Non vuole più “offrire intrattenimento in un luogo in cui molte persone sono morte”. Lo ha detto Ali Unal, uno dei proprietari della discoteca Reina, a Istanbul, al quotidiano turco Haberturk. La notte di capodanno il locale fu teatro di una strage ad opera di un jihadista dello Stato Islamico, Abdulkadir Masharipov, che uccise 39 persone e ne ferì altre 65.

“Quando sono caduto a terra – ricorda Unal parlando con il quotidiano turco – Masharipov pensava che fossi morto. Ho perso i miei amici e i miei clienti lì dentro. Non riesco a fare affari lì. Non so se ci riuscirà Mehmet Kocarslan” l’altro proprietario del locale. Unal ha comunque chiarito che non intende lasciare il mondo dello spettacolo, pur non volendo più gestire il Reina. “Ho bisogno di fare il mio lavoro. Ma non voglio gestire il Reina in quella zona”, ha spiegato. ”E’ una questione mentale – ha proseguito – Ho ancora ben in mente le persone che sono state uccise, come posso fare musica lì dentro?”.

Unal ha poi concluso criticando le autorità per non averlo più contattato dopo il massacro. “Non so se qualcuno ha chiamato Kocarslan, ma nessuno ha chiamato me. Nessuno mi ha chiamato nemmeno dal ministero del Turismo“. La polizia arrestò Masharipov, cittadino uzbeko di 34 anni, il 16 gennaio scorso, dopo 17 giorni di fuga insieme al figlio di quattro anni nel quartiere Esenyurt, alla periferia europea di Istanbul. Gli agenti lo fermarono in con un blitz in un appartamento che, per i media turchi, era un covo dell’Isis.

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