“Ma come una si dà la patente di puttana da sola? Ma roba da matti”. Non è l’affermazione di un giornalista, né di un pm di Milano, né di un poliziotto quella intercettatata e riferita a Karima El Mahroug in arte Ruby Rubacuori. E’ l’agosto del 2010 ed è Silvio Berlusconi che discute con la consigliera Nicole Minetti, tra le altre cose, di come la marocchina abbia denunciato la brasiliana Michelle Conceicao per induzione alla prosituzione (Ascolta l’audio). La bella marocchina, madre di una bimba e ormai abituè dello shopping in via Monte Napoleone, non ci sta a essere additata come una prostituta. Ma il suo forbito cahier de doleance contro la stampa, che l’ha “violentata” con le intercettazioni, la Procura, che voleva colpire Berlusconi e ha danneggiato a lei, è un atto d’accusa pieno di lacune, dimenticanze e forse altre bugie. I giudici hanno invano tentato di sentire la sua testimonianza, ma lei era in vacanza in Messico. E delle “avances sessuali” del premier parlò lei a un agente di Polizia.

“Noemi è la pupilla, io sono il culo”. Basterebbe questa frase detta al telefono a un amico per chiarire quale fosse la considerazione che Ruby aveva di sé stessa. E’ l’8 ottobre 2010 e la ragazza chiama Antonio Passaro, un modello con una laurea in Giurisprudenza, di cui è innamorata. I due scherzano su come lei chiama il Cavaliere: “Lo chiami zio? Lo chiami nonno?”. “No, lo chiamo Papi”. “Ah – dice l’uomo – come la napoletana?” e la invano spacciata nipote di Mubarak: “…No, io sono un’altra cosa… Quella (Noemi, ndr) era la pupilla… Io sono il culo…”. Quando Passaro aveva poi testimoniato in aula, il 15 giugno 2012, aveva raccontato un episodio che la dice lunga su come la ragazza interpretasse la relazione tra sesso e denaro: ”Ruby mi ha offerto 4 mila euro a settimana perché avessi rapporti sessuali con lei, era lei che voleva pagare me, ma io non le credevo, non credevo a niente di quello che diceva”.

“Rubbi Troia, Papi Silvio Berlusconi”. Nel corso delle indagini gli agenti della Polizia giudiziaria dalla rubrica estratta dalla sim di Michelle (che la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 si precipitò insieme alla Minetti in Questura per ottenerne il rilascio di Ruby e portala a casa sua, ndr) e sequestrata 12 luglio del 2010 vennero fuori nomi un po’ strambi. Oltre al numero del Cavaliere e della sua casa romana, dell’allora agente dei vip Lele Mora, c’è una sfilza di nomi femminili accompagnati dalle espressioni “troia” e “puttana”. E accanto al nome Rubbi c’è parola “troia” come accanto ad altri nomi c’è “puttana”.

Il pm Fiorillo: “Sospettai che fosse una prostituta”. A sospettare che Ruby potesse essere una prostituta fu anche Annamaria Fiorillo, il pm minorile, che quella notte di maggio ordinò che la ragazza fosse affidata a una comunità. Sentita in aula il 4 marzo scorso come teste il magistrato ha dichiarato: “Cafaro (l’agente che per primo entrò in contatto con Ruby, ndr) mi disse che c’erano due versioni. La derubata (Caterina Pasquino, ndr) sosteneva di avere incontrato Ruby in discoteca, di averla ospitata a dormire a casa sua e che lei le aveva rubato 3mila euro. La minorenne diceva che era da molto tempo a casa della Pasquino, che le pagava l’affitto e che c’erano stati diverbi tra loro due. Cafaro aggiunse che era scappata da una comunità. La ragazza gli disse che per pagare l’affitto faceva la danza del ventre. Sospettai subito che la ragazza facesse la prostituta e diedi disposizioni per collocarla in comunità e che prima venisse fotosegnalata. Era necessario fare luce anche sulla notizia di reato del furto”.

E all’agente disse delle avances sessuali di Berlusconi. Ed è proprio l’agente Ermes Cafaro, il primo poliziotto a raccogliere le dichiarazioni della giovane, a smentire lo sfogo della Rubacuori. Il 13 febbraio 2012 l’agente è stato sentito come testimone. Intervenne in corso Buenos Aires il 27 maggio di tre anni fa, dopo la telefonata che fece al 113, l’ex coinquilina di Ruby, Caterina Pasquino che l’aveva denunciata per furto. Ruby ha raccontato “era vestita con abiti, succinti forse è troppo, direi leggeri. Mi disse che voleva fare il carabiniere, e quando io le feci notare che non poteva anche perché non aveva nemmeno i documenti, lei mi rispose che ci avrebbe pensato ‘Silvio’ a farle avere i documenti, disse che l’avrebbe aiutata perché era la nipote di Mubarak”. All’agente la marocchina spiegò che la sera del 14 febbraio 2010 si fece ”accompagnare dalla scorta fuori dalla festa e che poi il caposcorta di Berlusconi gli avrebbe consegnato una busta con 15 mila euro”. E in questo contesto che Ruby parla delle “avances sessuali” e che si era sentita “a disagio”.

La showgirl: “Deve fare a attenzione a chi si porta dietro”. A considerare Ruby fuori dagli schemi della povera fanciulla povera e sofferente ci sono anche le altre ospiti delle cene eleganti. “Deve fare attenzione (Berlusconi, ndr) a chi… si porta dietro” e informarsi ”prima” su chi aiuta diceva Adriana Verdirosi, con un passato da conduttrice, conversando al telefono con Elisa Toti, un giorno dopo le perquisizioni del 15 gennaio 2010 alle ragazze di via Olgettina. Elisa Toti era una delle ragazze ospiti ad Arcore e  quando ormai il caso della giovane marocchina è su tutti i media, si sfoga al telefono con l’amica Adriana che cerca di tranquillizzarla. La Verdirosi affibbia a Ruby temini pesanti ”puttana” ”come fa a sembrare una minorenne una cosi’? Sembra una vajassa”, ”andrebbe messa in un riformatorio”, “è un’altra minorata, ma col cervello sveglio”, ”una sbandata”.

Le foto pedopornografiche per cui è sotto processo il marito. Ruby ha anche parlato di foto scaricate da Facebook bollando come “ridicole” le accuse nei confronti di Luca Risso, il suo compgano. Ma forse non lo sono per il pm di Genova Luca Scorza Azzarà che ha chiesto 4 anni e 8 mesi di reclusione e 24.000 euro perché è imputato per pornografia minorile. Il processo riguarda una ‘festa fetish’ svoltasi il 22 ottobre 2010 in un locale genovese di cui Risso era proprietario e dove Ruby, minorenne, si era esibita. A proposito dell’esibizione di Ruby durante la serata, il pm: ”c’erano evidenti allusioni di condotte sessuali”. Il legale dell’uomo invece ha ribattuto che era stata Ruby a scaricarle e a inserirle sul suo profilo su Facebook “per la sua mania di esibizionismo”.

La responsabile della comunità: “Scappava e poi tornava con tanti soldi”. Molto chiara anche la testimonianza al processo (17 febbraio 2012) di Gigliola Graziani, ex titolare della comunità di Genova che a partire dal 30 giugno 2010 aveva ospitato la ragazza fino a quando era diventata maggiorenne. La donna aveva raccontato delle molte ‘fughe’ di Ruby dalla struttura e che “quando tornava aveva tanti soldi. L’ho saputo dalle ragazze perché si faceva bella mostrando loro il denaro. Una volta è stata fermata dalla polizia e le avevano trovato addosso 5 mila euro” aveva raccontato la Graziani che aveva ribadito che la giovane aveva “tantissimi vestiti griffati e tanti gioielli”.

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