Guai a sottovalutare l’importanza che possono avere, in determinate circostanze, i test elettorali. Soprattutto, ovviamente, se la gente non si limiti a mettere la scheda nell’urna ma si mobiliti e partecipi per cambiare nei fatti la società con tutti i mezzi ammissibili e necessari. Ma questo è un altro discorso, ben più ampio.

Torniamo alle elezioni di questa domenica. Occhi puntati sulla Francia, ovviamente. Dove la probabile vittoria di Hollande potrebbe costituire l’inizio di un argine alle follie neoliberiste e monetariste di Frau Merkel, costringendo perfino Monti a variare un poco il suo monotono e deprimente registro. Ma su quest’ultimo non c’è ovviamente da fare affidamento. Nonostante D’Alema si sia sforzato a metterlo a confronto addirittura con Stiglitz, resta un abisso fra le posizioni critiche del Premio Nobel statunitense e la pedissequa osservanza merkeliana del nostro premier, confermando l’urgente necessità di liberarsi di questo governo di “tecnici” che proliferano e aggiungono il loro costo a quello dei partiti, compreso ovviamente il PD, che non hanno alcuna intenzione di “mollare l’osso”.

Ma elezioni oggi anche in Grecia, situazione che, ben più di quella francese, presenta analogie, dal punto di vista intanto politico, con quella italiana, data l’esistenza di una sacra alleanza di partiti (Nuova Democrazia e Partito socialista), fedeli esecutori ad ogni costo delle massacranti direttive del potere finanziario, gli stessi partiti che peraltro sono in buona misura responsabili del disastro e oggi sostengono il signor Papademos, una sorta di Monti in salsa ellenica. Bisogna quindi augurarsi che l’alternativa di sinistra, che poggia su partiti anche diversi fra loro come il KKE, Syriza e Sinistra democratica, prevalga, dando una speranza di futuro alla Grecia e anche all’Europa. Anche per dare una lezione al TG1 che, con la consueta miscela fra ignoranza pura e tendenza a mistificare la realtà parla di “forze nazionaliste” senza fare cenno alla sinistra. L’importante è che nel Paese cavia delle sperimentazioni animali senza analgesici messe in piedi sull’intera popolazione dai criminali neoliberisti si affermi una maggioranza contraria al Memorandum con la troika, che costitusice la pietra tombale dello Stato sociale e della stessa democrazia. Emblematica la candidatura dell’eroe della Resistenza Manolis Glezos, a testimoniare la continuità ideale fra lotta al nazifascismo ieri e al neoliberismo alla tedesca oggi.

E in Italia? E’ importante che vincano candidati come Doria a Genova, Petrangeli a Rieti, Marina Kovari a Frosinone, e altri,  a condizione che sappiano declinare con efficacia localmente il no al taglio della spesa pubblica e al saccheggio dei beni comuni che si preannunciano. Così com è importante  una chiara affermazione delle forze di sinistra alternativa (IdV, SeL, FdS),  del Movimento Cinque Stelle, che con tutti i suoi limiti, costituisce oggi una chiara risposta alla partitocrazia agonizzante, e delle liste del Bene Comune che cominciano a diffondersi in varie situazioni.

Ma la scadenza più importante di oggi è a mio avviso quella di Palermo, che vede a confronto il nuovismo di Ferrandelli, scialba figura di “giovane” legato ai dirigenti locali del PD che sostengono Lombardo, il presidente della Regione inquisito per mafia, e la sperimentata e carismatica figura di Leoluca Orlando. E’ importante che quest’ultimo vinca per almeno tre motivi:

a) dare un forte segnale contro il governo dei tecnici e la coalizione variegata che lo sostiene, premiando le forze alternative;
b) affermare con nettezza la necessità di tagliare ogni collegamento fra mafia e strutture pubbliche;
c) affermare quindi una discontinuità che è anche una continuità, quella con la primavera siciliana rimasta incompiuta, come parte di una primavera italiana rimasta a sua volta incompiuta, già ai tempi di Tangentopoli per le strumentalizzazioni operate dalla destra che seppe impadronirsi all’epoca della giusta rivolta contro i partiti, e poi più di recente, per il furto della vittoria contro Berlusconi da parte dei poteri forti spalleggiati dalla partitocrazia.

In conclusione, Parigi, Atene e Palermo, così come tutti gli altri luoghi dove si vota oggi, anche lo Schleswig Holstein ovviamente, devono vedere una forte affermazione dello schieramento alternativo che si oppone all’attuale massacro neoliberista dell’Europa e un netto spostamento verso Sud, verso il Mediterraneo, del suo baricentro. Perché la salvezza dell’Europa non è nell’arroccamento stoltamente perseguito dalla destra identitaria ma nella ricerca di un rapporto diverso col resto del mondo, a cominciare dalle regioni più vicine.

Forse siamo ancora in tempo a salvarci. Ma sbrighiamoci a buttare la zavorra e ad eliminare i parassiti.

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