Amarezza e rabbia. Sono questi i sentimenti dominanti tra i leghisti in quello che sembra il giorno più buio per il movimento. Il giorno in cui la Lega ha scoperto il peggio di sé. Una giornata nera, quella odierna, che è iniziata con un vertice tra i maroniani, a Varese. Una riunione convocata d’urgenza a cui avrebbe preso parte anche lo stesso ex ministro dell’Interno assieme a tutti i suoi colonnelli locali. Obiettivo della riunione confrontarsi sul terremoto che sta scuotendo il partito, trovare un modo per dare una risposta immediata alla base che oggi chiede chiarezza e soprattutto chiede a Maroni di prendere in mano il movimento, per traghettarlo verso una fase nuova, libera dai faccendieri e dagli interessi familiari.

Maroni continua a essere deciso nei toni e nella sostanza, quanto ieri: “”Chi ha tradito la fiducia dei militanti – ha scritto su facebook – deve essere cacciato, senza guardare in faccia a nessuno. La Lega è un grande movimento, patrimonio di tutti i militanti onesti. Troviamo subito in noi la forza per rinnovarci e per ripartire più forti di prima”. “Quello che ho letto oggi sui giornali è sconcertante – ha aggiunto – Sono accuse molto gravi che portano un attacco senza precedenti alla Lega e alla sua gloriosa storia”.

La riunione di Varese, d’altronde, era stata indetta per valutare eventuali ripercussioni sulle imminenti elezioni amministrative e pianificare contromisure efficaci. Dalle carte dell’inchiesta che ha travolto il tesoriere leghista Francesco Belsito arrivano conferme su sospetti di cui si mormorava da diverso tempo. Le ville, le tenute, i regali, le serate e quella cassa di partito usata come un bancomat di famiglia. Tutte cose di cui in molti malignavano, probabilmente non a torto. Questa mattina Renzo Bossi, che secondo l’accusa sarebbe uno dei beneficiari delle generose elargizioni di Belsito, si è detto sereno, spiegando di non aver preso i soldi della Lega. Ma alle certezze del Trota corrispondono però tanti dubbi e tanti interrogativi di molti militanti del Carroccio. Così sulla pagina ufficiale della Lega di Varese ieri è comparso un commento inequivocabile “fuori i mercanti dal tempio”, poi il segretario cittadino Marco Pinti, maroniano di ferro, ha puntualizzato: “La Lega è un partito di ideali che non deve avere la sua immagine compromessa per un eventuale piatto di lenticchie. Certo c’è sbigottimento, ma prima ancora c’è voglia di capire e comprendere prima di formulare qualunque giudizio”.

Così alle parole di Pinti fanno eco quelle di tanti altri leghisti, come il sindaco di Varese, Attilio Fontana, che si è detto convinto dell’estraneità di Umberto Bossi dai guai di queste ore, dimostrandosi prudente sul contenuto delle indagini: “Vediamo prima gli accertamenti e riconosciamoci che in passato è caduto un governo su un’indagine che si è rivelata un bluff”. Anche Flavio Tosi, sindaco di Verona, si dice convinto del’estraneità di Bossi da qualsiasi vicenda legata all’utilizzo di fondi del partito: “Per lui – ha detto intervenendo a La Telefonata di Belpietro – metterei la mano sul fuoco. Su altri non ho abbastanza conoscenza per poterlo fare”. Il sindaco di Verona ha quindi rilevato che le dimissioni da tesoriere di Francesco Belsito vanno accolte con favore quali atto di trasparenza e di chiarezza verso i cittadini. Tosi si è poi detto convinto che sul piano delle elezioni amministrative non ci saranno forti ripercussioni per i candidati della Lega dalla vicenda Belsito, mentre sarebbe stato diverso se fossero state elezioni politiche. Dal Veneto si leva anche un’altra voce, quella del prosindaco di Treviso, lo sceriffo Giancarlo Gentilini, che è intervenuto sulla questione in un’intervista al quotidiano Libero: “L’ho sempre detto dal lontano ’94: se uno viene beccato con le mani nella marmellata io sono per il taglio delle mani, anche se quelle mani sono del Capo, di Bossi in persona. Io sono un uomo antico, classe di ferro anteguerra, principi solidi, e non sono un politico sono un pragmatico, anzi i politici puri specie quelli che rubano, spesso li butterei fuori dalla finestra, giù nel fiume Sile. Io sono per la legge, e la legge vale per tutti dall’ammiraglio al mozzo, legalità è la parola d’ordine. Vale anche per la famiglia Bossi, se è colpevole”.

Molto dei veri sentimenti della base maroniana lo si capisce sbirciando negli spiragli della rete, sui social network, dove non mancano commenti piccanti e piccati alle notizie delle scorse ore. Uno su tutti quelli postato da Stefano Candiani, ex segretario provinciale di Varese (quello rovesciato nel congresso della discordia), molto vicino all’ex ministro dell’Interno: “Sono amareggiato per quanto sta avvenendo alla Lega – scrive -. Ma sono anche e soprattutto incazzato perché quanto sta emergendo non ha nulla a che fare con la Lega. Affaristi e approfittatori alla Belsito da troppo tempo si sono impossessati della mente del movimento. Il militante ignoto vuole la sua vendetta contro chi ha approfittato della Lega per farsi la villa in Sardegna o la tenuta in Piemonte”. Un attacco, neanche molto velato a operazioni immobiliari che sarebbero a suo dire riconducibili alla famiglia Bossi e al più stretto entourage. E sempre da Facebook ha parlato anche il presidente del consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni, recentemente indagato per corruzione, che sottolinea come Bossi non meriti di vivere questo dramma: “Ora ha bisogno di noi e della nostra forza: combattiamo”, e poi aggiunge: “Bossi è mio padre e i leghisti sono miei fratelli e combatteremo insieme, per la Lega per il nostro ideale. E non sto neanche qui a commentare quello che i giornali scrivono di lui… Uniti”. Il segretario provinciale varesino, Maurilio Canton, reguzzoniano, è ancora più drastico: “Che siamo sotto attacco è evidente: è possibile che debbano succedere queste cose proprio nel giorno in cui si presentano le liste elettorali?”. La linea ufficiale è quella dettata dal quotidiano la Padania, che oggi titola “Allungano le mani sul Bossi per fermare un popolo”, bollando come “sospetta” la tempistica di quello che è stato definito come un “attacco giudiziario”.

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