In Italia un minore su tre è a rischio povertà ed esclusione sociale. E’ quanto emerge dal settimo Atlante dell’Infanzia (a rischio) 2016 “Bambini e Supereroi” di Save the Children, pubblicato quest’anno per la prima volta da Treccani e disponibile nelle librerie italiane da inizio dicembre. Case fredde e poco luminose, niente sport, abbandono precoce della scuola: è la condizione di migliaia di bambini e ragazzi. L’infanzia, dice l’organizzazione internazionale indipendente, è un “tesoro che va protetto”, soprattutto se si considera che “i bambini nel nostro Paese sono sempre meno”. Il 2015 ha fatto registrare il record negativo di nati: 485.780 bambini, un livello di guardia mai oltrepassato dall’Unità d’Italia. Il tasso di natalità, pari a 8 nati ogni 1.000 residenti, si sta abbassando di anno in anno dal 2008, quando era pari a 9,8 su 1.000. E di conseguenza la fascia dei minorenni è sempre più piccola: il loro peso specifico sul totale della popolazione è sceso dal 17% del 2009 al 16,5% attuale.

Bambini a rischio esclusione sociale – L’Italia presenta livelli di povertà minorili superiori alla media europea: quasi un minore su tre (precisamente il 32,1%) è a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia contro una media Ue del 27,7%. I bambini di 4 famiglie povere su 10 soffrono il freddo d’inverno perché i loro genitori non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa, il 39% rispetto ad una media dell’Unione europea che si attesta al 24,7%. Più di un minore su 4 abita in appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitti che gocciolano, mentre l’abitazione di oltre 1 bambino su 10 in famiglie a basso reddito non è sufficientemente luminosa. In Italia più di 1 bambino su 20 (1-15 anni) non riceve un pasto proteico al giorno e non possiede giochi; più del 13% non ha uno spazio adeguato a casa dove fare i compiti e non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extra-scolastici; quasi uno su 10 non può indossare abiti nuovi o partecipare alle gite scolastiche e quasi uno su 3 non sa cosa voglia dire trascorrere una settimana di vacanza lontano da casa.

Investimenti pubblici pochi e inefficaci – Per affrontare la questione della povertà, l’Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat (2013) destina una quota di spesa sociale destinata a infanzia e famiglie pari alla metà della media europea (4,1% contro 8,5%), mentre i fondi destinati a superare l’esclusione sociale sono pari appena allo 0,7% contro una media europea dell’1,9%. Gli interventi di welfare messi in campo in Italia per il 2014 sono riusciti a ridurre il rischio di povertà per i minori del 10%, un risultato che ci pone tra gli ultimi nel Vecchio Continente, considerando che mediamente in Ue gli interventi sociali riescono a ridurre il rischio di povertà del 15,7%.

Impatto negativo sui percorsi di studio  – Nel nostro Paese, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, supera la media europea (14,7% contro 11%), nonostante negli ultimi 10 anni il tasso di dispersione scolastica si sia ridotto del 7,4%.
Infine, un dato che riguarda l’attualità, in Italia 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica. Si tratta di un territorio che copre circa il 70% delle province italiane che comprende 45 città sopra i 50.000 abitanti che ospitano 900.000 minorenni sotto i 15 anni.

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