Occupy Wall Street, nel novembre 2011

Dopo il letargo invernale il movimento Occupy Wall Street rialza la testa e tenta il rilancio di primavera. Lo scossone dato alla società americana, come riconoscono anche osservatori vicini al mondo bancario, è stato forte. Certo il movimento di protesta, nato il 17 settembre dell’anno scorso, ha raggiunto traguardi importanti, piccoli e grandi: dalla eliminazione di una tassa imposta dalle banche sull’utilizzo delle carte elettroniche all’avere evitato il pignoramento delle case a persone in difficoltà, passando per l’approvazione di una tassa sui super ricchi ad Albany, nello Stato di New York. Ma il danno più grave inflitto al mondo della finanza è avere attaccato l’immagine delle banche, costrette a puntare su dosi massicce di marketing per riconquistare la fiducia degli americani.

Manifestazioni, ritrovi, accampamenti e slogan hanno puntato i riflettori sulle ‘malefatte’ del mondo della finanza, indebolendo ciò che è più caro alle banche, la loro immagine, già sporcata dalla crisi finanziaria degli ultimi anni. Il risultato è che soltanto il 41 per cento degli americani, secondo un sondaggio condotto dalla società di public relations Edelman, ha ora fiducia negli istituti di credito, contro il 69 per cento nel 2008. E ora i colossi della finanza, per riparare al danno, puntano sulla pubblicità. La conferma arriva da uno studio condotto da Echo Research insieme alla società di public relations Makovsky, secondo cui il 73 per cento delle aziende finanziarie ha aumentato gli investimenti in marketing e comunicazione nell’ultimo anno. E il fenomeno è destinato ad aumentare. «Con il risveglio primaverile del movimento», ha detto Scott Tagney, vicepresidente esecutivo di Makovsky, «i dirigenti di Wall Street devono essere sempre più pronti a difendere la loro immagine».

Il primo traguardo raggiunto dal movimento risale all’1 novembre scorso, quando Bank of America ha ceduto a un’ondata di proteste cancellando, dopo appena un mese, una tassa mensile di cinque dollari per chi utilizza carte elettroniche di pagamento. La seconda banca d’America è tornata sui suoi passi dopo che le concorrenti Wells Fargo, JP Morgan Chase e SunTrust avevano abbandonato progetti di tassazioni analoghe. Ufficialmente Bank of America ha ritirato la tassa per accontentare i clienti, ma l’opinione più diffusa è che le proteste del movimento, particolarmente accese, abbiano portato la banca a fare marcia indietro.

Gli obiettivi raggiunti da Occupy Wall Street, tuttavia, non si limitano al settore bancario, bersaglio principale delle sue critiche. Ad Albany, nello Stato di New York, il movimento ha vinto una battaglia contro il governatore Andrew Cuomo, criticato per la reticenza ad approvare un’imposta per i super ricchi. Alla fine però proprio Cuomo, con una mossa a sorpresa, ha cambiato posizione approvando la nuova tassa all’inizio di dicembre e utilizzando il ricavato per ridurre le imposte pagate dalla classe media.

Il movimento di protesta, focalizzato sulla lotta alle disuguaglianze economiche, si è anche impegnato con successo per impedire diversi casi di pignoramento. Ad Atlanta, per esempio, ha aiutato un pastore, che da tempo lottava per pagare i debiti dopo che la sua chiesa era stata distrutta da un tornado nel 2008, a ricevere un prestito dalla banca ed evitare il pignoramento. Manifestazioni e pressioni hanno salvato la casa anche a diversi veterani di guerra che, rientrati in patria, faticavano a rispettare le rate del mutuo.

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