Dopo Bologna, anche Milano. Il prefetto lombardo Francesco Paolo Tronca ha nominato un commissario ad acta che ha cancellato la trascrizione dei matrimoni omosessuali contratti all’estero che era stata fatta dal sindaco Giuliano Pisapia. Ai diretti interessati la notizia è stata comunicata per lettera in questi giorni. A fine ottobre il prefetto aveva chiesto al sindaco di del capoluogo lombardo, come a quelli di altre città, di annullare le trascrizione. Cosa che il primo cittadino si è sempre rifiutato di fare in quanto le riteneva legittime. “Ci opporremo”, ha commentato, “in tutte le sedi contro una decisione strumentale e discriminatoria”.

Era lo scorso 4 novembre quando il prefetto di Milano aveva adottato il ‘provvedimento di annullamento’ di trascrizione delle 13 nozze tra persone dello stesso sesso, celebrate all’estero, e trascritte dal sindaco. Tronca, nel provvedimento, aveva ordinato al sindaco, in qualità di ufficiale di stato civile, di provvedere “senza ritardo” a tutti gli adempimenti. Il commissario ad acta nominato dal prefetto si è recato nei giorni scorsi in Comune a cancellarle. “Un atto dovuto”, lo definiscono fonti della prefettura.

“Questa circolare”, ha detto Pisapia, “è profondamente sbagliata sia dal punto di vista giuridico, che da quello del riconoscimento dei diritti civili. Per questa ragione il Comune si opporrà in ogni sede dopo che ci siamo schierati al fianco delle coppie che – in piena sintonia con la rete Lenford – già hanno presentato ricorso.  Come scrive Neruda in una bellissima poesia ‘la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio’. Per questo rinnovo il mio appello al Parlamento affinché, al più presto, intervenga”. Chi festeggia l’annullamento è invece la giunta leghista delle Lombardia. “L’atto”, ha detto l’assessore Cristina Cappellini, “certifica ancora una volta che per la legge vigente esiste solo un matrimonio e una sola idea di famiglia: quella tra una donna e un uomo e possibilmente dei figli. Certa sinistra usa le coppie gay come oggetto di propaganda”.

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