Trentaquattro, trentacinque. E 36. Trentasei. Vale la pena ripeterlo perché potrebbe non sembrare vero. Gonzalo Higuain riscrive la storia al San Paolo con una tripletta, impreziosita dalla perla in rovesciata che vale il sorpasso al record di Gunnar Nordahl. Mai nessuno in Serie A aveva segnato così tanto in una sola stagione. E quell’acrobazia che abbatte il primato dell’attaccante svedese del Milan è la ciliegina su una stagione straordinaria alla quale è mancato solo lo scudetto. Se il Napoli chiude secondo, alle spalle solo della Juventus, e guadagna l’accesso diretto alla Champions League il merito è principalmente del Pipita. Più di un gol a partita, un killer instinct da leggenda. Il calcio italiano si ritrova ai suoi piedi, capaci di sbriciolare i numeri di Nordahl che resistevano da 65 anni. Ci si era avvicinato Luca Toni, ma nessuno aveva mai davvero pensato di poter cancellare quel 35 che sembrava davvero inscalfibile. Lo ha fatto Gonzalo, che appena un anno fa sbagliò il rigore decisivo per l’accesso alla Champions dei partenopei.

E senza la squalifica… Sembrava la fine, è risultato un nuovo inizio. Si è ripreso tutto con gli interessi e il povero Zappino, portiere di riserva del Frosinone, verrà ricordato per la tripletta incassata in una sera di maggio che incise le stimmate dell’immortalità all’attaccante argentino. La prima della stagione dopo otto doppiette e 25 partite nelle quali ha lasciato il segno. Le uniche squadre a uscire indenni dalla sua furia sono Milan e Roma. Le altre? Tutte trafitte in almeno un’occasione. Di testa, di sinistro, di destro, dal dischetto. Non si è salvato nessuno. Un extraterrestre capace di illuminare un campionato che deve ringraziare l’Argentina se può annoverare ancora campioni veri – il plurale è d’obbligo visti i 23 gol di Dybala – tra le sue fila. E ora che la Champions è certa, aumentano le chance di vederlo ancora in A nella prossima stagione a disegnare altre traiettorie imprendibili e nuove saette fulminati per incendiare il San Paolo. A Napoli resta un solo (flebile) dubbio: cosa sarebbe potuto accadere senza il minuto di follia di Udine, costato tre giornate di squalifica e – forse – la sconfitta contro l’Inter e il rientro lento dell’Olimpico. Non parliamo del gap scudetto, incolmabile visto il passo militare della Juventus, ma dell’incredibile cifra tonda. Quaranta gol del Re Pipita, capace di trasformare in gol la più innocua delle palle.

Milan settimo, il Sassuolo sogna Nella giornata che ha sancito anche il record di gol alla prima stagione in bianconero per Paulo Dybala, capace di far meglio di Ibrahimovic e Tevez, e il primato di 22 partite senza reti subite dalla Juventus (come nel 2013/14 e il Milan ’93/94) Higuain ha oscurato anche la débacle dei rossoneri, sconfitti in casa dalla Roma per 3-1 in un’altra serata da dimenticare.

Gli uomini di Brocchi chiudono al settimo posto e dovranno battere la Juve nella finale di Coppa Italia per conquistare l’Europa. Altrimenti sarà il Sassuolo a partecipare alla seconda competizione europea. Sarebbe il giusto premio al calcio champagne dei neroverdi, laboratorio della meglio gioventù italiana gestito dall’alchimista Eusebio Di Francesco, e una condanna esemplare per l’ennesima stagione arruffona dei rossoneri.

I risultati non sono altro che il frutto di un mercato economicamente faraonico ma non ragionato, l’inutile cambio di allenatore e il vendo-non vendo di Silvio Berlusconi che hanno finito per stressare squadra e tifosi. Di fronte alla nuova prova d’immaturità, il pubblico di San Siro – ormai stanco – ha iniziato a tifare Roma.Nei giorni decisivi per la vendita del club alla cordata cinese,  si tratta del segnale definitivo: è finita un’era. All’Olimpico, contro la Juve, serviranno i 90 minuti della vita per provare a dare un minimo di senso alla probabile ultima annata con Berlusconi in sella. Al momento, visto il 5-0 rifilato alla Sampdoria dai mai sazi bianconeri, appare una missione impossibile. E pensare che il Milan avrebbe potuto ingaggiare Maurizio Sarri, l’uomo che ha rigenerato il Napoli e Gonzalo Higuain. Un anno dopo, i 36 gol del Pipita e il secondo posto dei partenopei hanno spiegato a Berlusconi che per praticare bel calcio può bastare una tuta.

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