Pensavamo che Andrea Diprè avesse toccato il fondo del trash e del cattivo gusto, raggiungendo livelli così infimi da non poter essere superati. Ebbene, ci sbagliavamo. L’ultima “impresa” del re della monnezza internettara ha tirato fuori dal cilindro l’ennesima trovata. Stavolta si tratta addirittura di una canzone, un tormentone estivo nelle intenzioni dell’avvocato Diprè, dal titolo evocativo Nel mio privé. Protagonisti del video-delirio, ovviamente, lo stesso Diprè e Sara Tommasi, che da qualche giorno ha finalmente abbandonato la “vida loca” sibaritica del suddetto per rifugiarsi in casa di amici a Chioggia, con la promessa di curarsi e riprendere in mano una vita sempre più sfilacciata e confusa.

Il video si apre con un delirio megalomane e due citazioni: “Dio è morto”, firmato Nietzsche; “Io sono ancora vivo”, firmato Dipré. Basterebbe già questo per spegnere tutto e lanciare il computer dalla finestra dell’ultimo piano, maledicendo i Maya e la loro promessa irrealizzata di apocalisse. Ma poi, un po’ per curiosità, un po’ perché in fondo tutti quanti siamo brutte persone, ci si fa forza e si va avanti. La prima scena è un privé kitsch che più kitsch non si può, con lunghi divanetti circondati da un trionfo di fiori bianchi, rosa e glicine: “Vieni anche tu nel mio privé, coca e mignotte anche per te”. Il verso d’esordio lascia atterriti, e le cose non vanno meglio quando appaiono i due protagonisti mentre fanno lingua in bocca, con Dipré che ha evidenti tracce di polvere bianca sul volto. Lo sguardo è lucido quanto quello di una triglia sul bancone del pescivendolo e, nell’immagine successiva, il principe del trash sniffa dal seno prosperoso dell’ex naufraga dell’Isola dei Famosi.

Gli effetti video sono un mix tra festival psichedelico della Summer of Love di californiana memoria e goffi tentativi di un bambino di 7 anni che smanetta sul computer di papà. Diprè è accasciato su una seggiola, in evidente stato di confusione per la troppa polvere sniffata (si spera solo per esigenze di copione), mentre la Tommasi si dimena come un cucciolo di orca assassina intrappolato nella rete dei pescatori, alzando ogni tanto la gonna e mostrando mutande nere per nulla sexy. L’effetto per lo spettatore è il solito miscuglio di pena e tenerezza per una ragazza che non riesce più a discernere e che negli ultimi anni è stata sfruttata, purtroppo anche fisicamente, da gente senza scrupoli. Ma non c’è tempo per i sentimenti, la trashata megagalattica continua con uno pterodattilo psichedelico che vola verso lo schermo. Proprio così: uno pterodattilo psichedelico. Non chiedeteci perché, ma è così. Forse non sapremo mai la verità su questa scelta stilistica così particolare. E già pregustiamo uno special tv a reti unificate, condotto da Alberto Angela, Roberto Giacobbo e Adam Kadmon che proveranno a indagare sul mistero dello pterodattilo dipreista.

Tra altre sniffate, elefanti e piramidi, si arriva al momento rappato dell’avvocato Diprè: “Sono il numero uno in Italia. Passa la weeda, mi faccio una canna. L’avvocato per poco l’ho fatto, son catafratto senza contratto. Soldi, sesso e tanta maria, non c’è religione, non c’è retta via. Predico e insegno come un santo, intervisto sì, e ora anche canto”. Si dedica al rap anche Sara Tommasi, con una “barra” interamente dedicata alla cocaina: “Polvere bianca che forza mi dai, quando pippo mi sento Popeye. Ballo sul tavolo nuda per te, striscia la carta e tira con me”. E ancora: “Con questa farina mi sento Flash, mi faccio una botta e vado in crash”. È esattamente a questo punto che qualsiasi persona dotata di un briciolo di buonsenso dovrebbe spegnere il computer e cominciare a indignarsi sul serio. Lo sguardo della Tommasi è perso nel vuoto, è evidente il suo stato di confusione totale. Qualcuno l’ha imbeccata, ovviamente, e lei esegue come un automa. Siamo ancora a metà del video, ma sinceramente il disgusto e la rabbia hanno soppiantato la curiosità e l’indole fondamentalmente becera di ognuno di noi. È francamente troppo. Passino le solite inquadrature manieriste a tette e culo della Tommasi, ma l’unico messaggio che sembra scaturire dall’ultima impresa di Diprè è un’esaltazione smodata delle droghe, con marijuana e cocaina propagandate come divinità moderne. E il problema è che il pubblico che maggiormente segue le vicende di Dipré è formato da giovani e giovanissimi, che potrebbero non avere gli strumenti per filtrare un messaggio così esplicito e negativo. Da che mondo è mondo, musica e cinema hanno sempre proposto icone maledette tutte “sesso, droga e rock ‘n roll”, ma qui siamo oltre, per qualità del messaggio e composizione verosimile del pubblico di riferimento.

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