A subire le ingerenze della politica non ci stanno. Fabio Fazio, Roberto Saviano e gli autori di “Vieni via con me” ritengono “inaccettabile” la richiesta del consiglio di amministrazione della Rai di ospitare, nell’ultima puntata della trasmissione, “le ‘associazioni pro-vita’ per replicare al racconto di Roberto Saviano nella seconda puntata, dedicato a Piergiorgio e Mina Welby, e all’elenco letto da Beppino Englaro e Fabio Fazio”. Domani il direttore generale della Rai, Mauro Masi, vedrà il direttore di Raitre Paolo Ruffini per concordare il da farsi, dopo il no di Fazio e Saviano.

Nel primo pomeriggio il cda della Rai ha approvato un ordine del giorno firmato dal consigliere Rodolfo De Laurentiis e sostenuto dalla maggioranza, per far replicare, nell’ultima puntata, le associazioni per la vita rispetto a quanto è stato sostenuto sui casi Englaro e Welby. L’ordine del giorno è passato con alcune modifiche e ha provocato la spaccatura dell’opposizione. In segno di protesta, infatti i consiglieri Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo hanno abbandonato la seduta senza partecipare al voto. Ad esprimersi a favore dell’odg anche il presidente della Rai Paolo Garimberti.
Per De Laurentiis “così come il ministro Maroni ha chiesto e ottenuto di replicare a Saviano nella scorsa puntata, chiedo che venga data voce alle associazioni pro-vita in merito al tema dell’eutanasia”.

Gli ideatori del programma non sono d’accordo. Il no alla richiesta del cda, spiegano Fazio, Saviano e gli autori, è motivato da “una ragione specifica” e da “una ragione di principio”.
“La ragione specifica: concedere un cosiddetto diritto di replica – spiegano – alle associazioni pro-vita, significherebbe avallare l’idea, inaccettabile, che la nostra trasmissione sia stata ‘pro-morte'”. Su questo punto converge anche il direttore di Raitre Ruffini. Invece, sostengono, loro hanno “raccontato due storie di vita, sottolineando la pari dignità, di fronte alla prosecuzione artificiale della vita, di chi sceglie di accettarla e di chi sceglie di rifiutarla. Per la precisione, è stata letta da Beppino Englaro questa pronuncia del 2007 della Corte di Cassazione”. La sentenza ribadiva che “accanto a chi ritiene che sia nel proprio migliore interesse essere tenuto in vita artificialmente il più a lungo possibile, anche privo di coscienza, c’è chi, legando la propria dignità alla vita di esperienza e questa alla coscienza, ritiene che sia assolutamente contrario ai propri convincimenti sopravvivere indefinitamente in una condizione di vita priva di percezione del mondo esterno”.
Per quanto riguarda invece i principi, “un programma di racconti, come il nostro, non ha la pretesa né il dovere né la presunzione di rappresentare tutte le opinioni” perché non è un talk show o una tribuna politica. “Se ogni associazione o movimento che non si sente rappresentato da quanto viene detto in trasmissione chiedesse di dire la sua, non basterebbero mille puntate di ‘Vieni via con me’ – aggiungono -. La Rai dispone di spazi adatti per dare voce alle posizioni del movimento pro-vita, che del resto già ne usufruisce ampiamente. L’idea che ogni opinione, ogni racconto, ogni punto di vista, ogni storia umana debba essere sottoposta a un obbligo di replica ci pare lesiva della libertà autorale, della libertà di scelta del pubblico, e soprattutto della libertà di espressione”.

Beppino Englaro, il papà di Eluana, e Mina Welby, vedova di Piergiorgio sono stati al centro di un caso mediatico e legale contro l’accanimento terapeutico. Englaro aveva letto in trasmissione  l’elenco delle “cose di Eluana che i suoi genitori hanno sempre saputo di lei”. Dal suo “desiderio di libertà rispetto a quello che lei avvertiva come violenza” al fatto che “mai avrebbe voluto vivere priva di coscienza e mai avrebbe tollerato la continua profanazione del suo corpo”: “Noi genitori le abbiamo dato solo voce, se avesse potuto esprimersi lo avrebbe fatto lei”.

Mina Welby lesse l’elenco delle cose dette dal marito “nel giorno più bello della sua vita”, quello della morte. Welby, ha ricordato Saviano, non ebbe le esequie in chiesa, “a differenza di boss e criminali come Enrico de Pedis, Francisco Franco, Augusto Pinochet”. E lei ricordò le parole più dolorose e belle. “Lui mi chiese ‘sono stato bene con te, e tu?’. Io risposi: sono stata felice”.

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