Dopo venti fumate nere e due mesi di stallo del Parlamento, l’intesa sui nomi di Pd e Movimento 5 stelle sblocca la situazione. La docente di diritto del lavoro Silvana Sciarra, candidata in quota democratica, è stata eletta alla Corte costituzionale con 630 voti. Eletto invece al Csm il candidato proposto da M5s Alessio Zaccaria. Per la Consulta non ce la fa il nome di Forza Italia Stefania Bariatti (prende 493 voti ma ne servivan 570) affossata da parte dei berlusconiani. “Noi facciamo quello che diciamo”, ha commentato Beppe Grillo su Twitter. “Per la prima volta nella storia dalla rete alle istituzioni: l’M5s sblocca il Parlamento”. E se i grillini festeggiano, Forza Italia ancora una volta si trova a raccogliere i pezzi dopo una battaglia di veti incrociati e fuoco amico. Si sarebbe riproposto il braccio di ferro tra le colombe renziane, in testa Gianni Letta (vero dominus della ‘pratica Consulta’) e Denis Verdini (principale sponsor del patto del Nazareno), e i ‘falchi’ (tra questi spicca Renato Brunetta) molto determinati a contrastare l’asse filogovernativo, in nome di un’opposizione più netta, anche sulle riforme.

La lunga odissea delle elezioni per la Consulta che da settimane imbarazza i partiti trova una prima soluzione. La svolta è arrivata con l’archiviazione del capitolo Luciano Violante, voluto dai democratici e respinto però dall’Aula per venti volte (il suo ticket non ha mai raggiunto il quorum e insieme a lui sono stati bruciati i candidati di Forza Italia Catricalà, Bruno e Caramazza). Ed è a quel punto che il leader Pd ha deciso di aprire al Movimento 5 stelle. Che a sua volta si è rivolto ai propri iscritti. Una prova di intesa ancora fragile, ma che arriva dopo una notte in commissione Giustizia dove proprio l’asse Pd-M5s ha respinto un emendamento Ncd (quindi della maggioranza) sulla responsabilità delle toghe. Se è troppo presto per parlare di maggioranze alternative, cosa che Renzi ha smentito anche a colloquio con il capogruppo del Nuovo centrodestra Maurizio Sacconi, di sicuro l’idea non dispiacerebbe al presidente del Consiglio. Soprattutto in vista della riforma della legge elettorale. Il patto del Nazareno bloccato dopo il sesto incontro, il Cavaliere che non si decide e la voglia di Renzi di andare veloce potrebbero riaprire la voglia di sedersi al tavolo con i grillini.

Il Pd già da alcuni giorni aveva proposto il nome della docente Sciarra, Forza Italia solo questa mattina ha rilanciato con il nome di Stefania Bariatti. L’M5s invece dopo il voto degli iscritti in rete ha detto sì alla candidata in quota democratica. Non è stata valutata l’ipotesi Bariatti, perché i berlusconiani l’hanno proposta in extremis a poche ore dalla seduta delle Camere. Per il Consiglio superiore della magistratura invece il Pd ha votato il giurista in quota 5 Stelle Alessio Zaccaria, mentre Fi ha lasciato scheda bianca. “Per venti votazioni”, scrive invece su Facebook Luigi Di Maio, “abbiamo impedito che Violante andasse alla Corte costituzionale. Dopo abbiamo imposto al Pd nomi super partes e con metodi trasparenti, infine abbiamo chiesto ai nostri iscritti se i nomi fossero degni di ricoprire quei ruoli. Oggi abbiamo sbloccato subito la paralisi votando quello che i cittadini ci avevano indicato. Si chiama ‘metodo cinque stelle’ ed è il miglior anticorpo per lo Stato contro corruzione e inciuci politici. Sono orgoglioso di far parte di questa Italia. Che decide alla luce del sole coinvolgendo i cittadini”.

Intanto però la questione Consulta non è chiusa. La nuova candidata in quota Forza Italia non ce la fa. Dopo il passo indietro della Sandulli, proposta da Palazzo Chigi ma criticata dai berlusconiani, l’impasse era stato risolto con il nome della docente dell’università di Milano. Stefania Bariatti dal 2002 ha la cattedra di professore ordinario di Diritto internazionale privato e processuale all’Università di Milano. Tra le altre cose (curriculum qui) è anche presidente dal 2013 del consiglio di amministrazione di Sias, Società iniziative stradali e servizi e dal 2010 è membro del consiglio d’amministrazione di Tecnomed. Silvana Sciarra invece è docente di diritto del lavoro al Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze. Pugliese, originaria di Trani, ha 66 anni. Ha insegnato presso l’Istituto universitario europeo di Fiesole, dirigendo il dipartimento di Diritto tra il 1995 e il 1996 e il programma sugli studi di genere dal 2002 al 2003. Ha ricevuto la laurea in giurisprudenza honoris causa dall’Università di Stoccolma nel 2006. Vanta una lunga esperienza di insegnamento all’estero in varie università, tra cui Ucla, e Harvard Law School e ha collaborato in sede europea a numerosi progetti relativi al diritto del lavoro.

Il membro laico invece eletto per il Csm è Alessio Zaccaria, nato a Ferrara il 2 giugno 1955. È stato ricercatore di diritto civile presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara dal 1982 al 1990. Dal 1990 al 1993 è stato titolare della cattedra di istituzioni di diritto privato presso la facoltà di giurisprudenza dell’università di Trieste, nella veste di professore straordinario. Dal 1993 al 1995 è stato titolare della cattedra di diritto civile presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, nella veste di professore ordinario. Nell’anno accademico 1995-1996, sempre nella veste di professore ordinario, è stato titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto privato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Verona. È divenuto quindi titolare, presso la medesima Facoltà, della Cattedra di Diritto civile, che ancora oggi ricopre diventando nell’anno accademico 2003-2004 Preside della Facoltà. Il nome del professor Zaccaria per il Csm – si apprende in ambito universitario – sarebbe stato segnalato nei mesi scorsi al mondo istituzionale dai suoi stessi studenti, con mail di ‘sponsorizzazione’ e post sui social network.

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