Prima Maurizio Lupi, che si è dimesso da ministro senza nemmeno essere indagato. Poi Giuseppe Castiglione, indagato per il Cara di Mineo, in un’appendice siciliana dell’inchiesta di Mafia Capitale. Ora Antonio Azzollini, che non è componente di governo, ma è presidente di commissione e non di una qualsiasi, cioè quella che si occupa di bilancio: per lui la Procura di Trani ha chiesto gli arresti domiciliari. La questione del Nuovo Centrodestra non è più un problema solo di Angelino Alfano, ma di Matteo Renzi. Per il presidente del Consiglio e segretario del Pd che scaricò in poche ore il “suo” sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (finito ai domiciliari per l’inchiesta sul Mose), un avviso di garanzia non è presupposto per le dimissioni da ruoli di governo né è sufficiente per mettere in dubbio l’alleanza su cui poggia l’esecutivo. E’ piuttosto da valutare l’opportunità politica, come ha ripetuto più volte.

Ma ora diventa una questione di equilibri. Ncd per ora è fondamentale per far proseguire il percorso delle riforme renziane, specie con la minoranza Pd che in ogni provvedimento trova qualcosa da correggere fino addirittura a non votare la fiducia al suo segretario. Questa circostanza è diventata fluorescente ieri, 9 giugno, quando in commissione Affari costituzionali al Senato nessuno dei senatori di Ncd (che sono 3) si è presentato per votare il parere sulla costituzionalità del disegno di legge sulla riforma della scuola e infatti la maggioranza è andata sotto. Per alcuni è stato un “segnale”: senza di noi, non fate niente. Qualcun altro legge le operazioni “segrete” di Denis Verdini per comporre un gruppo autonomo da Forza Italia – per sostenere le riforme di Renzi – come un salvagente nel caso il rapporto tra Pd e Ncd finisse male.

E ora la situazione potrebbe diventare ancora più difficile quando in giunta per le autorizzazioni arriverà il caso Azzollini. Il senatore Ncd fu “salvato” dai voti del Pd quando si trattava di dare l’ok all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche nell’altra inchiesta in cui è coinvolto il senatore pugliese, quella sul porto di Molfetta (già conclusa da una ventina di giorni e sulla quale la Procura di Trani sta valutando eventuali archiviazioni o richieste di rinvio a giudizio). E già in quell’occasione ci furono strascichi interni e di polemica dentro al Pd, con Felice Casson (ora impegnato nel ballottaggio per Venezia) che si autosospese. In questa circostanza, tuttavia, la giunta dovrà invece valutare solo il “fumus persecutionis”, difficile da sostenere per il Pd. Senza dimenticare che la composizione della giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama è sempre la stessa che decretò la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi per effetto della legge Severino.

“Pd, Lega Nord, Forza Italia, Ncd copriranno di nuovo il senatore di Ncd Azzollini come quando il 4 dicembre 2014 negarono l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche nell’altro procedimento penale che lo vede coinvolto nello scandalo sul porto di Molfetta?” si chiedono i senatori del M5s in una nota. I Cinque Stelle chiedono dunque di votare subito l’arresto. “O Azzollini vuole emulare Galan?”. Giancarlo Galan è presidente della commissione Cultura ma da mesi non può presiedere niente perché è ai domiciliari sempre per lo scandalo Mose.

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