Palermo, Caserma Bichelli. Un tiepido giorno di quasi primavera. Un paio di centinaia di persone, molte in divisa, altre in abiti borghesi si ritrovano per celebrare l’ormai prossima Pasqua. Un sacerdote, un cappellano militare, celebra la messa. Forse c’è anche il picchetto armato: siamo bene in una caserma. All’”andate in pace, la messa è finita” la piccola folla sciama verso il ricco buffet. Strette di mano, qualche abbraccio. Dopotutto è un giorno di festa e fratellanza. Poi tutti a casa: chi a Palermo, chi a Padova, qualcun altro a Roma, Milano. Insomma lo Stivale sembra ben rappresentato. 

Non so se la pia cerimonia si sia effettivamente svolta come l’ho immaginata. La mia, lo ammetto, è una ricostruzione di fantasia. L’incontro invece, quello c’è stato davvero: il 20 marzo 2013, un mercoledì. Ma nessuno dei partecipanti era in permesso o in ferie, nessuno era lì spinto soltanto dalla voglia di incontrare i colleghi. Era tutto organizzato dal Comando Logistico dell’Esercito che, oltre a pagare il buffet eccetera, garantiva anche pernottamenti, pasti, spese di trasporto, indennità di trasferta. Senza parlare delle giornate di lavoro perse. Perché tutti i presenti erano considerati in servizio, su disposizione del Comandante logistico dell’Esercito, generale Mario Roggio che con una propria circolare inviata a tutti gli enti logistici dell’Esercito, da Cagliari a Udine, da Torino a Bari, avrebbe sollecitato la partecipazione alla pia cerimonia. 

Lo denuncia il sito del sindacato Flp Difesa in un articolo a firma del suo segretario, Giancarlo Pittelli. Secondo il sindacalista non sarebbe tuttavia la prima volta che il generale Roggio dà prova di tanta solerzia nel festeggiare le date simbolo del cattolicesimo. Il 12 dicembre 2012, infatti, una analoga cerimonia si sarebbe svolta, con le stesse modalità, alla città militare della Cecchignola di Roma per festeggiare l’incombente Natale. Quella volta le persone sarebbero state addirittura il doppio, quattrocento. Si sa, Natale con i tuoi…. 

Le allegre rimpatriate del generale sono tutto sommato un dettaglio se pensiamo a quanto pesa sul bilancio dello Stato quel giocattolino che è la Pattuglia acrobatica nazionale, le Frecce tricolori. Lo so, è un discorso minato. Lidia Menapace, in predicato di diventare presidente della Commissione difesa nel 2006, sollevò la questione degli sprechi che la pattuglia comportava. Fu fatta fuori in un batter d’occhio, grazie anche al tradimento dell’arcinoto voltagabbana a pagamento Sergio De Gregorio.

Ma tra poco ricomincia la stagione dei volteggi e delle acrobazie e dunque un promemoria val la pena di appiccicarlo sulla lavagnetta delle cose a cui pensare. Dal sito dell’Aeronautica militare risulta che il primo impegno ufficiale sarà il 5 maggio. L’ultimo della stagione il 22 settembre. Diciannove eventi in tutto, senza contare le cerimonie ufficiali, come il 2 giugno. Cinque sono all’estero: Salon de Provence, in Francia, Volkel in Olanda, in Austria a Zeltweg, Fairford in Gran Bretagna, per finire a Kecskermet, in Ungheria il 4 agosto. 

Ad ogni manifestazione partecipano dieci aerei MB-339PAN. La pattuglia dovrebbe averne 14 in tutto sulla base di Rivolto, in provincia di Udine. Cifre esatte su quanto costino queste esibizioni non ce ne sono. Le uniche informazioni ufficiali, pubblicate sul Libro Bianco della Difesa 2002, dicono che un’ora di volo del velivolo costava allora 7,495 milioni di lire. Calcolando un venti per cento di incremento dei costi in undici anni e facendo la conversione all’euro, un’ora di volo di questo aeroplanino dovrebbe venire, oggi, attorno ai 4800 euro. 

Ma quanto vola la pattuglia? Anche qui, nessuna statistica ufficiale (purtroppo in Italia non abbiamo un “freedom of information act” come gli americani o gli inglesi che ci consentirebbe di chiedere queste informazioni). Possiamo tentare di fare due conti: nel 2009 gli MB-339 dell’Aeronautica Italiana hanno volato per complessive 8101 ore. È l’ultimo dato che disponiamo, perché negli anni successivi è stato “misteriosamente” cancellato dalla relazione al Parlamento che prima lo riportava.

In questa cifra sono comprese tutte le ore di volo degli MB-339 in servizio, inclusi quelli della scuola di Lecce. Ebbene, secondo un articolo apparso sul sito aviation-report.com, nel 2011 gli MB-339 di tale reparto avrebbero volato per 2000 ore. Il che darebbe un resto di 6000 ore. Tuttavia, considerando che negli anni le ore di volo sono diminuite, che nelle seimila ore sono comprese anche quelle degli MB-339 in servizio nelle squadriglie collegamento di vari reparti dell’AM, riduciamo della metà tale valore.

Restano 3000 ore che a 4800 euro l’una danno la bellezza di 14,4 milioni di euro. Senza contare il costo di un’intera base aerea, quella di Rivolto, dove il 313° Gruppo (questo il nome ufficiale della PAN) è l’unico reparto di volo esistente. Insomma, tra le colombe (pasquali) di Palermo e le frecce (tricolori) di Rivolto per i nostri generali sembra che nulla sia cambiato nel Belpaese.

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