I pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo lasceranno, nei prossimi mesi la Procura di Napoli, a seguito di una richiesta di trasferimento. Lasciano i due magistrati che sono l’emblema delle inchieste sui rifiuti in Campania, che hanno reso evidente il groviglio di interessi, di responsabilità, di collusione tra settori imprenditoriali, la politica, il commissariato e gli organi di controllo. Inchieste che hanno portato sul banco degli imputati Antonio Bassolino e i vertici della Impregilo oltre ai tanti alti funzionari del commissariato e dello Stato. La grande professionalità e la straordinaria conoscenza dei due Pm del settore rifiuti, era ed è un patrimonio che andrebbe conservato non solo alla Procura di Napoli ma all’intero sistema giudiziario nel nostro Paese. Perdere pezzi così significativi della ricerca della verità all’interno di un sistema emergenziale che dura da 20 anni è una sconfitta per chi continua a credere e a battersi ancora per sconfiggere o sistema.

Sicuramente nella richiesta dei due pm ci saranno anche ragioni di natura personale, ma non può sfuggire un senso profondo di delusione e di amarezza per alcuni episodi gravi che sono accaduti nel corso di questi anni. Il cosiddetto processo Bassolino, sui presunti illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti e sulla gara aggiudicata dalla Impregilo, sta procedendo a ritmi lenti verso la prescrizione dei reati con la conseguenza di vedere vanificato un lavoro lungo e faticoso.

A ciò si aggiunge lo “strappo” con il procuratore capo della Repubblica di Napoli, Giandomenico Lepore, sulla vicenda dell’inchiesta “Rompiballe”: i due pm avevano chiesto il rinvio a giudizio per il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa e l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, ma il procuratore Lepore stralciò la posizione dei due con una pesante ingerenza . Della questione si occupò anche il Csm dando ragione a Noviello e Sirleo, ma era mancata un’azione solidale nell’ambiente giudiziario partenopeo.

Del resto il procuratore Lepore aveva partecipato anche all’inaugurazione dell’inceneritore di Acerra, alla presenza dei vertici della Impregilo, di Bassolino, di Guido Bertolaso e del presidente Berlusconi, che in quell’occasione definì “eroi” gli uomini della Impregilo che avevano subito ogni genere di attacco. Quantomeno, poneva un problema di opportunità quella presenza in un luogo e con personaggi sottoposti a processo presso il Tribunale di Napoli.

La speranza di quanti si sono battuti in questi anni per ricostruire la verità storica sull’emergenza rifiuti in Campania è che ci possa essere un ripensamento, anzi, bisognerebbe fare ogni sforzo per mantenere al loro posto i due magistrati. Almeno l’augurio è che si possa arrivare alla conclusione del processo più importante sui rifiuti e che si vincano le resistenze e l’ostruzionismo di chi gioca all’ottenimento della prescrizione.

Se dopo 20 anni di emergenza, 8 miliardi di euro spesi negli ultimi 10 anni, con un problema irrisolto e una terra violentata e inquinata, non dovessimo arrivare alla fine del processo, sarebbe un danno irreparabile per la democrazia non solo in Campania ma nell’intero Paese.

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