Alla vigilia delle nomine per il nuovo Cda della Rai, l’Italia torna a chiedersi se la televisione pubblica riuscirà una volta per tutte a liberarsi dalla morsa della politica. Alla presentazione dei nuovi palinsesti Rai che si è tenuta ieri a Milano non c’era molto ottimismo in tal senso. Il primo a non credere in una Rai libera dai partiti è il conduttore Fabio Fazio, che ha annunciato il suo impegno per la prossima edizione del festival di Sanremo. “Dovesse avverarsi la profezia dei Maya sulla fine del mondo”, scherza Fazio, “allora forse vedremo la Rai liberarsi dai partiti”. Pessimista anche la giornalista Luisella Costamagna: “Ci è rimasta solo la speranza”. E non ci crede nemmeno Milena Gabanelli, che però avverte: “Ancora più importante è liberare l’azienda dagli incompetenti”. Insomma, nonostante il passo indietro del Partito Democratico che per il Cda ha annunciato di voler sostenere le candidature proposte dalla società civile – l’ultima è quella dell’ex pm Gherardo Colombo su iniziativa di Libera – per trovare un po’ di ottimismo è necessario rivolgersi agli alti dirigenti. “I partiti rappresentano quello che gli italiani votano”, commenta il vicedirettore generale Antonio Marano, ex deputato del Carroccio e sottosegretario alle Telecomunicazioni con Berlusconi. “Non sono i partiti in sé a creare problemi”, distingue Marano, “è il modo in cui la politica vede oggi la Rai a limitarne l’autonomia”. E i nuovi vertici nominati da Mario Monti? “La fine della spartizione partitica potrebbe partire da loro”, afferma Lucilla Agosti, che ha presentato l’evento di ieri insieme a Nicola Savino, “certo, sono logiche difficili da disinnescare”. Non la pensa così il giornalista Gianluigi Paragone, vicedirettore di RaiDue in quota Lega: “Monti ha lottizzato a modo suo, nominando due persone che sono espressione di banche”, dichiara, ammettendo di non apprezzare l’arrivo del nuovo presidente Rai Anna Maria Tarantola e del futuro dg Luigi Gubitosi di Franz Baraggino

 

 

 

 

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