Sulla vicenda della lettera di sfratto che l’ente regionale Ipab Irai ha inviato all’associazione Peter Pan, la onlus che mette a disposizione delle famiglie con bambini malati di cancro alloggi vicini all’ospedale pediatrico Bambin Gesù, si è scritto molto. La lettera inviatami da questo papà, che ho avuto l’autorizzazione di pubblicare, racconta più di mille parole. A breve verrà  reso noto l’esito dell’incontro tra i vertici dell’Irai e l’associazione Peter Pan convocati in Regione.

Cara Manuela,

ci tengo però a farti capire cosa significa Peter Pan in un mondo fortunatamente sconosciuto ai più, quello di un bimbo malato di cancro. Comincerei da maggio 2006 esattamente il giorno 13. Nasce Giulia, la mia Giulia, la tanto attesa e cercata Giulia. Circa otto mesi dopo abbiamo notato un riflesso strano nell’occhio sinistro e poiché un nostro caro amico di famiglia è oculista abbiamo pensato di parlare con lui per un parere. Ricordo ancora la sua faccia, il suo tremore quando mi ha detto “Daniele, la cosa è seria devi portare Giulia a Roma per un controllo più specifico.
Partimmo dalla Valtellina il giorno dopo diretti a Palidoro, vicino Roma, dove ci attendeva Il dott. Romanzo e l’allora primario Dott. Vadalà. Ancora frastornati del viaggio non era ben chiaro cosa ci stesse accadendo. In breve tempo fu chiara la diagnosi: Retinoblastoma, un tumore della retina. Giulia fu giudicata ascrivibile a un programma di conservazione dell’ occhio ma doveva cominciare ad assumere farmaci chemioterapici. Quindi ci trasferimmo da Palidoro a Roma, reparto di Oncologia Pediatrica. Sembrava di vivere in un film solo che i protagonisti eravamo noi. Il pensiero più ricorrente era Giulia, portarla fuori di li guarita, ma come? E poi il lavoro, le spese da sostenere per dormire, come fare a gestire tutte queste cose? volevo trovare una casa in affitto nei pressi dell’ospedale, anche a costo di vendere quella di proprietà. Proprio mentre pensavo queste cose, guardavo mia moglie che abbracciava Giulia con le lacrime agli occhi e mi rendevo conto che era impossibile farcela soli. Non ne ero capace non riuscivo neanche a proteggere la mia famiglia. Improvvisamente arriva una signora in reparto, credo si chiamasse Maria Grazia. Mi chiamò per nome, anzi mi chiamò così “papà di Giulia”, risposi “sì?” e lei ci invitò ad andare a vedere quella che sarebbe stata la nostra stanza presso l’associazione Peter Pan. Io le chiesi chi fosse e lei mi rispose un’amica, una vostra amica. Lasciammo Giulia con mia suocera e andammo. Quando entrammo tutti ci salutarono, mi accolse Barbara, cara Barbara, che mi portò nella stanza a noi assegnata dove trovammo altri volontari che stavano igienizzando tutto. Chiesi di poterlo fare io, non mi sembrava giusto che un uomo di 60 anni pulisse la stanza al mio posto e lui, con sorriso, mi rispose “tu pensa a Giulia“. Da allora in avanti Peter Pan è stata la nostra casa, pensa ce le foto del primo compleanno di Giulia le abbiamo scattate li. Peter Pan le ha organizzato anche la festa, una bella torta, un regalo, mentre la presidente Gianna cantava “Ma sì che va, ma sì che va, ma sì che va, che va..!”. Io da Peter Pan mi sentivo protetto ho avuto la grande fortuna di conosce grandi bambini, con tanti di loro ho giocato e mi sono anche divertito. Tanti di loro non sono più tra noi, tanti ancora lottano, tanti sono guariti. Quanti ricordi e quanti pianti insieme ai tanti papà nel giardinetto la sera, quando i bimbi andavano a dormire e noi, finalmente, potevamo tirare fuori le nostre paure le nostre debolezze. Come descrivere la grandezza di quello che fa Peter Pan?

Daniele

Trovate qui la lettera di Giulia, che adesso ha sei anni. La riporto non tanto per rendere enfatica una vicenda che non ne ha bisogno, ma perché papà Daniele che me l’ha inviata, mi ha detto che Giulia sarebbe davvero orgogliosa se qualcuno la pubblicasse.

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