Si va verso una soluzione pilatesca al Corriere della Sera, con i giornalisti che cercano di sparigliare le carte e di ripassare la palla al direttore Ferruccio de Bortoli. Insomma, la matassa di via Solferino si ingarbuglia sempre più. L’assemblea dei redattori del quotidiano milanese, infatti, si riaggiornerà oggi, dopo che la lunga assise di ieri ieri ha visto prevalere l’orientamento di cercare di aggirare l’ostacolo posto da de Bortoli separando il tema del piano industriale con i relativi tagli a benefit e divieti di mobilità, da quello della fiducia a un direttore che la settimana scorsa aveva posto l’indice, tra il resto, sulle forti pressioni ricevute dagli azionisti (il riferimento alla Fiat è parso a tutti inequivocabile) e, quindi, sull’establishment economico e finanziario che “mostra di gradire poco le voci libere e le critiche: preferisce gli amici e i maggiordomi”.

A proporre una separazione delle due tematiche è stato lo stesso sindacato interno dei giornalisti, che del resto dall’irrituale referendum sarebbe uscito notevolmente indebolito dato che anche solo il fatto di accogliere l’invito al voto significherebbe certificare la scomparsa del ruolo di mediazione del sindacato stesso. Tanto più che il rischio di una sconfitta, davanti al tema della tutela della libertà di stampa rivendicata da de Bortoli, si era fatto sempre più alto, mentre così facendo i membri dell’assemblea nettamente contrari al piano si dovrebbero liberi di opporsi allo stesso senza assumersi la responsabilità della cacciata di de Bortoli. Lungi poi da loro infilarsi nell’insidiosa tensione tra soci e soci e tra azionisti e direttore, col rischio in ogni caso di uscirne sconfitti e strumentalizzati. L’unica strada possibile per uscire “dall’assedio sul Corriere” evocato nei giorni scorsi dall’azionista Diego Della Valle è quindi parsa ai redattori quella di entrare direttamente nel merito della proposta di mediazione sul piano industriale per il rilancio del quotidiano che de Bortoli aveva rimesso sul piatto nei giorni scorsi insieme alla valutazione del suo mandato.

La discussione ieri si è interrotta in tarda serata proprio su questo tema e oggi, salvo nuovi colpi di scena riprenderà con lo scopo di dare vita a una controproposta da presentare al direttore. Al quale, a questo punto, la palla dovrebbe tornare inequivocabilmente indietro senza dargli la possibilità di attribuire a giornalisti inetti una sua cacciata, dato che la mossa “alla Marchionne” in via Solferino non sembra funzionare. In pratica, infatti, i giornalisti del Corriere si starebbero allineano al modo di fare di soci e management e astenendosi nel momento di scegliere in attesa che siano altri a fare la prima mossa perché non vogliono perdere il direttore, ma neanche rinunciare al proprio status. La domanda a questo punto è piuttosto cosa farà De Bortoli: la fiducia dei giornalisti è dalla sua. Ma che dire di quella dei soci e del management, che, vista la piega presa dagli eventi, saranno chiamati a scoprire le loro carte.

Unica voce fuori dal coro e diretta, quella dei poligrafici del gruppo, che in duro comunicato sindacale pubblicato dal Corriere hanno espresso “la solidarietà umana e professionale al direttore, oggetto, in questi giorni, di preoccupanti pressioni con un chiaro tentativo di condizionare la linea della giornale, in ragione delle opinioni da questi espresse, considerate lesive da parte di alcuni”. Non solo. La Rsu ha chiesto direttamente “al Cda di Rcs, di assumere una posizione chiara e ferma sull’intera vicenda” e ha minacciato “di essere pronta ad indire la mobilitazione dei lavoratori del Corriere della Sera, nel caso il giornale dovesse essere oggetto di ulteriori tentativi di condizionamento”.

di Giovanna Lantini

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