Anche Liguria e Genova finiscono nel mirino della procedura europea di infrazione per livelli troppo elevati di inquinamento. A questa notizia si aggiunge l’incidenza di malattie e decessi non distribuiti con regolarità sul territorio comunale: nelle periferie, infatti, si registra una percentuale di tumori molto più alta di quella dei quartieri abitati da persone più abbienti.

Di fronte a questa situazione le maggioranze che governano la Regione e il Comune sono inerti. La Regione Liguria non finanzia da anni l’anagrafe delle emissioni che è ferma al 2011. I dati non aggiornati dimostrano che per gli ossidi di azoto e le polveri sottili (principali fonti in merito alle quali scatterà la pesante multa della Ue) proviene da attività portuali e aeroportuali. Situazione che non ha subito una modifica sostanziale se non nel periodo in cui la centrale Enel in Porto è stata chiusa e che ora si vorrebbe addirittura riavviare.

Di fatto le misure elaborate dalla giunta Doria per limitare l’inquinamento a Genova, non solo non sono mai entrate in vigore, ma si sono concentrate sulla circolazione di motori vetusti: problema certamente da affrontare, ma che riguarda solo marginalmente il problema dell’inquinamento. La stessa ordinanza della Civica Amministrazione al riguardo ammette che le misure contenute non avrebbero avuto riflessi consistenti su porto, aeroporto, traffico autostradale e extraurbano, e tanto meno sui cantieri di Grandi Opere.

Le incongruenze non finiscono qui: il Seap (Piano d’Azione Strategico per l’Energia) del Comune di Genova affronta solo marginalmente il tema del trasporto pubblico e contempla – catalogandolo come intervento per la riduzione dei gas serra – la costruzione di un gassificatore alternativo agli inceneritori. Peccato però che tutti gli ultimi piani industriali per la gestione dei rifiuti non prevedano mai la chiusura del ciclo attraverso un gassificatore…. La situazione, oltre che grave in sé per la salute dei cittadini, è talmente oltre limite da venire sanzionata e drammatizzata da una multa europea.

Anzi, proprio in relazione al ciclo dei rifiuti si è svolto il 7 febbraio un drammatico consiglio comunale che ha bocciato la proposta di fusione tra Iren Ambiente (multiutility interregionale) e Amiu (agenzia dei rifiuti comunale) che avrebbe avuto come conseguenza la privatizzazione di quest’ultima e l’implicita destinazione dei rifiuti genovesi agli inceneritori di Parma e Reggio gestiti da Iren.

Marco Doria ha minacciato le sue dimissioni: un errore che speriamo non venga messo in atto, dato che coprirebbe in tal modo un gioco che per primo dovrebbe rifiutare. Privatizzazioni e inceneritori sembrano l’arma che le multiutility ex pubbliche sfoderano di fronte alla crisi dei cicli energetici e ambientali una volta controllati dalle amministrazioni sul territorio. E’ il caso anche di A2A in Lombardia, sempre più avviata a consolidare “termovalorizzatori” e teleriscaldamento in contraddizione con la raccolta differenziata e l’abbandono dei combustibili fossili.

In qualità di ufficiale sanitario del governo, di sindaco di Genova, di presidente della Città Metropolitana, è urgente che Doria indichi un tavolo permanente e partecipato per affrontare in termini globali il problema, e sulla base di risultati e proposte chieda con forza interventi straordinari governativi, oltre ad adottare misure urgenti (come ad esempio bloccare lo stillicidio di eliminazione di corsie riservate per i bus) e mettere in campo tutte le ordinanze necessarie a migliorare la qualità dell’aria (ma anche dell’acqua e del suolo) a tutela della salute degli abitanti.

C’è poi una disorganizzazione tipica della sovrapposizione degli enti locali nell’attuale incertezza di ruoli dovuti alla soppressione alquanto caotica delle Province. Per conto proprio, la neonata Città Metropolitana fornisce dati provenienti dalle sue centraline di monitoraggio, spesso posizionate per accertare solo le emissioni stradali e non quelle delle industrie e dell’attività del Porto. Una palese inefficienza, che si aggrava nel momento in cui vengono messi in mobilità 19 dipendenti della ex-polizia provinciale, sguarnendo pesantemente l’attività di controllo ambientale.

Purtroppo questa è una situazione che non riguarda solo la Liguria, ma tutte le aree italiane affette da un inquinamento strutturale, che proprio in questa stagione si fa più tragico.

E’ urgente una decisa conversione ecologica e sociale dell’economia, che stenta non solo a partire, ma anche ad essere presa in considerazione dalla politica e dalle amministrazioni. Finanziare, aiutare produzioni di energia non inquinanti, sviluppare una città dove le ricchezze (e i ritmi di vita) vengano sottoposti a redistribuzione è un sogno che era perfino delineato nel piano energetico presentato a Bruxelles dalla città di mare. Genova, tra i progetti esaminati, risultò la metropoli italiana più attenta ad affrontare una difficile eredità di polo industriale, al punto di meritare il premio per il Seap migliore d’Italia.

Ma senza un inventario aggiornato delle fonti di inquinamento e un piano di azione scandito da priorità e da coinvolgimento pieno della popolazione, dei lavoratori e dei soggetti responsabili, i buoni propositi non si realizzano mai e rimangono sulla carta.

di Mario Agostinelli e Antonio Bruno

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