Musica

Gli album più belli del 2014? Sul podio Die Antwoord, FKA Twigs e Nicki Minaj

Michele Monina stila la classifica dei dieci dischi migliori dell'anno: 1000 forms of fear di Sia, Black Messiah di D'Angelo e Sucker di Charli XCX tra le sorprese di questi ultimi mesi

di Michele Monina

Sta arrivando la fine dell’anno. E con la fine dell’anno, insieme al discorso del Presidente della Repubblica, ai video di Facebook che ci ricordano quanto quello appena trascorso sia stato qualcosa di strepitoso, arrivano le classifiche degli album migliori usciti nel corso degli ultimi 365 giorni. In verità queste classifiche, forse per una smania comprensibile di mettere la parola fine a qualcosa che, se ne faccia una ragione il team di Mark Zuckerberg, proprio meraviglioso non è stato, girano addirittura da fine ottobre, con tutti i rischi del caso, come vedremo a breve.
Stilare una classifica è un fatto ideologico. Impossibile essere obiettivi mentre se scelgono gli album che in qualche modo sono destinati a ricordare un anno, impossibile non fare i conti coi propri gusti e anche con la propria idea di musica. Nel caso della classifica che segue, anche per non continuare a rubare spazio agli album, la scelta è stata di premiare i lavori che meglio incarnano lo spirito di questi tempi di musica ascoltata velocemente con gli smartphone, di ritmi incalazanti, di volatilità, sempre guardando alla qualità. L’album del 2014 è, a inopinabile parare del recensore, Donker Mag dei sudafricani Die Antwoord. Perfetta cristallizzazione di quanto gira di meglio al momento, la musica d’oggi. EDM che flirta pesantemente con il rap, ma a livelli siderali. Certo, molto fanno i due frontman, Ninja e Yolandi Visser, forti di una immagine poderosa, ma la loro musica sposa perfettamente un inizio di millennio non esattamente leggero e indolore.

Stilare una classifica è un fatto ideologico. Impossibile essere obiettivi mentre se scelgono gli album che in qualche modo sono destinati a ricordare un anno, impossibile non fare i conti coi propri gusti e anche con la propria idea di musica

Per lo stesso motivo, anche se con sfumature che vertono decisamente più verso il cupo e l’inquietante, più che verso il violento, è la seconda posizione del podio per LP1 di FKA Twigs, cantautrice britannica di origini giamaicane. Se dovessimo scegliere un brano, uno solo, per questo 2014, facile che sceglieremmo Two weeks. LP1 e Donker Mag, insieme, potrebbero tranquillamente fare da colonna sonora a uno di quei video di cui sopra. Terza posizione, tanto per proseguire sul giusto mood, è l’appena uscito The pinkprint di Nicki Minaj. La simpatica rapper statunitense, più che altro nota da noi per le sue forme generosissime, esposte con estrema generosità, ha tirato fuori in zona Cesarini (cit.) un lavoro che mette definitivamente d’accordo tutti. Sia gli estimatori del suo flow che quelli del suo essere la regina black dell’EDM. The pinkprint è un lavoro maturo, dove la nostra si espone senza veli, emotivamente, e mette una dietro l’altra canzoni mature, pesanti come pietre, destinate a rimanere. Ecco, non avessimo già scelto Two weeks, The crying game potrebbe tranquillamente essere il brano dell’anno.

Dalla quarta alla decima posizione i lavori si equivalgono, diciamo un quarto posto parimerito. E quindi ecco 1000 forms of fear di Sia, cantautrice australiana che si è già cimentata in brani per un po’ tutti i blockbuster del pop internazionale. Un album, anche questo, cupissimo, ma con hit potenziali come raramente capita di vedere in una tracklist. Chandelier è una sorta di Bignami di come si scrive una canzone pop, c’è ritmo, melodia, pathos, esplosione e apertura. Un capolavoro. Altro lavoro arrivato sul fil di lana è Black Messiah di D’Angelo, che scalza da questa classifica l’accoppiata sfornata da Prince, non ce ne voglia il folletto di Minneapolis. Un album fuori dal tempo, il suo, black music nella sua quintessenza. Impossibile starlo a sentire e non andare a tempo, possibilmente anche con le lacrime agli occhi.

Dalla quarta alla decima posizione i lavori si equivalgono, diciamo un quarto posto parimerito. E quindi ecco 1000 forms of fear di Sia, cantautrice australiana che si è già cimentata in brani per un po’ tutti i blockbuster del pop internazionale

Altro lavoro arrivato sul volgere dell’anno, Sucker di Charli XCX, come anche 1989 di Taylor Swift, famoso più per le polemiche che si è tirato dietro per l’abbandono dell’ex countrygirl americana di Spotify che per i numeri impressionanti di vendite messi insieme, oltre un milione in una sola settimana. Ecco, Charli XCX e Taylor Swift, con tutte le tantissime differenze che hanno tra loro, sono a loro volta perfette per questo 2014. Pop contaminato, da una parte con la dance, dall’altro con il revival anni 80. Ma pop di grandissimo livello. Canzoni che ti si incollano alla testa. Tutte potenziali hit. Come dire, il 2014 è donna ed è pop. Quindi non può mancare in una classifica del genere My everything di Ariana Grande, l’ennesima popstar sfornata dal mondo Disney e presto finita nelle pagine Hot e Spicy dei quotidiani online. Il suo, come quello di Miley Cyrus, è un pop perfetto, prodotto alla grande dai numeri uno del mondo, cantato con voce personale e sicura, magari non destinato a rimanere, ma musica di oggi, piaccia o meno.

Gli ultimi due lavori sono Il padrone della festa, dell’inedito trio Fabi Gazzè e Silvestri e The new classic/Reclassified, di Iggy Azalea. Due lavori distantissimi, ma che potevano tranquillamente finire nel podio. Il primo è la summa del lavoro di tre cantautori dell’età di mezzo, non cantautori cantautori del Folk Studio e neanche quella roba strana che gira ora. Il loro lavoro è maturo, naturale, in una parola, bello. Canzoni che riconciliano con la nostra musica leggera, e ce ne vuole. Non fosse stato in qualche modo la riproposizione, arricchita e riarrangiata di un album che già ci aveva fatto godere l’anno precedente, in questa Top 10 ci sarebbe sicuramente anche Frankestein 2.0 di Enrico Ruggeri, un artista nei cui confronti la stima si accresce uscita dopo uscita. Il lavoro di Iggy Azalea, invece, è una carrellata di collaborazioni col meglio del pop internazionale, il tutto che ruota intorno al flow di quella che con Nicki Minaj è la e il migliore rapper in circolazione. Anche qui, hip-hop e EDM si fondono, ma su tutto resta la sua voce e le sue rime. Imperdibile. Chiaramente questa è la nostra classifica, con tutte le cautele del caso. Che il 2015 sia un anno di buona vita e di buona musica per tutti.

Gli ultimi due lavori sono Il padrone della festa, dell’inedito trio Fabi Gazzè e Silvestri e The new classic/Reclassified, di Iggy Azalea. Due lavori distantissimi, ma che potevano tranquillamente finire nel podio
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