Maurizio Lupi per ora resta dentro il governo Renzi e ci resta in piedi. Si regge con un piede solo, però. Dopo giorni di freddo polare il presidente del Consiglio ha ricevuto il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti e il leader dell’Ncd Angelino Alfano a Palazzo Chigi. Cosa si siano detti non è pubblico. Ma le dinamiche appaiono chiare. Renzi non ha speso una parola per difendere Lupi e tantomeno ha intenzione di spenderla in Parlamento. Secondo: l’informativa che Lupi esporrà alla Camera domani, 20 marzo, alle 11, è stata chiesta in un primo momento dalle opposizioni, ma quando queste hanno ritirato la richiesta per poter accelerare il voto sulla mozione di sfiducia è stata la maggioranza a proporla. Per Sel la lettura è questa: “Evidentemente ha già sfiduciato”. Il ministro Maria Elena Boschi nega e fa diplomazia: “No, sono solo trasparenza e coerenza”. Della serie: il governo non si nasconde. Terzo: le mozioni di sfiducia presentate da M5s e Sel saranno discusse martedì 24, sempre alla Camera. Quarto: le dichiarazioni dal Nuovo Centrodestra, il partito di Lupi. Gaetano Quagliariello che al Corriere dice: noi siamo con Lupi, sia se si dimette sia che no. Renato Schifani, capogruppo al Senato, dice che non c’è motivo per le dimissioni, ma “molto conterà dal clima dell’Aula e dalla linea che terrà il Pd”. Carlo Giovanardi aggiunge che, vabbè, se deve lasciare Lupi, allora devono lasciare anche i sottosegretari del Pd indagati. Ma le barricate sono da un’altra parte, nessuno si incatena.

Anzi, i retroscena delle agenzie di stampa parlano di “freddo distacco” tra i parlamentari alfaniani tra i quali l’idea è che la “faccenda pur non essendo giudiziaria è morale”. Conclusione: l’ipotesi che si fa strada è che Maurizio Lupi scelga l’Aula di Montecitorio per esporre la sua difesa che però potrebbe essere l’ultima. Nella stessa sede e nello stesso momento, infatti, potrebbe annunciare le proprie dimissioni. Evitare il voto sulla mozione di sfiducia è un obiettivo primario soprattutto per Renzi e anche questo forse è entrato nelle conversazioni con Alfano e Lupi a Palazzo Chigi. E’ primario per due motivi: nel Pd sta montando il pressing perché Lupi se ne vada (non parlano solo quelli della minoranza, ma ora anche renziani come Roberto Giachetti e Federico Gelli e ultragovernativi come il capogruppo al Senato Luigi Zanda); un voto del Pd in ordine sparso potrebbe avere effetti – questa volta sì – sulla tenuta del governo. Per giunta non può pagare il Pd per un problema di Ncd. Gianni Cuperlo, dal canto suo, ha tenuto a evidenziare che che “su una materia come questa penso che bisogna avere senso di responsabilità di appartenere a un gruppo e a un partito, e prenderemo una posizione congiunta, mi auguro condivisa”.

Come al solito, insomma, tutto si tiene. Sotto il profilo della forma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Boschi sottolinea come “il governo ha mostrato ampia disponibilità prima con il question time, poi con l’informativa. Il ministro Lupi riferirà al Parlamento, che è la sede preposta a questa discussione, e i gruppi dopo averlo ascoltato avranno modo di formarsi una propria idea e di valutare autonomamente”. Ma sulle dimissioni di Lupi non vuole parlare. Lo stesso aveva fatto Luca Lotti, sottosegretario a Palazzo Chigi e braccio destro di Renzi. “Se è innegabile – aveva detto il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti alla Stampa – che non vi sia al momento un problema giudiziario, ciò non vuol dire che non vi sia un problema di etica politica”. Lupi quindi si dovrebbe dimettere “per dare l’esempio che si fa un passo indietro non per una resa, ma per opportunità politica” ha aggiunto. Giachetti è conosciuto per la sua storia di radicale e per le sue convinzioni garantiste: “Proprio per questo non accetto che per un semplice avviso di garanzia ci si debba dimettere, così come sono convinto che per farlo non sempre sia necessario averne ricevuto uno”.

Incredibilmente la questione rischia di spaccare anche Forza Italia. Saverio Romano (fittiano) dice che non si devono avere tentennamenti.

A sorpresa, però, Daniela Santanchè non seguirà le indicazioni del gruppo. “Non do la solidarietà a Maurizio Lupi e, per quanto mi riguarda, se arriverà una mozione di sfiducia, indipendentemente dalla indicazione di Forza Italia io voterò sì” afferma, intervistata da Repubblica. “Per capire la mia decisione bisogna fare un passo indietro. E andare con la memoria nell’autunno del 2013. Forza Italia era impegnata nella dura battaglia per impedire la decadenza di Berlusconi dal Senato”. Lupi, “a parole diede la solidarietà, nei fatti si alleò con i carnefici per permettere l’ingiusta esecuzione. Così nacque la scissione che indebolì Forza Italia, così nacque Ncd come stampella di quel governo di sinistra giustizialista”.

Ha le idee chiare ovviamente il Movimento Cinque Stelle: “Caro ministro Lupi – scrive sul blog di Beppe Grillo Carlo Sibilia, membro del direttorio – speriamo di poter associare questo titolo al suo cognome ancora per poche ore. Secondo noi del Movimento 5 Stelle non è necessario che lei venga ad esporre nessuna informativa in Aula sulle vicende che hanno travolto il ministero che lei rappresenta. L’Aula di Montecitorio non deve essere utilizzata come l’aula di un tribunale”.

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