In Italia vengono commissariati in media 170 comuni l’anno. Dal 2001 al 2014 si è sciolto almeno un consiglio comunale in ben 18 delle 20 regioni italiane e, tra queste, sei da sole collezionano il 70,36% dei casi. Nell’ordine sono: Campania, Lombardia, Calabria, Puglia, Piemonte e Lazio. Il fenomeno è costante e più consistente nel Mezzogiorno. E se attualmente sono 82 (dati aggiornati al 1 settembre) i comuni commissariati, il numero basso rispetto alla media è dovuto per lo più alle recenti elezioni che hanno interessato oltre 1.300 amministrazioni. Nel dossier ‘Fuori dal Comune’, l’osservatorio civico Openpolis approfondisce le cause, l’andamento del fenomeno e le differenze tra Nord e Sud. Capitolo a parte per il condizionamento mafioso: dal 1991 al 2014 sono stati sciolti per questa ragione 258 comuni. A oggi sono 13 le amministrazioni commissariate per mafia, il 15,85%, percentuale due volte superiore alle media del periodo 2001-2014, in cui era circa il 7%. “I provvedimenti con cui il Presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, dispone di sciogliere un consiglio comunale – ricorda Openpolis – sono un indice indiretto dell’efficienza delle amministrazioni”. Basta pensare al comune di Roma. “I tre commissariamenti che hanno coinvolto la capitale dal 2000 a oggi – rileva il dossier – hanno di certo influito in modo negativo sulla capacità di erogare alcuni dei servizi fondamentali e hanno avuto una parte nel determinare la mancanza di programmazione politica testimoniata negli anni”.

I COMMISSARIAMENTI IN ITALIA E LE PRINCIPALI CAUSE. I dati del ministero dell’Interno consentono di osservare l’evoluzione del fenomeno dal 2001 al 2014, periodo durante il quale sono stati sciolti 2.385 consigli comunali. I picchi sono stati raggiunti nel 2005 e nel 2013 con rispettivamente 213 e 199 commissariamenti. In media ogni anno sono 2,5 milioni (circa il 4%) i cittadini interessati da questo tipo di vicende in quanto residenti in comuni commissariati. Il livello massimo è stato raggiunto nel 2001 con 6,8 milioni, ma dal 2007 non si scende sotto la quota dei 2 milioni ed è in aumento la percentuale di comuni sciolti con più di 10mila abitanti. Openpolis raggruppa le principali cause che possono portare allo scioglimento di un consiglio comunale a due macrocategorie: “le questioni politiche” da un lato e dall’altro “la cattiva gestione del comune o gli errori amministrativi (infiltrazioni mafiose, mancato approvazione del bilancio e decadenza del sindaco)”. La metà dei commissariamenti è dovuta alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, ben 1.195 casi su 2.385. A prevalere sono dunque le cause politiche. “Basti pensare – spiega Openpolis – che se si aggiungono anche le dimissioni del sindaco e le mozioni di sfiducia si arriva al 71,90% dei decreti di scioglimento”. Altra frequente motivazione è la cattiva gestione del comune o uno sbagliato comportamento degli amministratori. Tra questi i commissariamenti per mafia, per mancata approvazione del bilancio e per decadenza del sindaco rappresentano il 13,46% dei casi. Dal 2001 al 2014, 75 amministrazioni sono state sciolte per la mancata approvazione del bilancio.

L’ANALISI REGIONE PER REGIONE. I commissariamenti sono senza dubbio un fenomeno nazionale, ma è anche vero che sei regioni da sole collezionano il 70,36% dei casi. Nell’ordine sono: Campania (18,28%), Lombardia (13,46%), Calabria (12,29%), Puglia (9,39%), Piemonte (8,39%) e Lazio (8,01%). Nel tempo le differenze si sono assottigliate: i comuni commissariati al Nord sono passati dal 28,70% al 36,60% del totale nazionale, mentre al Sud sono scesi dal 60,50% al 45,80%. Anche la fetta del centro è cresciuta sensibilmente, passando dal 10,80% al 17,60%. Il fenomeno resta comunque più consistente al Sud. La vera differenza, infatti, non è tanto il numero assoluto di commissariamenti, ma la loro incidenza sul territorio. Un esempio? “La Lombardia è al secondo posto per numero totale di amministrazioni sciolte, ma è all’undicesimo se il dato si mette in rapporto al numero di comuni della regione”. Quindi è coinvolto l’8,70% di tutti i comuni lombardi. Stesso discorso per la regione Piemonte (con il 6,30% del totale regionale). Dunque in queste regioni il fenomeno è presente, ma ha un peso più basso rispetto ad altre zone del paese. In Puglia, per esempio, è stato commissariato il 30,60% dei comuni, in Calabria il 27,10%, e in Campania il 25,80%. Il record di commissariamenti in un singolo anno spetta alla Campania, dove nel 2009 ci sono stati ben 43 consigli comunali sciolti. Fra il 2001 e il 2009 in Puglia e Campania un comune su due è stato sciolto. Anche la possibilità che i comuni vengano commissariati più di una volta aumenta al Sud. In Italia il 7,10% dei comuni commissariati fra il 2010 e il 2014 è stato sciolto due volte. In Campania questa percentuale è più del doppio, 15,50%. Molto alti anche i numeri di Toscana (12%) e Marche (11,10%). E degli 852 comuni sciolti dal 2010 al 2014, due sono stati commissariati addirittura 3 volte: uno si trova in Campania e l’altro in Calabria.

IL CONDIZIONAMENTO MAFIOSO. Dal 1991 al 2014 sono stati sciolti per mafia 258 comuni. “Particolarmente significativo – rileva il dossier – è stato l’arrivo del governo tecnico guidato da Mario Monti nel 2012, quando i decreti di scioglimento per infiltrazioni sono aumentati del 380%”. I commissariamenti per mafia sottolineano ancora di più le forti differenze fra Nord e Sud. Dei 171 casi registrati fra il 2001 e il 2014, il 97,08% è avvenuto nel Mezzogiorno. Il fenomeno ha riguardato 8 regioni: Puglia, Lombardia, Liguria, Lazio, Piemonte, Sicilia, Campania e Calabria. Le ultime due da sole hanno collezionato oltre il 71% dei casi, ed è qui che si trovano 8 dei 9 comuni che dal 1991 a oggi sono stati commissariati 3 volte per mafia. Dei 1.285 commissariamenti avvenuti nel mezzogiorno dal 2001 al 2014, 166 sono stati per mafia. Il dato della Calabria, oltre a essere il più alto a livello nazionale, mostra anche un forte incremento nell’ultimo periodo. Dal 2001 al 2009 la regione aveva una media annua di 4,7 provvedimenti per mafia, mentre nei 4 anni successivi il dato risulta raddoppiato e si arriva a 8,2. Dal 1991 a oggi, 9 comuni sono stati commissariati per mafia in tre diverse occasioni. Caso record quello del comune campano di Casal di Principe: oltre a 3 provvedimenti per mafia e 2 proroghe, nello stesso periodo è stato sciolto altre 6 volte per altri motivi.

Articolo Precedente

Legionella, emergenza a Parma: 31 casi e due morti. Si indaga per omicidio ed epidemia colposa

next
Articolo Successivo

Regeni, mozione di quattro consiglieri di centrodestra di Trieste: “Togliere dal municipio lo striscione Verità per Giulio”

next