Barbara Pollastrini: “Caro direttore, anche per un fatto personale di sensibilità nei confronti di lettori de Il Fatto, sento il dovere di scriverti. Vivo la discussione democratica per dare una leadership e un’identità al Pd, come via per mettere ko Berlusconi e un clima di regressione civile e democratica. Per questo, penso che tutti coloro che hanno questa volontà debbano sapersi rispettare, ascoltare e unire. Ero nella mia città, Milano. Bloccata da ragioni di salute. Credimi, mi è dispiaciuto profondamente, mi ha fatto rabbia, di non poter essere lì. Ciò detto, continuerò con ogni forza il mio impegno contro un governo illiberale e vessatorio. Anche Enzo Carra ci scrive: “Quel giorno avevo una visita per problemi di calcoli renali”. La lettera di Angelo Capodicasa: “Mio malgrado compaio nella lista degli assenti. Purtroppo sono stato ricoverato in ospedale. Avessi potuto recarmi in ospedale con la flebo sarei andato volentieri. Ma al reparto rianimazione del San GIovanni di Dio, ad Agrigento, sono piuttosto rigidi”. Sandra Zampa spiega: “Ero a Bologna, per una visita medica, ho perso il treno”. Gabriele Cimadoro: “Il mio voto non è stato registrato e non ho avuto la prontezza di farlo mettere a verbale. Ma c’ero”.

(da Il Fatto Quotidiano n°9 del 2 ottobre 2009)

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