Ho trascorso la mattinata di ieri nella biblioteca della Lincoln Park High School di Chicago dove si è svolto tra gli studenti un interessante dibattito sul significato per ciascuno di loro della parola “eroe”. Non era una qualunque giornata di scuola perchè li aspettava l’incontro con il Dr. Muhammad Yunus, padre del micro-credito e premio Nobel per la pace nel 2006. E nemmeno gli studenti erano studenti qualunque perchè da mesi studiavano la vita e le opere di difensori dei diritti umani come il prof. Yunus grazie ad un programma dello “Speak Truth to Power” del Centro RFK. E grazie a questo programma imparavano a prendere coscienza del fatto che essi stessi erano difensori dei diritti umani.

Al professor Yunus gli studenti hanno chiesto: “come è riuscito a realizzare il suo progetto? Come è riuscito a trasformare la Grameen Bank in un istituto con 25.000 dipendenti che presta denaro a milioni di persone? Come è riuscito a creare un modello bancario che ha rivoluzionato il movimento che si batte per porre fine alla povertà globale?”.

E il professor Yunus li ha messi a parte di una verità essenziale riguardo all’attivismo: la sua opera non è cominciata con grandi iniziative o con alleanze prestabilite; il suo movimento non era guidato da un governo né era difeso dai militari. La Grameen Bank, oggi nota in tutto il mondo come la “banca dei poveri”, ha iniziato la sua attività nel villaggio di Jobra, in Bangladesh, con un prestito di 27 dollari, provenienti dalle tasche del professor Yunus, a 42 donne che vendevano ceste al mercato.

L’incontro alla Lincoln Park High School ha racchiuso e sintetizzato il messaggio che tutti noi riuniti a Chicago intendevamo far arrivare alla gente: dobbiamo insegnare ai giovani che, se solo hanno il coraggio di fare il primo passo, dispongono già degli strumenti e delle capacità per cambiare il mondo.

Quello stesso pomeriggio ho avuto l’onore di parlare ai delegati che hanno partecipato al Vertice all’università dell’Illinois, a Chicago. Ho parlato dell’essenza del coraggio morale, che è poi la capacità di non piegarsi dinanzi alle avversità e di operare con la consapevolezza che si è spinti a farlo dall’amore per gli altri. Nel mondo degli adulti è la forma più rara di coraggio, una forma di coraggio con cui i giovani, quando vedono i loro compagni oggetti di bullismo, debbono fare i conti tutti i giorni.

Ciò che mi ha ripetutamente colpito durante la prima giornata di lavori è stato il fatto di non essere la sola a capire che questo Vertice, nella sua essenza, altro non è che un messaggio diretto ai giovani. A pranzo il presidente Jimmy Carter ha espresso il desiderio di parlare ai giovani e di ricordare loro che tutte le religioni del mondo sono unite nel chiedere la fine di ogni sofferenza. In occasione dell’inizio dei lavori, il sindaco Rahm Emanuel ha parlato con orgoglio della partecipazione delle scuole pubbliche di Chicago agli eventi organizzati questa settimana e al programma “Speak Truth to Power” che li ha spinti ad unirsi a noi.

Prima che si aprissero le tavole rotonde, la Nobel del 1997 Jody Williams ha invitato gli studenti ad ascoltare le storie di persone come il professor Yunus e a riconoscersi nel suo esempio. E il presidente Mikhail Gorbaciov ci ha ricordato che il mondo attende con profonda angoscia soluzioni a questi problemi e che i leader di oggi un giorno dovranno cedere le redini del comando alla prossima generazione di rivoluzionari.

Ma il pubblico che ci segue questa settimana è molto più numeroso dei fortunati studenti di scuola superiore presenti all’università dell’Illinois, a Chicago. Ai lavori parteciperanno per tre giorni anche tre college della zona. Inoltre migliaia di studenti ci seguiranno online grazie al portale “Scholastic”. E il programma “Speak Truth to Power” sta diffondendo le storie dei difensori dei diritti umani in numerose citta’: da New York a Chicago, da Firenze a Hong Kong a Phnom Phen. L’anno prossimo intendiamo far arrivare il programma nelle aule scolastiche della Svezia, del Sud Africa, del Canada e della Romania.

E non smetteremo mai di farci portatori e promotori di un semplice messaggio ai nostri giovani: una sola persona può fare la differenza e noi tutti abbiamo il dovere di provarci.

Stamattina nella biblioteca della Lincoln Park High School il Dr. Yunus aveva ragione: nessuno ha mai cambiato il mondo se prima non ha superato la paura di fare quel primo, piccolo passo che lo allontanava da un presente ingiusto e lo guidava verso un più luminoso futuro. E tutto comincia dai giovani.

(Traduzione a cura di Carlo Antonio Biscotto) 

Articolo Precedente

Diaz e l’illusione della democrazia

next
Articolo Successivo

Più farmaci, meno cibo a tavola. La crisi si mangia anche la salute

next