Nel settimo giorno di manifestazioni, piazza Tahrir, cuore delle proteste al Cairo, si è nuovamente riempita con decine di migliaia di persone che, sfidando il coprifuoco, chiedono la fine del regime. I manifestanti hanno invocato uno “sciopero generale” a tempo indeterminato a partire da oggi e un “corteo di un milione di persone” per domani al Cairo (e – secondo alcune fonti – anche ad Alessandria), con cui sperano di dare la spallata finale a Mubarak. La situazione per il momento è tranquilla, ma si tratta di una calma carica di tensione. L’esercito con un comunicato diramato dalla tv di stato egiziana ha fatto sapere di ritenere “legittime” le rivendicazioni del popolo e che “le forza armate non useranno la violenza contro i cittadini, ma mettono in guardia contro atti che possano minacciare la sicurezza dello stato”.

Per ora il presidente egiziano rifiuta di dimettersi. Nel tentativo di rimanere in sella, ha annunciato il nuovo governo da cui sono spariti l’odiato ministro dell’Interno e i magnati in affari con il regime. Ma per il resto, poche altre novità: il cambiamento più significativo è stato l’allontanamento di Habib el-Hadly, principale responsabile per la sanguinosa repressione delle proteste e capo delle forze di sicurezza accusate di violazioni sistematiche dei diritti umani. La sua sostituzione era richiesta a gran voce dai manifestanti: al suo posto è andato Mahmud Wagdi, generale di polizia in congedo, ex capo delle istituzioni penitenziarie.

Nel  tentativo di giocarsi le ultime carte, Mubarak ha anche lanciato un appello al dialogo con le opposizioni, subito respinto al mittente dai Fratelli Musulmani che hanno risposto: “Troppo tardi”. Il governo egiziano temendo altri scontri ha mostrato in tv le immagini di molti dei 3200 cittadini fermati durante le manifestazioni di questi giorni, immagini che nelle intenzioni del governo dovrebbero scoraggiare ulteriori proteste. I dimostranti sono stati mostrati con le manette ai polsi e con evidenti ecchimosi sul volto. Sei giornalisti di al Jazeera sono stati arrestati al Cairo e poi rilasciati, anche se gli sono state sequestrate le telecamere e il materiale girato. Secondo la tv satellitare Al Arabyia un gruppo di vandali hanno cercato di saccheggiare il tempio di Karnak a Luxor, ma sono stati fermati.

Israele sostiene Mubarak – Intanto il giornale Haaretz, all’indomani della telefonata tra il presidente americano Barack Obama e il premier israeliano Benyamin Netanyahu, rivela che i vertici politici d’Israele hanno rivolto un invito pressante agli Stati Uniti e ai governi europei perché sostengano “la stabilità” del regime egiziano e perché mettano fine, almeno pubblicamente, alle dichiarazioni critiche nei confronti del presidente Mubarak. Secondo Haaretz, l’establishment israeliano resta convinto – sullo sfondo delle incognite legate alla rivolta popolare in atto al Cairo e in altre città – che “il mantenimento della stabilità del regime egiziano sia nell’interesse dell’Occidente e del Medio Oriente nel suo complesso”. Per questo – suggerisce lo Stato ebraico – sarebbe il caso di “frenare le critiche pubbliche” verso Mubarak. Le indiscrezioni di Haaretz non sono state confermate, ma neppure smentite da un portavoce di Netanyahu, interpellato in proposito. Proprio ieri il premier israeliano aveva comunque sottolineato pubblicamente, dinanzi al consiglio dei ministri, il desiderio di una continuità nei rapporti con l’Egitto, a tutela degli accordi di pace firmati oltre 30 anni fa. Oggi il presidente della commissione esteri e difesa della Knesset, Shaul Mofaz (del partito di centro Kadima), ha ribadito in una intervista radiofonica i medesimi concetti, aggiungendo che Israele non ritiene sia il caso di compiere “ingerenze negli affari interni egiziani”. Con Mubarak si è schierato anche il papa della chiesa copta, Shenuda III, che ha riferito di aver parlato con il presidente egiziano per augurargli che Dio gli dia la forza e lo protegga per il bene dell’Egitto.

Gli Stati Uniti – Ma dagli Usa Hillary Clinton boccia senz’appello l’operato di Mubarak. Le aperture verso l’opposizione avviate dal presidente egiziano “solo solo l’inizio” di quello che si aspetta l’esecutivo Obama. “Chiediamo al governo egiziano di fare ciò che è necessario per agevolare una transizione ordinata. Questo è solo l’inizio nell’arco di un processo che deve portare a misure concrete per raggiungere le riforme democratiche ed economiche che abbiamo sollecitato e delle quali Mubarak ha parlato nel suo discorso di venerdì”, ha detto il segretario di Stato Usa. Hillary Clinton ha poi aggiunto che gli Stati Uniti “non fanno campagna” per alcuna fazione politica in Egitto.

L’Unione europea – Il titolare della Farnesina, Franco Frattini, arrivando a Bruxelles per la riunione con i colleghi del’Ue, ha dichiarato: “In Egitto si deve andare verso la democrazia”. Quello che la comunità internazionale non vuole è “una soluzione che porti l’islamismo radicale al potere”. L’Unione europea, attraverso il capo della diplomazia, Catherine Ashton, ha fatto sapere che “va avviato immediatamente il dialogo con l’opposizione” mentre i ministri degli Esteri della Ue hanno lanciato un appello alle autorità egiziane perché spianino la strada allo svolgimento di “libere e giuste elezioni”.

Il Cairo – La capitale egiziana intanto sembra sotto assedio: nei negozi e supermercati cominciano a scarseggiare pane e acqua imbottigliata, anche se per le strade si torna a rivedere la polizia. La Farnesina ritiene “imprudenti” i viaggi nel paese nord africano e l’Italia ha chiesto “imperativamente” alle autorità egiziane di proteggere i cittadini e le missioni diplomatiche Ue. Da oggi, e fino a cessazione della crisi, quasi tutti i tour operator italiani hanno sospeso  l’offerta di pacchetti viaggio per l’Egitto; per chi ha già prenotato sono previsti viaggi alternativi o rimborsi. Un centinaio di italiani che ne hanno fatto richiesta lasceranno l’Egitto stasera e saranno rimpatriati con il C-130 dell’Aeronautica militare arrivato in mattinata al Cairo. Il volo con a bordo i connazionali è atteso poco dopo la mezzanotte all’aeroporto di Ciampino. Il C-130 ha raggiunto stamani la capitale egiziana con a bordo un nucleo di Carabinieri del Tuscania inviati al Cairo per rafforzare la sicurezza dell’ambasciata d’Italia.

Internet – La rete resta inaccessibile. L’emittente al-Jazeera riferisce che per tutta la giornata è stato impossibile accedere al web, e quindi leggere e inviare notizie sulle manifestazioni in corso. Gli attivisti si stanno organizzando in modo da poter comunque scambiare notizie e comunicare. Tre numeri di telefono, ad esempio, sono stati attivati nelle ultime ore per permettere di inviare e ascoltare dall’Egitto ‘voice tweet’, brevi messaggi vocali registrati dagli utenti che non possono ricorrere al sistema tradizionale di messaggi scritti offerto da Twitter.

Le vittime – Ieri 14 cadaveri sono stati trovati in una moschea vicina alla prigione del Cairo. Secondo Al Jazeera sarebbero almeno 150 le persone che hanno perso la vita durante gli scontri di questi giorni, ma il numero è destinato a salire. Anche perché le proteste continuano a espandersi in tutto il Paese. Dopo Alessandria, l’esercito è arrivato a Sharm el Sheikh grazie all’autorizzazione israeliana ottenuta due giorni fa quando si è dispiegato a El Arish, nel nord del Sinai. L’autorizzazione era necessaria perché, in base all’accordo di pace concluso tra Egitto e Israele nel 1979, la penisola del Sinai è una zona demilitarizzata.

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