E’ nato a Isernia, si è laureato in fisica a Pisa e ha completato gli studi a Trieste. Ma la grande occasione per svolgere la sua attività di ricercatore è arrivata dagli Stati Uniti. Così Vincenzo Carnevale ha 33 anni, dopo il dottorato di ricerca che gli ha permesso di approfondire l’interesse per la fisica delle bio-molecole, vola al di là dell’oceano, a Philadelphia. “Quando ho iniziato ad interagire con i ricercatori della Temple University – spiega Vincenzo – non avevo ancora maturato l’idea di trasferirmi cosi’ lontano. Non mi ci è voluto molto, però, per capire che in Italia non avrei avuto le stesse opportunità di lavoro. I ricercatori, soprattutto all’inizio della loro carriera, hanno molta difficoltà ad inserirsi e raramente sono destinatari di offerte interessanti come, invece, avviene all’estero”. Un percorso segnato, dunque, da scelte assolutamente razionali, dettate essenzialmente da un mercato del lavoro, quello italiano, troppo ripiegato su se stesso e poco attento a quel fattore che si chiama, banalmente, meritocrazia.

“La mia esperienza di lavoro all’università di Philadelphia – conferma Vincenzo – è stata entusiasmante sin dal primo giorno. Sono rimasto molto impressionato dai mezzi a disposizione dei ricercatori e dalla qualità dei progetti di ricerca. Un altro elemento che mi ha particolarmente colpito, soprattutto se paragonato alla realtà italiana, è stata la grande considerazione per l’entusiasmo e l’intraprendenza delle persone”. In questo periodo, in collaborazione con altri gruppi di ricerca, Vincenzo si sta dedicando allo studio delle proprietà di un’importante proteina del virus dell’influenza e di molecole che, inibendone la funzione, potrebbero diventare in futuro nuovi farmaci antivirali. “Dopo due anni e mezzo trascorsi in parte alla University of Pennsylavania e in parte alla Temple University – conclude Vincenzo – sto cominciando a pianificare i prossimi passi della mia carriera. Ovviamente, per prima cosa, mi auguro di trovare un lavoro che mi permetta di continuare a coltivare i miei interessi, ad un buon livello, così come ho avuto la fortuna di fare finora. Non escludo a priori l’Europa e naturalmente l’Italia, ma sono sicuro che sarà difficile trovare altrove le stesse condizioni di lavoro degli Stati Uniti”.

 

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