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Sanità: la franchigia è davvero la soluzione?

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Il governo tecnico, e nello specifico il ministro della Salute Balduzzi, continuano a ragionare come tutti quelli che pensano che per riempire il barile basti chiedere nuovi soldi ai cittadini.

In realtà il ministro della Salute vorrebbe mandare in pensione il sistema dei ticket ipotizzando un sistema a franchigia in cui chi dichiara di più ha un margine di franchigia, e quindi di soldi che dovrà spendere all’anno per il sistema sanitario, maggiore.

Pur considerando sicuramente più equo un sistema così concepito mi viene naturalmente in mente che sarebbe equo realmente solo se, prima, fosse attuato un sistema di controllo del reddito per non trovarci, anche per la salute, a far pagare i “soliti noti” quali dipendenti e pensionati.

Sicuramente la sanità è uno dei punti di spesa maggiore per lo stato ma credo che in questo periodo di grave crisi di valori umani e sociali occorrerebbe, prima di modificare i metodi di raccolta e partecipazione dei cittadini, un reale forte interessamento a ridurre le spese inutili.

Controllare che i medici effettuino realmente ed esclusivamente diagnosi clinica e strumentale per il bene del paziente senza nessun tipo di interesse personale o per la struttura per la quale lavorano. Ancor di più per la salute dei cittadini, anche economica, che non si eseguano interventi chirurgici se non indispensabili. Che si usino farmaci a minor costo controllando l’efficacia clinica.

In sanità il “rapporto commerciale” è sbilanciato essendo il paziente debole, quasi sottomesso, e quindi difficilmente si può concedere al medico, ed alle strutture sanitarie, un “perdono responsabile”.

In regione Lombardia sono “spariti” circa 56 milioni di euro alla Fondazione Maugeri. Ancora da stabilire il buco reale del San Raffaele (non considerando tutti quei soldi che non verranno saldati interamente a tutte le aziende creditrici che si “accontenteranno” di un concordato corrispondente al 40% circa). Alla Clinica Santa Rita si effettuavano interventi inutili, fino al danno per il paziente, per ottenere maggiori rimborsi.

Forse sarebbe meglio, prima di riempire il barile tapparne i buchi, minacciando le strutture non corrette di non rinnovare la convenzione ed i medici, principali artefici del servizio, di essere severamente puniti fino alla cancellazione dall’ordine.

Questo in attesa di un ritorno del rispetto delle “regole” non condizionato da null’altro che il bene del paziente.

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