Qualche giorno fa si è tenuta presso la Villa Reale di Monza una pomposa cerimonia alla quale hanno presenziato sia il premier Letta che il Presidente Napolitano.

Nel corso dell’evento è stato annunciata l’adesione del 130esimo paese e Letta, durante il suo discorso, si è spinto a sostenere che dall’Expo 2015 “partirà la ripresa del paese” e che darà, cito le testuali parole, “lavoro, prestigio e sviluppo..”

I numeri reali raccontano una realtà molto diversa:

–  Nella più rosea delle ipotesi si stima che Expo 2015 contribuirà a creare 200.000 posti di lavoro, non pochi, per carità, ma in un paese che ha 3,2 milioni di disoccupati (per non contare i sotto-occupati o quelli usciti definitivamente dal mondo del lavoro), stiamo parlando di un brodino caldo per un malato terminale

–  Gli investimenti previsti per Expo 2015 assommano a 1,75 miliardi di euro, pari a circa lo 0.15 del Pil italiano per il 2012: mi riesce difficile pensare che una percentuale da prefisso telefonico possa far uscire il paese dalla recessione

–  I 20 milioni di visitatori attesi sono una mera ipotesi e, visto lo stato delle infrastrutture di trasporto c’è da augurarsi che ne arrivino molti meno se non vogliamo rischiare la paralisi di Milano e del suo hinterland

A proposito di infrastrutture vale giusto la pena di fare il punto sui ritardi:

–  La linea 4 della metropolitana vedrà solo 2 fermate su 22 realizzate in tempo, mentre la linea 6 è morta prima di nascere e la 5 funziona per ora con poche fermate e non si se sarà pronta per tempo

–  Il potenziamento della rete viaria è rimasto nel libro dei sogni: la Pedemontana e la Tangenziale esterna non saranno pronte cosi come non lo saranno le strade di collegamento veloce tra il sito dell’Expo ed il centro della città. Il rischio concreto è che fiumi di macchine si riversino in città sulla viabilità ordinaria già oggi in condizioni precarie

Letta e Napolitano hanno anche spinto il loro ottimismo sino a sostenere che sarà l’occasione per superare le divisioni nel paese e per creare coesione nazionale:

–  L’Expo è stata aggiudicata a Milano nel 2008 ed i primi 3 anni sono passati invano tra litigi furibondi che hanno coinvolto Comune, Regione e Governo. 

–   Su 1.3 miliardi ancora da investire ben 900 milioni devono essere ancora erogati.

–  La conflittualità tra i vari attori ha raggiunto livelli tali da far invocare da più parti leggi speciali e super-commissari dotati di super poteri. Temo sempre quando in Italia si ipotizzano soluzioni di questo tipo ed il passato dovrebbe insegnarci qualcosa (vero, Dottor Bertolaso?)

Dulcis in fundo, nessuno ha pensato al dopo: cosa si farà delle strutture e dei terreni pagati a peso d’oro ai privati? Il business plan iniziale fu fatto quando il mercato immobiliare era in costante salita, ma ora che il mercato è crollato sarà difficile recuperare l’investimento iniziale

In ogni caso, aldilà dei numeri sui ritardi, resta scandaloso il tentativo di Letta di spacciare un evento che vale lo zerovirgola del Pil come la panacea per i mali di un paese in condizioni drammatiche

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