”La nuova disposizione del gip di Taranto è in aperto contrasto con ciò che il ministero dell’Ambiente ha avviato e non tiene conto del lavoro svolto e del ruolo del ministro. Evitiamo conflitti di ruolo”. Lo ha detto Corrado Clini intervenendo a gamba tesa sul caso Ilva alla fine di una giornata di polemiche sull’ultima mossa della magistratura che ha revocato per “palese conflitto di interessi” la nomina del presidente dell’impianto che produce acciaio e che è in parte sotto sequestro per disastro ambientale, Bruno Ferrante, a custode e amministratore degli impianti dell’area a caldo.  Passando invece ai fatti, il ministro Paola Severino chiede l’acquisizione dei due provvedimenti del gip di Taranto Patrizia Todisco, mentre  il presidente del consiglio, Mario Monti, ha chiesto ai ministri competenti di recarsi sul posto il 17 agosto e di riferire sulla situazione.

Poco prima era stato il turno di  Corrado Passera per il quale “è assolutamente necessario evitare la chiusura e lo spegnimento degli impianti, cosa che causerebbe danni irreparabili. Nulla sarà lasciato intentato”.  Secondo l’ex banchiere, che conosce il gruppo siderurgico di Emilio Riva fin dagli esordi in banca Intesa,  “il governo sta seguendo costantemente e con la massima attenzione la difficile e complessa questione”. Passera quindi ribadisce che “risanamento ambientale, produzione sostenibile e lavoro devono essere gli elementi portanti di una strategia unitaria”. In ogni caso per il ministro  il protocollo firmato tra ministeri e istituzioni locali e le risorse già messe a disposizione “sono la dimostrazione concreta dell’ampio impegno istituzionale e politico per superare e risolvere definitivamente le problematiche che hanno portato al sequestro”. 

Del resto a invocare l’intervento dei tecnici erano stati, in mattinata, Alfano, Bersani e Casini. Già ieri con la nuova ordinanza del gip di Taranto che escludeva il presidente Bruno Ferrante dalla gestione, del resto, Pd e Pdl si erano uniti contro la decisione del magistrato bollandola come illogica.  Oggi i segretari hanno alzato la posta con il supporto della Cisl di Raffaele Bonanni. Fuori dal coro, invece, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro.

“L’ordinanza del gip di Taranto sull’Ilva rischia di segnare il punto di non ritorno di una vicenda drammatica che coinvolge migliaia di lavoratori e le loro famiglie e arriva dopo anni di incuria e di noncuranza in primo luogo da parte delle autorità locali preposte alla funzione di vigilanza e di controllo della salute dei cittadini – ha detto il leader Udc Pier Ferdinando Casini – In tutto il mondo questa decisione verrà interpretata come esempio di una cultura anti-industriale che sta sedimentandosi nel nostro Paese.  Tanto era ragionevole la decisione del Tribunale del Riesame che conciliava l’esigenza di risanamento e la difesa dei posti di lavoro così questo intervento a gamba tesa del gip fa solo danni a tutti. L’autonomia della magistratura è un principio che va difeso e che sempre abbiamo difeso ma il protagonismo di certi magistrati di dubbia competenza fa più male alla credibilità della magistratura di tanti suoi incalliti denigratori”. 

“E’ indispensabile che il governo con tutti gli strumenti formali e informali che ha, faccia chiarezza sulla situazione dell’Ilva di Taranto. Bisogna essere consapevoli che la confusione attorno al più grande stabilimento siderurgico d’Europa farà presto il giro del mondo”. Era stata la richiesta di un intervento a tutto campo del governo del segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Come quella, del resto, del segretario del Pdl: ”Chiedo al presidente Monti di prendere direttamente e personalmente in mano il dossier Ilva, per almeno due ragioni fondamentali. La prima: la politica industriale la fa il Governo, non la magistratura e, con tutto il rispetto, non può essere un atto giudiziario a dire la parola definitiva sull’industria dell’acciaio in Italia. La seconda: vogliamo o no attrarre investitori anche internazionali? Se l’obiettivo è quello di spaventarli, ci stiamo riuscendo”. Linea analoga per il sindacato di Bonanni, per il quale sul futuro industriale dell’Ilva “c’è un vero e proprio atteggiamento da risiko” e che chiede alle “massime istituzioni del Paese di indicare alla giustizia la via dell’equilibrio”. 

Non così Di Pietro per il quale “ormai, il gioco della politica italiana di scaricare sulla magistratura tutte le proprie incapacità e le proprie responsabilità è diventato una specie di sport nazionale. E il caso dell’Ilva di Taranto ne è solo l’ennesima dimostrazione”. In particolare il presidente dell’Italia dei Valori sottolinea come “dopo aver lasciato incancrenire per anni la vicenda Ilva, fino a causare decine e decine di morti per inquinamento, in tanti si scagliano contro la magistratura che invece, a tutti i suoi livelli, non fa altro che applicare la legge, dentro e fuori le aziende”. Non solo. “Contrapporre il ruolo e l’azione dei magistrati all’interesse dei lavoratori è il vero atto criminale che impedisce di trovare una soluzione, vale a dire di raggiungere il giusto equilibrio tra la difesa del posto e la tutela della vita e della salute dei cittadini”. 

Intanto domani pomeriggio il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, riceverà nel suo ufficio il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, con il quale discuterà della situazione determinatasi dopo il nuovo provvedimento del gip di Taranto. All’incontro parteciperanno anche il presidente della Provincia, Giovanni Florido e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. Vendola, Florido e Stefano incontreranno poi alle ore 17 rappresentanti dei sindacati e di Confindustria.

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