Non è bastata la maratona notturna per arginare l’ostruzionismo dell’opposizione in aula. La Camera ha chiuso la seduta alle 23.30 aggiornandola alle 9.30 senza che la maggioranza sia riuscita a far approvare l’articolo 3, la parte del ddl che disciplina la “prescrizione breve per gli incensurati”. Secondo la norma,  lo stop ai processi avverrebbe entro un numero di anni pari a un sesto – e non più a un quarto – della pena massima prevista per il reato. “Ci hanno detto che il testo va votato entro domani”, ha commentato il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, “Ma la notturna si dovrebbe fare per provvedimenti utili al paese. Questa è una priorità vergognosa”. Una priorità che però è assoluta per la maggioranza, considerato che la legge e soprattutto l’articolo 3 riguardano da vicino uno dei quattro procedimenti – il cosiddetto ‘caso Mills’ – in cui figura come imputato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Un processo che, se la legge passasse e in fretta, cadrebbe sicuramente in prescrizione.

L’opposizione si affida a un ostruzionismo originale. Contro il processo breve, il Pd ha schierato i suoi big per leggere in Aula gli articoli della Costituzione. Dario Franceschini ha iniziato con la lettura dell’articolo 1, seguito da Pier Luigi BersaniEnrico Letta, Rosy Bindi e Massimo D’Alema che ha recitato l’articolo 87 su poteri e doveri del Capo dello Stato. Per poi proseguire con il commento della prima riga del successivo articolo: “Il presidente della Repubblica ha il potere di sciogliere le Camere, ma questo più che una lettura del comma è un mio auspicio personale”. Dopo di lui sono intervenuti Beppe FioroniPiero Fassino. I deputati dell’IdV hanno invece deciso di ricordare i casi più noti che rischiano di essere interrotti se dovesse passare la legge sul processo breve. Frodi economiche come i casi Parmalat Cirio, morti bianche come quelle della Thyssen KruppFincantieri di Palermo, o ancora le responsabilità sulle vittime del terremoto de L’Aquila e dei pazienti deceduti alla clinica Santa Rita di Milano.

Il ministro Alfano presenta il ddl, sdegnata l’opposizione. Durante il suo intervento, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha sottolineato come i processi a rischio con la legge siano solo lo 0,2 per cento. Ogni anno, ha riportato il ministro, per la lentezza della giustizia a cadere in prescrizione è invece lo 0,5 per cento dei provvedimenti. “Se l’impatto è così modesto”, ha subito risposto il leader dell’Udc Per Ferdinando Casini, “Ci vuole spiegare perché state bloccando il Parlamento da settimane? Non serve a nessuno o, come dicono le opposizioni, serve solo a qualcuno?”. Dal Pd l’intervento del ministro Alfano è definito “scandaloso”.  “Non si può dire con tanta arrogante convinzione che un provvedimento non serve a nulla ma lo dobbiamo fare assolutamente”, ha commentato Pierluigi Bersani, “Non siamo mica all’asilo, ci vuole un minimo di decenza”. “Se non si arriva a una sentenza non è colpa dei giudici”, è invece la risposta di Antonio Di Pietro, “Ma della mancanza di risorse, personale, strumenti che agevolino il processo ad arrivare a destinazione”. Ma le critiche al disegno di legge non arrivano solo dall’Aula. A margine di un incontro a Firenze, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha dichiarato: “La dizione di ‘processo breve è impropria. E’ un modo per far morire il processo, piuttosto che per trovare le eventuali responsabilità dei colpevoli o l’eventuale assoluzione di innocenti”.

Si discute sul caso della strage di Viareggio. Le posizioni di maggioranza e opposizione si sono accese soprattutto su un esempio: il processo per il disastro ferroviario di Viareggio. Per il ministro Alfano si tratta del caso più esemplificativo per dimostrare che le critiche al ddl sono solo strumentali, perché la prescrizione per quel procedimento avverrebbe solo nel 2032. Un stop al processo previsto tra 23 anni e 4 mesi anziché 24 anni, fanno notare i parlamentari toscani del Pdl, “una modestissima riduzione che non giustifica minimamente la levata di scudi del Pd”, scrivono in una nota, “a meno che non considerino normale e auspicabile una definizione del processo nell’arco di cinque lustri”. Ma il timore dell’opposizione è che si tratti di un processo troppo complesso per rischiare. ”I dati del ministro Alfano non ci convincono affatto”, ha riposto Raffaella Mariani a nome del Pd, “Per la strage di Viareggio, con 32 vittime e danni irreversibili a persone e cose, il rischio è che non ci sarà giustizia”.

Voto finale previsto per domani alle 20. Partirà già stasera la votazione degli emendamenti al ddl, tra cui uno presentato dall’IdV e che prevede il voto segreto. Intanto per domani è stato convocato il Consiglio dei ministri alle ore 14, in concomitanza con la pausa dei lavori parlamentari alla Camera. Il Cdm non si terrà a palazzo Chigi, ma nella sala dei ministri alla Camera per permettere alla maggioranza di essere presente al completo per le votazioni sul processo breve. Che domani, salvo sorprese, dovrebbe ottenere il via libera intorno alle 20.

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