Dopo il declassamento di Standard&Poors dello scorso 20 settembre e quello, di tre giorni fa, di Moody’s, adesso anche la terza agenzia di rating più importante a livello mondiale, Fitch, ha dichiarato il downgrande nei confronti dell’Italia.

Il rating del nostro Paese passa da AA+ ad A+, e anche l’outlook, cioè la previsione per il futuro, è negativo. Il che significa che potrebbero esserci, prossimamente, ulteriori bocciature. Il motivo della decisione, spiegano gli analisti, sta nella “situazione di vulnerabilità dell’Italia, dovuta agli alti livelli di debito pubblico e ai bassi livelli di crescita potenziale, a fronte della crisi dell’eurozona”. In sostanza, secondo Fitch, l’aggravarsi della crisi in Europa ha provocato “un notevole choc economico e finanziario che ha indebolito il profilo del rischio sovrano del’Italia”.

Automatico il commento da parte di Palazzo Chigi, secondo cui, anche questa volta, si tratta di una decisione “annunciata”, ma che “si differenzia da altri giudizi di rating” perché Fitch mostra apprezzamento per gli sforzi di risanamento e giudica “raggiungibili” gli obiettivi di deficit. Il declassamento è stato commentato anche dal direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni – oltre che uno dei candidati alla successione di Mario Draghi proprio al vertice di via Nazionale – secondo cui “un altro downgrading non cambia il quadro” perché “le agenzie di rating agiscono in branco – commenta il direttore generale di Bankitalia, vanno tutte nella stessa direzione e nello stesso momento”.

Ma se è vero che l’agenzia di rating ha mostrato apprezzamento per l’impegno dimostrato dall’Italia con il varo della manovra supplementare, è anche vero che gli analisti hanno definito il nostro quadro macroeconomico “più debole” , parlando di “un potenziale rallentamento” a causa del quale “gli obiettivi di bilancio del governo per il 2013 potrebbero non essere centrati”. Fitch ha puntato il dito anche contro “l’iniziale risposta esitante del governo italiano all’allargarsi del contagio”, che “ha eroso la fiducia del mercato nella sua capacità di riuscire a traghettare l’Italia attraverso la crisi dell’euro”. Ecco perché, di fronte all’attacco speculativo di questa estate, la Bce era stata costretta a comprare titoli di Stato italiani per frenare la corsa record dello spread tra Btp e Bund. Insomma, oltre alla debolezza del nostro Paese di fronte alla crisi, a peggiorare le cose c’è lo sbando fra leader e autorità dell’euro, per cui “una soluzione credibile e generale è complessa politicamente e tecnicamente”, tanto che Fitch prevede che “ci vorrà tempo per vederne l’attuazione e riguadagnare la fiducia degli investitori”. Fino ad allora, l’Italia dovrà cavarsela nel difficile compito di finanziarsi sul mercato a costi sostenibili. Se così non fosse l’agenzia di rating dà per certo che, poiché l’Italia un membro chiave della Ue, La Bce o il fondo Efsf in extremis si mobiliteranno “per prevenire una crisi di liquidità”.

Il giudizio dell’agenzia di rating è frutto di una valutazione sul temuto “effetto contagio” della crisi del debito, specie per quei Paesi cronicamente deboli in termini di crescita. Non a caso, oltre all’Italia, Fitch ha declassato anche Spagna e Portogallo. Il giudizio su Madrid -la cui crescita di medio termine è stata di recente rivista al ribasso, scende di due gradini, da AA+ ad AA-, sempre con outlook negativo, mentre Lisbona rischia un taglio del rating fino al livello ‘junk'(spazzatura), dopo che ad aprile il Paese era stato declassato a BBB-, l’ultimo livello d’investiment grade.

Fitch ricorda di avere già in precedenza indicato come a livello europeo “una soluzione credibile e generale della crisi sia tecnicamente e politicamente complessa e richieda molto tempo per essere applicata così da guadagnare la fiducia degli investitori”.

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