Da quando il professionismo ha contaminato il mondo dello sport è pacifico che esistano coloro che si occupano di aspetti manageriali. Gli sponsor dei migliori elementi che il genere umano abbia prodotto sono sempre esistiti, basti pensare a Mecenate, ma certamente anche ad altri prima di lui. I manager dello sport quindi fanno una attività assolutamente necessaria. E’ scontato che ci siano dei buoni e dei cattivi agenti, ed è normale che in certi ambienti si giustifichino delle contaminazioni discutibili, ma in alcuni casi queste prendono chiaramente il sopravvento. Tanto per citare un esempio, Mc Cormack ha sempre rifiutato di occuparsi di boxe e ha sempre avuto molte perplessità ad occuparsi di calcio ed infatti di Paolo Rossi condividevamo la gestione dell’immagine. A questo proposito vi vorrei raccontare un episodio accadutomi nel lontano 1986.

Un mio collega americano mi aveva fatto sapere che Maradona aveva rotto con il suo manager storico, Giorgio Cisterpillar, ed era interessato ad avere un colloquio con il nostro Gruppo. Le comunicazioni allora non erano come oggi ed infatti ricevetti un fax in cui mi si diceva di recarmi a Napoli ad incontrare un certo Guillermo Coppola che si stava occupando ad interim di Diego, e che voleva valutare le nostre condizioni e vedere se ci fosse stata la possibilità di un accordo. Berlusconi aveva da poco acquistato il Milan e su tutti i giornali c’era scritto che gli interessava comprare Maradona. Prendo un aereo per Napoli e dal momento che sono piuttosto alto cerco di avere, come sempre, uno dei primi sedili perché dispongono di più posto per le gambe. Riesco ad averlo e quindi quando arrivo a Napoli sono il primo a scendere dall’aereo. Allora non esistevano “finger” e pertanto raggiungo per primo i taxi in fila danti all’aeroporto. Salgo sul primo, ed era una specie di altare a Diego. Foto da tutte le parti e frasi che lo esaltavano. L’ autista parte ed in pieno vialone che va verso la Città mi chiede dove saremmo andati ed io gli dico: “Via Petrarca 112”.

Come sente la destinazione l’ autista inchioda la vettura e mi dice: “Avete la valigetta, il vestito grigio, venite da Milano e volete andare in Via Petrarca 112 e allora mi dovete dire cosa andate a fare” Gli rispondo che erano stati affari miei e che non aveva il diritto di farmi quella domanda. Lui ribatte che a quell’indirizzo c’era la Maradona Production e con quello che scrivevano i giornali, con il mio permesso, erano anche affari suoi. Mi metto a ridere e gli dico per sommi capi che il mio interesse per Maradona era quello eventualmente di fargli guadagnare più soldi. Tranquillizzato, riparte e mi porta a destinazione. Chiedo quanto dovevo e lui orgoglioso e fiero mi dice che sarei stato suo ospite perché a sua maniera voleva contribuire anche lui.

Questa storia serve a capire a che punto possono arrivare le cose nello sport. Un mondo che ha bisogno di essere gestito, anche se quella volta non ci siamo riusciti a metterci d’accordo, cosa che sarebbe stata meglio per tutti, e che, ci avrebbe permesso di gestire al meglio il più grande talento calcistico di tutti i tempi.

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