La fiction interpretata da Manuela Arcuri è tra i titoli più attesi della stagione 2012 di Canale 5

Pupetta Maresca, settantasei anni, assurta alle cronache a metà anni Cinquanta, quando, poco più che ventenne e incinta di sei mesi, uccise il killer del marito (il camorrista Pasquale Simonetti detto Pascalone ’e Nola), sarà tra i titoli più attesi della stagione 2012 di Mediaset.

Nelle quattro puntate, per la regia di Luciano Odorisio, ci sarà tutto: l’omicidio, una condanna a diciotto anni di carcere; la grazia concessale nel 1965; la storia tormentata con un altro boss, Umberto Ammaturo; la clamorosa conferenza stampa del 1982 nella quale sfidò, in piena guerra di camorra tra Nuova famiglia e Nuova camorra organizzata, il boss Raffaele Cutolo; la sentenza del 1986, nella quale la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli la indicò ufficialmente come appartenente alla camorra e affiliata alla Nuova famiglia, ordinandone la confisca dei beni.

Il personaggio sarà interpretato da Manuela Arcuri che recentemente ha incontrato sul set Pupetta Maresca, che ha dichiarato di essere stata coinvolta nella lavorazione della fiction sin dall’inizio. “Mi hanno fatto leggere la storia e ho chiesto di modificarla in alcuni punti che mi sembravano troppo romanzati. Ho cercato di far capire innanzitutto ai produttori, al regista e alla Arcuri chi era la vera Pupetta, al di là dell’immagine pubblica che mi è stata costruita addosso. Perché io penso di essere stata anche infangata e spero che questa fiction possa contribuire a far capire alla gente chi sono stata veramente”.

La materia in effetti è delicata e controversa, poiché quando si portano all’interno di opere romanzate figure reali legate alla malavita si rischia, in qualche modo, di giustificarle.

La storia di Assunta Maresca (pupetta o pupatella vuol dire bamboletta, bambina particolarmente graziosa) cominciò quando, a sedici anni, vinse un concorso di miss locale: era di una bellezza selvaggia, tipicamente meridionale, fatta soprattutto di tinte scure (occhi, capelli, pelle). Fu così che un uomo perse la testa per lei: era Pasquale Simonetti, già noto come Pascalone ‘e Nola, una montagna, fisicamente e camorristicamente (la sua temerarietà lo spinse perfino a schiaffeggiare Lucky Luciano all’ippodromo di Agnano).

Il 1955 fu un anno tragico nella biografia di Pupetta: tra la primavera e l’autunno di quel’anno, dopo il primo premio nel concorso di bellezza, arrivarono il matrimonio, una gravidanza, l’omicidio del marito da parte di camorristi rivali e la conseguente vendetta sul presunto sicario del consorte. Quindi il processo e il carcere. Tra le sbarre del penitenziario di Poggioreale nacque suo figlio, Pasqualino. Nel 1965 Pupetta esce dal carcere e cinque anni più tardi si unirà al boss Umberto Ammaturo. Ma ecco che nel gennaio ’74 un’altra triste vicenda accadrà nella sua vita: suo figlio scompare e non sarà più ritrovato.

Pupetta Maresca, per le vicende travagliate della sua vita, appare soprattutto come una donna che vive in trincea, che deve gestire il quotidiano con il pugnale in bocca, che sa che la vita per lei è innanzitutto lotta, passioni, tragedie. E queste non sono finite: il 12 giugno 1982, viene arrestato Umberto Ammaturo, secondo, importante compagno della sua vita, e il 13 luglio finisce in carcere anche lei, sospettata dell’omicidio Semerari, il criminologo trovato decapitato.

La geografia politica della camorra post-terremoto cambia e si allarga, le “mani sulla città” diventano più numerose (sembra che in Campania 200mila persone vivano di camorra) e l’industria del crimine si differenzia polverizzando i suoi interessi: i 50mila addetti al contrabbando di sigarette, dopo l’aumento vertiginoso del dollaro e la conseguente crisi del contrabbando di tabacco, hanno stornato le proprie forze sul racket esteso a tutti i settori della vita pubblica, commerciali e industriali, della Campania. La “tangente” viene applicata persino sulle operazioni di malavita (per esempio, il furto delle automobili) e questo ha generato la guerra fratricida tra le bande rivali, guerra che nel 1981 produsse 236 omicidi, superati di molto negli ultimi due anni.

Proprio in questa cornice è da inquadrare la (mala)vita di Pupetta Maresca.

di Anna Bisogno
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