul mercato. Bene, invece, hanno fatto Bologna e Udinese a tenersi stretti Alessandro Diamanti e Totò Di Natale, autori delle due reti gioiello che hanno impreziosito l’1 a 1 del Friuli. Capitolo a parte per il derby della Lanterna. Anche se meno nobile rispetto al passato (la classifica rimane non esaltante per entrambe), la stracittadina di Genova ha regalato il solito tourbillon di sensazioni: entusiasmo, colori e folklore sugli spalti; fisicità, massimo agonismo e nervi tesi in campo. Non c’è stata storia: lo 0-3 con cui il Grifone annichilisce una Sampdoria piccola piccola (solo un tiro in porta a risultato ormai compromesso) passerà agli annali; di diritto nella memoria storica dei genoani veri, invece, la corsa di Fabio Liverani sotto la curva. Come un ultras. Non vorremmo essere, a questo punto, nei panni di Luca De Prà, il preparatore dei portieri della Primavera rossoblu: beccato in tuta mimetica a spiare dai boschi uno degli ultimi allenamenti pre derby dei blucerchiati, sospeso dal Genoa perché in spionaggio non consentito, dopo il trionfo di ieri sarà costretto a ripetere il rito a ogni vigilia del derby, magari accompagnato alla macchia dal presidente Preziosi. Che è campano, quindi scaramantico.

Nel posticipo del lunedì, terza vittoria di fila e punteggio pieno per la Roma, corsara a Parma (1-3) e insieme al Napoli in vetta alla classifica. La squadra di Garcia ha dimostrato un carattere sconosciuto a queste latitudini: è andata sotto, non si è scomposta e, imponendo il suo gioco, ha completato la rimonta a mani basse e senza troppo soffrire. Male il Parma, a cui la verve (moscia) di Cassano non è bastata. Urge inversione di rotta, il rischio è di fare come il Palermo nella passata stagione: costruito per l’Europa e retrocesso senza mai comprendere cosa realmente stesse succedendo a causa di una rosa composta da giocatori abituati a lottare per ben altri obiettivi.

IL PERSONAGGIO
Quando i sessantamila del Meazza hanno letto la formazione dell’Inter, in molti hanno storto il naso. Fuori il gioiellino Kovacic, dentro il muscolare Taider, Palacio unica punta, Alvarez a fare da raccordo tra centrocampo e attacco. Tradotto: catenaccio puro. Al cospetto dell’odiata Signora, uno smacco mica da ridere per l’esigente pubblico nerazzurro. Che però, man mano che i minuti scorrevano e la Juve faceva meno paura, ha iniziato ad apprezzare lo spirito battagliero di Campagnaro (nome non a caso) e compagni. Il merito è tutto di Walter Mazzarri. E diciamola tutta: mai, dopo l’era Mourinho, l’Inter aveva fatto vedere una simile compattezza. Nessun campionissimo, mercato di profilo medio-basso, Moratti pronto a vendere al magnate indonesiano, sfavori del pronostico: insomma, clima da fine impero. Eppure il tecnico livornese è riuscito lì dove Benitez, Leonardo, Ranieri e Stramaccioni hanno peccato: fare dell’Inter una squadra vera. Se sarà anche vincente è presto per dirlo, ma intanto lo scetticismo dilagante inizia a essere un ricordo. Umiltà, organizzazione, difesa e contropiede: per ora la ricetta operaia di Mazzarri non stona alla Scala del calcio.

LA SPIGOLATURA
Nome spagnolo, nazionalità francese…e ombre kazake. Rudi Garcia, oltre a far breccia a tempo di record nel cuore dei tifosi della Roma, è riuscito in un’altra impresa: è il primo non italiano ad essere entrato nella villa più famosa di Roma. Quale? Quella che nella notte tra il 28 e il 29 maggio fu teatro del blitz della polizia, incaricata di prelevare e rimpatriare Alma Shalabayeva, la compagna del dissidente kazako Ablyazov. Il tecnico dei giallorossi ha scelto la splendida residenza di Casal Palocco quale sua abitazione nell’avventura italiana. Per quell’irruzione il governo rischiò di cadere. Per questo affitto, Garcia pare abbia fornito tre diversi passaporti. Che non si sa mai…

I NUMERI
Risultati
Inter-Juventus 1-1 (Icardi al 28′, Vidal al 30′ s.t.); Napoli-Atalanta 2-0 (Higuain al 26′, Callejon al 36′ s.t.); Torino-Milan 2-2 (D’Ambrosio al 3′, Cerci al 20′, Muntari al 43′ e Balotelli su rigore al 50’s.t); Fiorentina-Cagliari 1-1 (Borja Valero al 26′, Pinilla al 44’s.t.); Lazio-Chievo 3-0 (Candreva all’8′, Cavanda al 38′, Lulic al 42′ p.t.); Livorno-Catania 2-0 (Paulinho al 21′ e 28′ s.t.); Udinese-Bologna 1-1 (Diamanti al 26′, Di Natale al 40′ s.t.); Verona-Sassuolo 2-0 (Martinho al 12′ p.t., Romulo al 48′ s.t.); Sampdoria-Genoa 0-3 (Antonini al 9′ p.t. Calaiò al 5′ e Lodi al 21’st.); Parma-Roma 1-3 (Biabiany al 39′ p.t., Florenzi al 2′, Totti al 25′ e Strootman -R- al 40′ s.t.).

Classifica
Napoli 9
Roma 9
Inter 7
Juve 7
Fiorentina 7
Lazio 6
Livorno 6
Verona 6
Milan 4
Torino 4
Cagliari 4
Udinese 4
Atalanta 3
Genoa 3
Bologna 2
Sampdoria 1
Chievo 1
Parma 1
Catania 0
Sassuolo 0

Prossimo turno
Cagliari-Sampdoria, Chievo-Udinese, Genoa-Livorno (sabato 21 settembre); Sassuolo-Inter, Atalanta-Fiorentina, Bologna-Torino, Catania-Parma, Juventus-Verona, Roma-Lazio, Milan-Napoli (domenica 22 settembre).

IL SONDAGGIO
Tanta organizzazione, poco spettacolo: nel primo, vero snodo del campionato, l’Inter di Mazzarri imbriglia la Juventus con spirito da provinciale. Secondo voi è questa la strada che devono seguire i nerazzurri?

LA FOTOGALLERY
Nove partite, nove foto: lo scatto simbolo di ogni match disputato.

 

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