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Siria, in che modo finirà il regime?

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Siria, esercitazioni militari
Esercitazioni militari in Siria per rispondere ad un eventuale attacco

La decapitazione, ieri, di parte degli alti vertici militari siriani segna l’inizio della fine. 

L’esercito libero siriano ha condotto una operazione che, certamente, era in preparazione da settimane, se non da mesi. I vertici dell’Esl sapevano di non poter rivaleggiare per uomini e mezzi con l’esercito regolare siriano che, nonostante tutto, è ancora forte. Hanno perciò optato per una guerriglia, strada per strada, e a queta azione mirata, frutto della complicità di una guardia del corpo che ha piazzato una bomba dove si riunivano gli alti gerarchi.

Il vero obbiettivo di questo attentato, probabilmente, era lo stesso Assad che in quel momento non si trovava nell’edificio. “Nelle settimane scorse”, ha dichiarato Ryad Assad a al Jazeera, “50 uomini di 50 battaglioni diversi, sono entrati a Damasco clandestinamente equipaggiati con armamenti leggeri”. In queste ore, dalle montagne intorno alla capitale, l’esercito regolare siriano sta usando i mortai per colpire i quartieri sotto il controllo dell’Esl che intanto avanza verso la piazza degli Ommayade, dove ha sede la tv di stato.

“Assad dove si trova?” In tanti se lo stanno chiedendo in queste ore. Fonti dell’opposizione hanno dichiarato che Assad si sarebbe rifugiato a Latakia, una città costiera al nord del paese, enclave alawita. E’ prematuro cominciare a parlare del dopo Assad perchè bisogna capire in che modo finirà il regime. Una cosa è certa: una soluzione a 16 mesi di rivoluzione è stata trovata internamente al paese.

E’ paradossale che la comunità internazionale, non avendo fatto nulla, se non l’aver speso parole di condanna e sanzioni economiche, talvolta non rispettate da alcune società, oggi dichiari che “la situazione in Siria è fuori controllo”. Se si fosse cominciato da subito un percorso costruttivo e serio, come:  l’invio di caschi blu in accordo con Cina e Russia, un pressing più forte diplomatico e un embargo totale, i paesi occidentali, forse, oggi sarebbero i protagonisti, almeno morali, della Siria di domani.

E’ evidente che nulla è avvenuto, nemmeno quando Homs veniva rasa al suolo, quindi diventa ipocrisia cominciare a parlare di “pericolo per le minoranze- Scenari critici nel dopo Assad” quando non si è badato a un intero popolo. Vi lascio con le parole di un monaco, Padre Paolo dall’Oglio: “i giovani siriani chiedono più solidarietà agli italiani”.

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