Lotta del presidente francese, François Hollande, contro le retribuzioni dorate dei manager pubblici: il governo di Parigi, azionista al 15% di Air France, si è rifiutato oggi di votare a favore del bonus da 400mila euro proposto per l’ex amministratore delegato, Pierre-Henri Gourgeon, sostituito qualche mese fa. Una posizione che è stata seguita dalla grande maggioranza degli azionisti, che hanno bocciato il superbonus all’ex amministratore delegato. Anche se di fatto, la misura, altamente simbolica, non avrà, secondo gli esperti, alcun effetto concreto sul pagamento della cifra in questione, già effettuato al momento dell’addio di Gourgeon, nell’ottobre scorso. La giurisprudenza francese prevede infatti che una clausola di non concorrenza, in quanto fonte di danno economico per chi la sottoscrive, deve essere necessariamente remunerata.

“La morale vorrebbe che la rimborsasse” ha affermato ai microfoni di France Inter, il ministro dell’Economia, Pierre Moscovici, aggiungendo: “Il premio è già stato versato, ma chiaramente non era quello che bisognava fare”. Mentre l’attuale presidente di Air France, Jean-Cyril Spinetta, si è impegnato a non chiedere una retribuzione straordinaria in caso di addio.

Stessa sorte è toccata a Jean-Paul Herteman, amministratore delegato del gruppo aeronautico Safran, di cui lo Stato detiene il 30%, che si è visto rifiutare la liquidazione e la pensione dorata che aveva richiesto. A circa dieci giorni dalle elezioni legislative, Hollande moltiplica le misure simboliche contro i superstipendi dei manager pubblici e dei politici. La parola d’ordine del nuovo esecutivo è “esemplarità”. Lo scorso 17 maggio, il presidente ha annunciato la riduzione del 30% dello stipendio del capo dello Stato e dei ministri. La stessa cura tocca adesso ai manager delle aziende pubbliche nelle quali lo Stato detiene una partecipazione. Moscovici, ha affermato che intende assumere tutte le “misure necessarie” per evitare gli eccessi nelle aziende pubbliche, in attesa della legge che limita gli scarti tra i salari. “In questo modo, il governo da un nuovo segnale forte sulla sua volontà di cambiare la questione delle remunerazioni”, ha aggiunto Moscovici, che parla di “moralizzazione dei manager aziendali”.

“In tutte le sedi in cui lo Stato è maggioritario, imporremo la nostra politica, vale a dire una politica di limitazione della griglia salariale. Laddove è minoritario, cercheremo di convincere”, ha detto da parte sua il ministro per il rilancio produttivo, Arnaud Montebourg. Secondo il calcolo, la remunerazione dei supermanager non deve superare di venti volte lo stipendio più basso dell’azienda di cui è responsabile. Secondo un recente sondaggio, quattro francesi su cinque sono favorevoli a questo tetto, che arriva in un periodo di crisi e di rigore di bilancio. “Credo al patriottismo dei manager, che possono capire che la crisi richiede l’esemplarità delle elite politiche e economiche” ha detto il premier Jean-Marc Ayrault. Lo Stato francese detiene partecipazioni, più o meno cospicue in alcuni dei principali gruppi industriali del Paese, come Areva, Edf (energia), La Poste e la Sncf (ferrovie) .

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