Imprecisioni, errori e refusi. Un testo arrivato in ritardo dopo quattro rinvii e un voto alle 5 di mattina con il “no” di Forza Italia e il Movimento 5 stelle che non ha partecipato al voto. Il governo ha ottenuto la fiducia sulla legge di stabilità dopo una lunga notte di scontri e proteste. All’alba il Senato ha incardinato la legge elettorale, ma la corsa dell’esecutivo è diventata una maratona di gaffe e brutte figure. Il Consiglio dei ministri è stato convocato alle 4.40 (per dieci minuti) per l’approvazione della manovra. Una volta in Aula però il testo era pieno di errori tra commi fantasma e indicazioni formali contraddittorie. Imbarazzo per il presidente del Senato Pietro Grasso e il viceministro dell’Economia Enrico Morando. Festeggia solo il presidente del Consiglio: “Grazie a senatrici e senatori”, commenta Matteo Renzi su Twitter, “che su stabilità e legge elettorale hanno dato stanotte lezione di politica a ostruzionismi”.

Il via libera di Palazzo Madama è arrivato alla fine con 162 sì e 37 no. “Questa è la dittatura della vasellina”, ha scritto Beppe Grillo sul suo blog. “Torniamo al voto subito”. Il presidente del Consiglio però continua a dirsi soddisfatto del risultato: “L’obiettivo”, ha detto ai suoi, “era provare a fermare la legge elettorale, non gli è riuscito. Abbiamo stoppato l’assalto alla diligenza. A polemizzare su inesperienza e confusione erano guarda caso i campioni dell’arcipolitica, alleati con quelli dell’antipolitica e finiti entrambi sconfitti”. Nella notte è stato stabilito che l’Italicum arriverà al Senato il 7 gennaio prossimo.

A far discutere soprattutto le imprecisioni nella stesura arrivata in Aula nella notte. L’ultima versione della legge di stabilità ha creato imbarazzi anche per la maggioranza che, esaminando i commi, si è accorta che molti erano i punti incoerenti. “Ci rifiutiamo di votare il testo di Topolino”, ha gridato il senatore M5s Giuseppe Vacciano. “Ci chiedete davvero di esprimerci su qualcosa che non esiste?”. Anche l’esecutivo ha dovuto giustificarsi per la situazione. “Il governo”, ha riconosciuto il viceministro all’Economia Morando,“e si scusa per gli errori commessi anche nella relazione tecnica ma abbiamo cercato di rendere più leggibile il testo”. Sotto accusa infatti è finito il dossier che correda la manovra ma anche lo stesso testo del maxiemendamento che, almeno in parte, è stato rivisto durante i lavori dell’Assemblea come ha spiegato il presidente del Senato Grasso: “Si tratta – è stata la tesi – di drafting e la presidenza si assume dunque la responsabilità di fare correzioni”. Così anche il capogruppo Pd Roberto Zanda: “Cari colleghi voteremo un testo che il governo correggerà”. I 5 stelle hanno criticato la presenza di “marchette”: “Dai 10 milioni al porto di Molfetta per la cui maxifrode è indagato il senatore Antonio Azzollini fino al regalo a Sisal. Cosa ci faceva in questi giorni in giro per gli uffici Antonio Porsia, re delle slot machines? E’ uno scandalo”.

La manovra torna così alla Camera: oggi saranno riordinate le misure e solo nel tardo pomeriggio, alle 19, ci sarà un ufficio di presidenza della commissione Bilancio di Montecitorio che deciderà l’ordine dei lavori. Sarà il terzo e l’ultimo passaggio, si annuncia comunque come un esame lampo: già lunedì 22 dicembre è atteso l’ok finale ai documenti di bilancio. L’Italicum arriverà in Senato invece il 7 gennaio prossimo. “L’aver incardinato”, ha commentato la presidente del gruppo Misto-Sel Loredana De Petris, “la legge elettorale alle 7 del mattino è un inutile atto di pura prepotenza e arroganza, che dimostra come il governo intenda andare avanti brutalmente, ignorando tutte le critiche e i dissensi che vengono anche dalla sua stessa maggioranza”.

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