La sorpresa che l’estate ha portato ai pensionati non è stata molto positiva: 4,5 milioni di persone aspettavano un corposo rimborso per la mancata indicizzazione delle pensioni nel biennio 2012-2013, così come deciso dalla Consulta. E invece si sono dovuti accontentare di pochi spiccioli. Su 24,1 miliardi di euro (vale a dire il costo reale della sentenza) che lo Stato avrebbe dovuto sborsare per ripagare i pensionati coinvolti, il budget stanziato è stato appena di 2,8 miliardi di euro. Quindi, per starci dentro il governo ha dato il via a una restituzione parziale degli arretrati, sotto forma di una tantum, mediamente pari ad appena il 12% del dovuto.

I rimborsi, tuttavia, non solo hanno sollevato un vespaio di polemiche, con oltre 4mila pensionati, assistiti dalle associazioni dei consumatori o dai sindacati, che in questi giorni stanno presentando dei ricorsi collettivi al Tar per chiedere l’annullamento della circolare Inps che ha recepito l’ormai famoso bonus Poletti, ma che addirittura non sono stati erogati regolarmente a tutti gli aventi diritto: 80mila pensionati, infatti, senza comunicazioni ufficiali da parte dell’Inps, si sono visti accreditare l’importo solo in questi giorni (cioè con tre mesi di ritardo), mentre altri pensionati aspettano ancora. Così come emerge dai dati che l’Inps ha fornito a ilfattoquotidiano.it.

Dopo l’annuncio che con la rata del 3 agosto sarebbero scattati automaticamente gli arretrati – da 295 euro netti per chi ha una pensione di 2.700 euro (da 5 a 6 volte il minimo) a 750 euro netti se l’assegno è di 1.500 euro (da 3 a 4 volte il minimo) – migliaia di pensionati si sono accorti di essere rimasti a bocca asciutta. I più temerari, quindi, nonostante le difficoltà di confrontarsi con l’Inps nel periodo estivo, tra ferie e rimandi a settembre, hanno contattato il call center o le sedi locali dell’ente pensionistico ottenendo risposte molte vaghe circa il ritardo dell’erogazione del bonus. E, nonostante il trascorrere delle settimane, informazioni ufficiali non ce ne sono state. Solo molta pazienza da parte dei pensionati che, come ci ha confermato l’Inps, solo dal mese di ottobre hanno cominciato a incassare gli arretrati spettanti.

In particolare, l’istituto di previdenza ha spiegato che “il 95% della platea degli aventi titolo alla rivalutazione del trattamento pensionistico ha ricevuto regolarmente il bonus nei tempi stabiliti”, ma è pur vero che le casistiche particolari rimaste fuori (il 5% corrisponde a circa 80.000 pensioni) non sono affatto poche, soprattutto perché riguardano perlopiù i titolari di pensione a carico dei fondi speciali che vanno dagli ex dipendenti delle aziende telefoniche, ai ferrotranvieri, passando per i piloti di aerei, i dipendenti Enel e i sacerdoti.

“Una grave mancanza di comunicazione”, commenta Stefano De Iacobis, responsabile del settore previdenziale della Fnp Cisl, che spiega: “Abbiamo da subito dichiarato la difficoltà evidente che l’Inps ha dovuto affrontare nel calcolare prima ed erogare dopo, in così poco tempo, questi bonus, ma sarebbe bastato che l’ente lo spiegasse”.

Quindi tutto risolto per i pensionati? Stando all’Inps si direbbe di sì, visto che ci specifica che “le segnalazioni che attualmente arrivano all’Istituto rispetto alla mancata erogazione degli arretrati dipendono solo da difficoltà di comprensione del dettato legislativo”. In pratica, si tratta di quanti hanno deciso di ricorrere al Tar perché esclusi, di chi ha assegni che superano sei volte il minimo e di quelli che non hanno mai subito il blocco delle rivalutazioni ma pensano di dover ricevere il bonus.

“A noi”, replica De Iacobis, “non risulta che fili tutto liscio. Sembrerebbe che per i pensionati dell’Enpals (gli ex lavoratori spettacolo e sport) e per alcuni dell’Inpdad (ex dipendenti pubblici) non siano stati sanati ancora i pagamenti e che l’accredito dovrebbe arrivare a novembre”. La solita guerra dei numeri, insomma, che per il sindacalista non finirà a breve, perché “questo decreto non solo è una risposta inadeguata e insufficiente, restituendo in media solo un sesto degli importi complessivamente dovuti, ma non è stato mai trasparente. Chi dice che l’importo erogato dall’Inps è corretto?”.

Del resto il bonus non arriva ai pensionati accompagnato con un dettaglio di calcolo. E’ il ‘cervellone’ dell’Inps che ricostruisce i pagamenti e per controllarne la correttezza l’unico modo è rivolgersi presso i patronati che, dopo aver ricalcolato il bonus, nel caso in cui riscontrassero irregolarità possono far partire una richiesta all’Inps. Forse anche per evitare che tutti richiedano un controllo, l’ente pensionatico ha già annunciato ai sindacati che a gennaio 2015 effettuerà una ricostituzione complessiva e gli eventuali soldi in più che spettano ai pensionati verranno liquidati d’ufficio.

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