Je suis Gigio Donnarumma. Chiaramente, con trent’anni di più, circa trenta chili di più e con molti soldi di meno in banca, ma je suis Gigio Donnarumma. Perché trovo davvero disdicevole, anzi, disdicevole e ridicolo tutto quel che si sta dicendo intorno a quello che ormai possiamo tranquillamente definire come l’ex portiere del Milan. Ok, Gigio Donnarumma a soli diciotto anni dice di no a quattro milioni e mezzo di euro l’anno e a un contratto, si suppone di quattro anni, perché con la faccenda degli svincoli a zero euro ormai nessuno pensa a lassi di tempo più piccoli, col Milan, pluricampione del mondo. Però, per che cosa Gigio Donnarunma dice di no a così tanti soldi? Questa dovrebbe essere la prima domanda da farci, e possibilmente anche da fare a lui o a chi per lui può parlare, Mino Raiola. Mettiamo il caso che ci sia una squadra, che so?, il Real Madrid, il Paris Saint Germain, la Juventus che gli ha offerto molto di più, che so?, il doppio.

Perché mai Gigio Donnarumma avrebbe dovuto dire di no? Qualcuno dirà, per la bandiera. Siete seri? Cioè, un ragazzo di diciotto anni con una carriera presumibilmente importante davanti avrebbe dovuto dire di no alla possibilità di giocare in una squadra di tutto rispetto, per un compenso molto consistente per onorare una bandiera? Che bandiera? Quella del Milan? La squadra che da poco è stata comprata da un imprenditore cinese? Quella nel quale Gigio Donnarumma ha esordito sotto la guida tecnica di Sinisa Mihajlovic? Ma Mihajlovic non era stato bandiera dell’Inter, nel finale della sua carriera? Lì le bandiere non valgono? Non diciamo sciocchezze. Il calcio moderno non è fatto di bandiere, ma di soldi, che si tratti di quelli che si prendono i calciatori, tramite i loro procuratori, o quelli che si prendono le squadre, dalle televisioni in primis.

E Donnarumma ha il migliore dei procuratori, quello che gestisce i campioni più pagati. Mica sarà un caso. Il calcio moderno è quello con gli aggiornamenti delle figurine Panini, che offrono la possibilità di ricollocare i calciatori durante il mercato di gennaio anche negli album, altro che bandiere. Ecco, se un peccato c’è stato, da parte di Gigio e di Raiola, è stato che a comunicare questo passaggio non siano stati loro, ma il Milan, in quel modo, cioè dando al portierino del traditore. Se, per dire, fosse uscita la notizia della super offerta di una di quelle squadre la faccenda sarebbe stata diversa. Chiaramente la gente si sarebbe comunque incazzata, perché rifiutare a diciott’anni quattro milioni e mezzo di euro sembra una cosa contro ogni logica, ma rinunciarci per sette o otto milioni è altra faccenda. Resta che uno si potrebbe incazzare comunque, perché quelle cifre non le vedrà mai in vita sua, ma sarebbe altra faccenda.

Il punto è che a questo punto ovviamente non c’è altra scelta che vendere, per il Milan, perché l’anno prossimo Donnarumma se ne andrebbe svincolato a zero euro. E allora era ben far sapere che il cattivo di turno era lui, complice il cattivissimo Mino Raiola, quello di Ibrahimovic, quello di Pogba, tutti calciatori già tacciati di tradimenti. Comodo, così, per il Milan indicare un altro colpevole. Nei fatti loro gli hanno offerto una cifra importante, ma inferiore, su questo dovrebbero non esserci dubbi. E anche a livello di blasone, diciamolo, ultimamente non è che giocare nel Milan faccia così questo grande effetto. La vera domanda, converrete, è perché Raiola, che di mestiere fa il procuratore, e direi che lo fa anche piuttosto bene, abbia deciso di indossare sempre questi panni da cattivone, da villain, quasi da gangster. Non gli avrebbe giovato un profilo un po’ più basso, defilato? Sicuramente, facendo un estratto conto al bancomat e guardando quanto ha in banca, Raiola si starà facendo quattro risate, lasciando la mia domanda senza risposta. Sia come sia, je suis Gigio Donnarumma, con più anni, più pancia e meno soldi.

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