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#FreeKesha, contro il produttore-orco tutte le donne della musica: da Adele a Lady Gaga

Il mondo del pop è salito sulle barricate in difesa dalla cantante e contro Dr Luke, accusato di averla molestata sessualmente per dieci lunghi anni. Il caso è scoppiato quando il giudice ha negato la rescissione del contratto che lega l'artista per altri quattro album alla Sony

di Caterina Soffici

Adele le ha dedicato il primo dei quattro Brit Awards vinti mercoledì scorso. Kelly Clarckson, Jessica Chastain, Lorde e Demi Lovato l’hanno sostenuta sui social media, dove la campagna #FreeKesha è diventata virale. Taylor Swift ha addirittura donato 250mila dollari alla cantante, per far fronte alle spese legali. Il mondo del pop è salito sulle barricate in difesa di Kesha e contro il suo produttore Dr Luke, che lei accusa di averla molestata sessualmente ed emotivamente per dieci lunghi anni.

Il caso è scoppiato la settimana scorsa, quando il giudice Shirley Kornereic si è pronunciata contro la cantante, negandole la rescissione del contratto che la lega per altri quattro album (su sei) alla Sony e nella fattispecie alla Kemosabe, la casa di produzione del Dr Luke, al secolo Lukasc Gottawald. Non ci sono abbastanza prove che dica il vero, ha detto il giudice. Nella sua accusa Kesha, parla di soprusi, abusi sessuali, di pillole e di risvegli nel letto dell’uomo, che l’ha messa sotto contratto quando la ragazza aveva appena compiuto 18 anni. Kesha, oggi 28enne, dice che la spirale di oppressione le avrebbe tolto l’ispirazione artistica e l’avrebbe portata a uno stato di prostrazione fisica e mentale, al punto che nel 2014 è stata ricoverata per due mesi in Rehab per curare i disordini alimentari.

Il mondo del pop si è stretto intorno alla cantante e quello di Kesha è diventato un caso simbolo di denuncia e lotta al sessismo nel mondo dello spettacolo. Quante altre Kesha sono vittime di uomini potenti che le manipolano in cambio di successo e denaro? Bionda e provocante, nei suoi video Kesha non lascia niente all’immaginazione e questo ha giocato a suo sfavore. Lei dice: “Se gli uomini cantano di sesso e droga sono dei fighi. Se lo fa una donna è automaticamente una puttana e un’alcolizzata”.

Lady Gaga, che in gioventù è stata a sua volta vittima di un abuso sessuale, ha rilasciato una lunga dichiarazione per Kesha. Bisogna porre fine a questa vergogna, dice, che quando le donne denunciano una violenza c’è sempre il sospetto che mentano. “La vera ragione per cui le donne non parlano per anni è perché hanno paura che nessuno le crederà – ha scritto Lady Gaga – Quello che è successo a Kesha è accaduto a molti altri artisti di sesso femminile, me compresa, con effetti devastanti per tutta la vita”. Anche Lena Dunham è intervenuta per criticare pesantemente il modo in cui il sistema giudiziario tratta le accuse di stupro.

Kesha è la tipica ragazza del sogno americano. È nata povera a Nashville, alla rivista Rolling Stones ha raccontato di un’infanzia senza scarpe ma con molta arte e una madre cantante che le ha insegnato a scrivere canzoni con il cuore. Poi la gavetta, quattro anni in cui di giorno faceva la cameriera e scriveva canzoni per altri, di notte dormiva in auto. Poi il primo album e il botto: nel 2010 quando esce Animal schizza in testa alle classifiche, ci rimane per nove settimane e vende 2 milioni di copie in sei mesi.

Può anche darsi, a questo punto, che la Sony decida di lasciare libera la cantante, per mettere fine alla pubblicità negativa che si sta scatenando in rete. Alla lettura della sentenza Kesha è scoppiata a piangere e ha dichiarato: “L’unica cosa che volevo era di poter tornare a fare musica senza avere paura e senza essere minacciata o abusata”. La storia non finisce comunque qui. La sentenza di appello è fissata per il 16 maggio.

da Il Fatto Quotidiano del 28 febbraio 2016

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