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Napoli, lo Stato toglie i figli ai camorristi e loro sparano contro i carabinieri

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Un assalto armato, un attacco plateale e simbolico, scene da gomorra  contro la stazione dei carabinieri di Secondigliano, periferia Nord di Napoli, con quaranta colpi esplosi.  Un commando armato di due kalashnikov che in meno di dieci secondi ha vomitato una quantità di fuoco impressionante sulla caserma dell’Arma dei carabinieri. Un attentato di stampo camorrista-terrorista che sancisce l’ennesima fiammata di violenza che colpisce nuovamente Napoli. Dalle prime indagini pare che a scatenare la rabbia e quindi l’inedito raid di ritorsione contro le forze dell’ordine sia Stato un decreto temporaneo di affidamento del giudice del Tribunale dei minori di Napoli nell’ accogliere la richiesta della Procura minorile e della Direzione distrettuale antimafia di allontanare dal contesto familiari due minori figli di un camorrista latitante.

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L’agguato contro i carabinieri, avvenuto mercoledì notte, mostra ancora una volta la debolezza delle bande di camorre  che attraverso l’esibizione della violenza tentano di imporsi e comunicare agli altri la loro presunta forza. I clan sono stati disarticolati, ormai sono scarsamente organizzati e poco integrati con il territorio. La camorra è destinata a finire. C’è un indebolimento : i clan ormai sono bande dalla forte connotazione gangheristica. C’è più violenza, più elevata pericolosità sociale insomma nulla che attiene però al potere tradizionale dei clan. E’ un modello fondato prevalentemente sull’assenza di strategie criminali, sulla reazione emotiva, sulla mancanza di un orizzonte malavitoso da perseguire che spiega un fatto nuovo e storico: ci sono le condizioni per mettere alle corde la camorra e relegarla a un fenomeno circoscritto e residuale.

Ora ci sono arresti immediati rispetto alla commissione dei reati, complesse indagini economiche, sequestri,  confische, processi veloci e condanne severe.  Lo Stato ha strumenti che funzionano, nulla a che vedere con la spada di latta dell’inizio degli anni Novanta. A ciò però occorre avviare un risanamento sociale dei territori, dare opportunità e ridurre la forbice della deprivazione negli strati sociali più bassi. L’agguato contro la caserma di Carabinieri di Secondigliano è stato un atto di guerra, è la stessa guerra che si combatte a bassa intensità in molti quartieri della città e nei comuni alle porte di Napoli. Di questo grave episodio solo un particolare non riesco proprio a capirlo: se il commando sparava perché i carabinieri non hanno risposto al fuoco? Eppure c’è la scritta che avvisa: “Limite invalicabile. Carabinieri, vigilanza armata”.

Quindi se c’è la vigilanza armata perché non esercitarla?. Sono convinto che la camorra va perseguita spezzando il familismo amorale. Nel carcere di Poggioreale si ritrovarono insieme nonno, figlio e nipote. E’ giusto e sacrosanto sottrarre i figli alle famiglie che in modo conclamato sono invischiate in fatti di camorra. Quei genitori non meritano i loro figli e non li devono vedere mai più. Il legislatore dovrebbe approvare leggi ancora più stringenti e consentire ai giudici di avere più strumenti per entrare nelle famiglie malavitose e sancire l’allontanamento dei minori da uno dei due genitori o da entrambi o addirittura la perdita della patria podestà.  La stessa evasione scolastica dovrebbe essere motivo sufficiente per far muovere la Procura minorile e il Tribunale e far scattare l’allontanamento. I cognomi di camorra sono sempre tragicamente gli stessi e si perpetuano da decenni. E’ tempo che Napoli segua l’esempio della magistratura di Reggio Calabria: si tolgono i bambini ai papà e mamme boss anche prima che arrivino le condanne.

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