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Il documento pubblicato sul sito del governo è soltanto in inglese: basterebbe questo a segnalare il cambio di fase rispetto agli attacchi del premier Matteo Renzi, più a suo agio in italiano. Si capisce fin dal titolo – “Una strategia politica europea condivisa per la crescita, posti di lavoro e la stabilità” – che le nove pagine di proposte sono state elaborate soprattutto al Tesoro.

È il tentativo di passare dalla protesta alla proposta, di dimostrare che la battaglia dell’Italia contro la Commissione europea ha motivazioni più nobili che ottenere il via libera a quei 3 miliardi di deficit aggiuntivo che il governo si è preso nella legge di Stabilità 2016 e a strappare uno sconto sulle clausole di salvaguardia da 15 miliardi in quella per il 2017. L’idea di fondo è che la politica di bilancio e la vigilanza sui conti pubblici vanno pensate per l’Europa nel suo complesso, invece che – come accade ora – Paese per Paese.

Il beneficio immediato per l’Italia sarebbe quello di uscire dall’ossessione per gli zero virgola (di deficit, di riduzione del debito) e abbandonare esoterismi come le dispute sulla stima corretta del Pil potenziale. Nel medio periodo, invece, l’Europa sarebbe spinta a costruire una base politica più forte proprio attorno alla condivisione delle finanze.

Facile a dirsi, molto complicato da realizzare. Difficile che la Germania, ma anche la stessa Commissione, possa accettare per esempio il passaggio dalle raccomandazioni di politica economica Paese per Paese a quelle “per l’area euro nel suo complesso”, come chiede il documento del governo.

Ci sono alcuni obiettivi soltanto accennati, più slogan che progetti, e altri che invece sono dettagliati in modo da emergere come le chiare priorità della politica europea dell’Italia. Tra gli spunti più vaghi: progetti per la crescita dell’Unione europea da finanziare con emissioni di debito condivise (anche per affrontare le spese dovute all’emergenza immigrazione), rafforzare il mercato interno, un ammortizzatore sociale europeo contro la disoccupazione che scatta automaticamente per attenuare le conseguenze nefaste della recessione, senza dover aspettare il lento e faticoso raggiungimento di compromessi tra i governi.

Anche l’idea di far evolvere il fondo salva Stati Esm in un Fondo monetario europeo è abbastanza vaga, mentre nell’immediato le risorse dell’Esm dovrebbero andare a rafforzare il Fondo unico di risoluzione, cioè quello che dovrebbe farsi carico delle perdite in seguito a crisi bancarie nell’Unione. Da notare che il governo non propone affatto nel documento – a differenza che in vivaci polemiche vocali – una revisione della direttiva sul bail in (i primi a pagare in caso di dissesti bancari devono essere azionisti e creditori, senza interventi dello Stato). Ma si chiede un’assicurazione bancaria sui depositi europea già bocciata da Berlino, per evitare ondate di panico alle prime difficoltà a livello nazionale.

I messaggi politici più netti riguardano i temi in cima all’agenda di dibattito europeo. A cominciare dal superministro del Tesoro dell’Eurozona, rilanciato da Francia e Germania: l’Italia propone che non sia un ulteriore livello di controllo, una specie di supervisore della Commissione come piacerebbe ai tedeschi, ma il gestore di un vero Tesoro europeo. Con un suo budget e “risorse adeguate” per condurre “una politica fiscale comune”. Questo ministro dovrebbe avere una doppia legittimazione, dalla Commissione stessa ma anche dal Parlamento europeo.

L’altro punto cruciale è la ferma opposizione ad “accoppiare condivisione del rischio con un’ulteriore riduzione del rischio”. Fuori dal gergo: l’Italia non può permettersi di cedere alle pressioni della Germania per introdurre limiti alla quantità di titoli di Stato che le banche possono detenere in bilancio. Qualunque tetto o revisione del prezzo per tener conto del rischio insolvenza farebbe schizzare i rendimenti, spingendo il Paese di nuovo verso il panico da spread 2011. Adesso si attendono reazioni a questa strategia, per capire se l’Italia troverà alleati.

Il Fatto Quotidiano, 23 febbraio 2016

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