Qualche giorno fa ilfattoquotidiano.it aveva scritto che l’Italia a partire dal 2011 avrebbe progressivamente messo al bando i sacchetti di plastica in tutti gli esercizi commerciali. In redazione ci siamo chiesti: “Possibile che l’Italia per una volta stupisca l’Europa con un provvedimento ecologista per ora unico a livello statale nazionale?” La risposta ha impiegato pochi giorni ad arrivare: è possibile, ma purtroppo poco probabile. Infatti, dopo il caos di dichiarazioni e ritrattazioni su scaglioni e proroghe, è saltato fuori un piccolo problema. Il ministro Stefania Prestigiacomo ha rivendicato con forza la sua opposizione agli scaglionamenti proposti nel Milleproroghe, che di fatto avrebbero prorogato il divieto di commercializzazione per i piccoli esercenti di un anno intero, annunciando con un comunicato che la messa al bando entrerà in vigore dal 1° gennaio senza ulteriori ritardi.

Peccato però che il Consiglio dei ministri non abbia emanato nessun decreto attuativo: nel Milleproroghe non c’è traccia di sacchetti e in assenza di decreti attuativi il divieto è semplicemente quello della legge 296, di quattro anni fa,  un provvedimento di tipo generale.

E allora dal 1° gennaio 2011 come si regoleranno produttori e commercianti? Ovviamente c’è confusione e conflitto. Enrico Chialchia, direttore di Unionplast, l’associazione di riferimento per i produttori di manufatti in plastica si limita a prendere atto che non è successo nulla: “Il 1 gennaio 2010 non entrerà in vigore nessun decreto, per il semplice fatto che il Consiglio dei Ministri non ha adottato nessun provvedimento attuativo. Ad oggi la situazione è questa: nulla è cambiato rispetto alle disposizioni della legge 296 del 2006, che imponeva come data limite per la commercializzazione dei sacchetti il 1° gennaio 2010 (successivamente prorogato di un anno), che non è mai stata attuata proprio perché i decreti attuativi non sono stati emanati. A questo proposito ricordo anche che la 296 non prevedeva nessun regime sanzionatorio, dunque non si capisce nemmeno sulla base di quali disposizioni dovrebbero essere inflitte le multe”.

In assenza che il Governo prenda una posizione chiara, a replicare ai produttori dei sacchetti è il senatore Francesco Ferrante, già direttore di Legambiente, che sottolinea come, per far entrare in vigore il provvedimento, non serva nessun decreto attuativo: “La legge 296 è stata approvata”.

Secondo il politico ambientalista, la Unionplast avrebbe dovuto preparare le aziende associate a riconvertire la produzione, invece di fare battaglia di retroguardia: “Chialchia dovrebbe dimettersi. Invece di cercare soluzioni condivise con il legislatore, per esempio per valutare quali tipi di sacchetti possano essere considerati riutilizzabili perché sufficientemente spessi, e dunque esclusi dal bando, il Direttore ha continuato a rassicurare i produttori sostenendo che il divieto non sarebbe mai entrato in vigore. Ha una responsabilità gravissima”.

Peccato però che la legge 296 sia quantomeno vaga: non si parla di sanzioni e non si definisce neppure cosa esattamente s’intenda per sacchetto di plastica. Insomma, dal 2 gennaio chi prenderà la multa e quale multa? Nessuno, secondo Ferrante. “Bisogna dare tempo ai rivenditori di esaurire le scorte. Ma non è vero – continua il senatore – che le multe non possono essere inflitte perché manca una precisa indicazione sul sanzionamene nella legge 296, questa è una sciocchezza”.

In attesa di capirci qualche cosa di più, vale quanto dichiarato dal ministro Prestigiacomo a latere del Cdm: “Mi sono molto battuta e tutto il Governo si è dichiarato favorevole al fatto che si procedesse senza ulteriori proroghe. Per le scorte faremo accordi coi produttori e i consorzi che riciclano la plastica, non credo che ci saranno problemi”.

di Elena Donà e Paolo Hutter

Su YouTube il video: Ultimo Natale di plastica? (guarda)

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