“Un’ingerenza esterna”, un complotto, non vogliono che Alex Schwazer vada alle Olimpiadi. La rinascita e la nuova caduta nella polvere del marciatore altoatesino è stato l’argomento più discusso dal 23 giugno, quando è stata comunicata la sua seconda positività. Quel test è l’unico ad aver evidenziato dei valori fuori dal normale: anche l’ultimo, datato 22 giugno, ha dato esito negativo portando a 20 i campioni prelevati a Schwazer dal 2015. Nessuna anomalia, tranne quella del 1° gennaio, resa nota a fine giugno. Da quel momento, lo stesso atleta e il suo avvocato, oltre all’allenatore Sandro Donati, hanno iniziato una lunga battaglia che si concluderà l’8 agosto a Rio, pochi giorni prima della 50 chilometri di marcia dove in caso di partecipazione Schwazer sarebbe il grande favorito. È lunga la lista di ipotesi avanzate dai protagonisti di questa vicenda riguardo le cause della sua presunta positività. Dalla bistecca, passando per l’assunzione involontaria, fino al complotto internazionale e alle telefonate ricevute da Donati poche ore prima della Coppa del Mondo di Roma, dove il marciatore ha vinto nella prima gara ufficiale disputata dopo la squalifica per doping. Telefonate pubblicate in esclusiva da Repubblica e che all’ascolto risultano quanto meno strane.Vale la pena mettere ordine, rispondendo ad alcune domande. Partendo dalla faccenda più nebulosa: le chiamate a Donati, finite davanti alla Commissione Antimafia.

Alex Schwazer, la seconda positività al doping e le ipotesi di complotto: ecco perché non c’è nessuna trappola

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