Due donne incensurate, Nina e Marianna, sbattute in galera per avere protestato, con la voce e a mani nude, contro la grande opera voluta da Dio, le infrastrutture per il Tav Torino-Lione. Il reato contestato: porto abusivo di una mascherina antigas.

Luca Mercalli ha provato sulla televisione del servizio pubblico a segnalare la sproporzione di questo arresto “in confronto con i blandi provvedimenti riservati a delinquenti mafiosi, truffatori, corruttori e politici che violano le più elementari norme dello Stato”. Un solo minuto di considerazioni, e “i sacerdoti del Pd e del Pdl sono esplosi nella loro condanna inquisitoria”.

Il 23 settembre, il procuratore capo di Torino, personalmente presente in udienza, aveva reiterato la richiesta della custodia cautelare in carcere, il giudice l’ha respinta disponendo però gli arresti domiciliari per Nina e l’obbligo di dimora per Marianna.

Le donne protestavano contro un’opera sulla quale la Comunità montana della Valdisusa e Valsangone ha prodotto un esposto, settembre 2010, a diverse Autorità, fra queste l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici (Avcp). La Comunità contestava la legittimità della procedura speciale messa in atto da Ltf, segnalando che “risulta agli scriventi che l’opera, nel 2006, a seguito dei gravi incidenti verificatisi a Venaus nel dicembre 2005, sia stata stralciata dall’ambito di applicazione della legge obbiettivo”.

L’Avcp, 4.5.2011, risponde in questo modo: “Ltf, alla quale sono state richieste informazioni e documentazione, in relazione al riferimento delle procedure alla legge obbiettivo ha richiamato le precisazioni ricevute dalla Struttura Tecnica di Missione presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha evidenziato l’assenza di provvedimenti con i quali sia stato esplicitamente revocato l’inserimento dell’opera nel programma delle infrastrutture strategiche”.

Dopo le drammatiche vicende del dicembre 2005, il governo Berlusconi prima e il Governo Prodi poi, sia i primi ministri che i ministri competenti, hanno pubblicamente e ripetutamente dichiarato che la Torino-Lione era stralciata dal perimetro di applicazione della legge obbiettivo. Le dichiarazioni pubbliche però trovano anche un riscontro formale in una sentenza della VI Sezione del Consiglio di Stato (sentenza n. 4482 del 23.8.2007), con la quale i Giudici hanno dichiarato “improcedibile per cessata materia del contendere” il ricorso, che all’epoca venne proposto dalla Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia, “nel presupposto che il progetto per la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione, approvato dal Cipe con la delibera 113/2003, sia stato stralciato dall’ambito applicativo della legge 443/2001 e ricondotto nell’alveo delle procedure ordinarie ex art.81 del Dpr 616/1977″.

Nel 2007 ministro alle Infrastrutture era Antonio Di Pietro, al quale è riconducibile l’informazione fornita ai Giudici del Consiglio di Stato. Oggi il ministro delle Infrastrutture è Altero Matteoli, al quale è riconducibile l’informazione fornita all’Avcp. Non possiamo dire se per colpa o dolo ma uno dei due ministri, o chi per loro, ha certamente mentito, e stiamo parlando non di una mascherina ma di un’opera che peserà nelle tasche degli italiani per oltre 18 miliardi di euro.

Segnalo “il fatto” al procuratore di Torino, nella speranza che il suo rigore e la sua solerzia sulla mascherina antigas trovi riscontro anche nell’accertamento di un falso in atto pubblico relativo a un’opera che dovrebbe pesare nelle tasche degli italiani oltre 18 miliardi di euro.

Nell’attesa, per quanto vale, ma sono certo che in tanti sono con me, sottoscrivo in toto le dichiarazioni di Luca Mercalli e spero che le misure restrittive a Nina e Marianna vengono quanto prima revocate.

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