Il nostro cervello, secondo i matematici, non è attrezzato ad avere a che fare con i grandi numeri. E non è il solo. Può sembrare strano, ma anche i più moderni computer, talvolta, sono sopraffatti dalle grosse cifre. Ma se l’uomo, fin dall’antichità, ha imparato a far fronte a questo limite costruendo strumenti di calcolo, nel caso dei pc le conseguenze possono essere catastrofiche. Tutta colpa di bachi informatici nei software, come il famoso “Millennium bug” che ha segnato il passaggio dal 1999 al 2000, mandando in tilt molti computer per il cambio di data.

Un problema, quello dei bachi informatici, ben noto alle agenzie spaziali come la Nasa o l’European space agency (Esa), che a causa di queste falle del sistema hanno spesso dovuto assistere all’esplosione di razzi, e alla perdita di missioni scientifiche costate milioni di dollari e anni di ricerca e progettazione. Per questa ragione, da alcuni anni matematici e informatici stanno approfondendo gli studi su questi bachi, potenzialmente pericolosi anche per l’aviazione civile. Come dimostra la recente decisione della US Federal aviation administration (Faa) di modificare la direttiva per l’idoneità al volo nei Boeing 787, dopo che alcuni test di laboratorio avevano riscontrato l’esistenza di un baco informatico capace di disattivare i generatori elettrici di questi velivoli. “Dobbiamo ammettere – afferma Bill Scherlis, informatico presso la Carnegie Mellon University americana – che con i software stiamo sempre creando un approssimazione della realtà”.

Per capire come si generano queste falle, basta pensare ai comuni contachilometri delle auto. Superata una soglia fatidica, ad esempio i 99.999 km, questi indicatori azzerano il conteggio, falsando il calcolo delle distanze percorse. Qualcosa di analogo è avvenuto, ad esempio, il 4 giugno 1996 al razzo vettore europeo Arian 5. Il software di bordo, di fronte alla crescita vertiginosa della velocità, è andato in tilt, innescando, appena 39 secondi dopo il lancio, la procedura di autodistruzione. E mandando, così, in fumo quattro satelliti scientifici, con una perdita economica stimata in 370 milioni di dollari.

Alcuni informatici temono che nel corso dell’anno possa verificarsi una situazione di rischio analoga a quella sperimentata all’inizio del nuovo millennio. La colpa, questa volta, sarebbe del nostro Pianeta. Il 2015, infatti, sarà un secondo più lungo dell’anno precedente, a causa di una discrepanza tra il tempo astronomico, basato sulla rotazione terrestre, e quello misurato dagli orologi atomici. E questo potrebbe mandare in tilt i pc. “Il problema esiste, ma – conclude Scherlis – dopo il Millennium bug dovremmo essere più preparati gestirlo rispetto al passato”.

Articolo Precedente

Grillo su Veronesi: bastano pochi clic per smentirlo

next
Articolo Successivo

Mammografie, la diagnosi precoce è lo strumento più forte che abbiamo

next